Esteri

In Russia eccessiva euforia per la visita Putin nella penisola arabica

di Giuliano Longo

La visita di Putin negli Emirati e in Arabia Saudita ha suscitato commenti euforici da parte della stampa russa che ha citato anche pubblicazioni occidentali che, allarmisticamente, hanno scrittodella spinta della Russia in Medio Oriente e dei suoi piani congiunti con Iran e Cina con le monarchie del Golfo.

 

Eppure, nonostante l’iniziativa di un “Putin d’Arabia”, la presenza degli Stati Uniti nell’area è andata crescendo a partire dal supporto della flotta americana (area di responsabilità – Golfo Persico e Oceano Indiano occidentale) nel porto di Fujairah, presso la base aeronautica di Al Dhafra negli Emirati.

Da quella base le navi battenti bandiera a stelle e strisce hanno il diritto di entrare nel porto della capitale Abu Dhabi, mentre i russi vi possono accedere solo su invito dell’emiro, come dimostra la recente visita della fregata Ammiraglio Gorshkov.

 

In Oman, a sud-est degli Emirati, gli Stati Uniti possono utilizzare gli aeroporti militari di Thumir, Masirah e Musnan, così come la capitale Muscat.

A nord il Qatar è nominalmente indipendente e ha ripetutamente ignorato le accuse di Washington di sponsorizzare i terroristi di Hamas, tuttavia a Es-Salia si trova il Comando Centrale Unificato degli Stati Uniti della 5a flotta.

 

Il suo comandante, il vice ammiraglio C. Cooper, recentemente ha visitato il Kazakistan per contatti più stretti degli USA con Astana, in particolare nell’ambito navale, dato l’accesso della repubblica centroasiatica al Mar Caspio.

 

Proseguendo sulla presenza americana nella penisola arabica, c’è il Bahrein che ospita il quartier generale della 5a flotta e molto altro, ad esempio la base aeronautica americana di Sheikh Isa. E infine il Kuwait con le basi militari di Camp Buring, Ali al-Salem e Ahmad al-Jaber.

 

Nell’area presenti anche la Gran Bretagna con la base navale in Bahrein – Manama (porto di Mina Salman) e la Francia ha una base ad Abu Dhabi mentre suoi aerei da combattimento possono utilizzare la base aerea di Al Dhafra.

 

La preoccupazione per molti analisti russi, poco propensi agli entusiasmi propagandistici, non è tanto la storica presenza militare dell’Occidente in quell’area, ma la loro influenza sul “ ventre aeurasiatico” , da cui estendono la sfera dei loro interessi strategici verso la costa orientale del Mar Caspio e nello spazio post-sovietico dell’Asia centrale.

 

Preoccupa anche il crescente riavvicinamento tra Stati Uniti e India nel campo della cooperazione militare ed economica, soprattutto i responsabili russi della strategia di sviluppo del complesso militare-industriale , che si concentra in gran parte sui contratti con Nuova Delhi.

Non ultimo il rifiuto da parte indiana del progetto congiunto per la creazione di un caccia multiruolo di quinta generazione e la preferenza per i Rafale francesi rispetto al Su-30 russo.

 

Secondo la pubblicazione russa di strategia militare Top War, il riavvicinamento tra Stati Uniti e India indica “non tanto uno spostamento degli interessi globali della Casa Bianca dal Medio Oriente alla regione dell’Asia-Pacifico, ma piuttosto la formazione di una sorta di mezzaluna, che si estende in un enorme arco da Okinawa, attraverso l’Oceano Indiano e fino alle sabbie dell’Arabia”.

In realtà, ciò si riflette nel concetto di regione indo-pacifica, di cui ora si discute molto attivamente all’interno dell’establishment politico americano.

 

E’ anche vero che il riavvicinamento con le monarchie del Golfo, la creazione di una base navale russa in Sudan, l’influenza su alcuni paesi centroafricani, il mantenimento delle posizioni in Siria , l’imminente adesione dell’Iran, dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti ai BRICS, indicano che l’isolamento della Russia, precedentemente voluto da Washington, tende a incrinarsi .

 

Ma tutto ciò non è la prova di un pieno successo geopolitico del Cremlino in Medio Oriente perché lo storico ”grande gioco” in quell’area e nel centro Asia continua, anzi i giocatori sono aumentatati con la presenza al tavolo della Cina e dell’Iran.

 

Paesi che stanno guadagnando peso politico-militare ed economico, insieme all’India, che sta espandendo la sfera della sua influenza geopolitica, e tutti difenderanno i loro interessi in Medio Oriente tessendo relazioni vantaggiose con le monarchie del Golfo, lasciando agli Stati Uniti la loro determinante presenza militare.  

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