Esteri

Johnson, l’assedio a Downing Street è finito. Il Premier britannico si è arreso con le dimissioni

Le polemiche seguite allo scandalo Pincher, che avevano portato a decine di dimissioni dal governo, il premier Boris Johnson ha deciso di farsi da parte, rassegnando le dimissioni da leder dei conservatori, senza però lasciare la guida del Governo, anche se provvisoria ed a tempo. La svolta nella mattinata di giovedì, dopo l’ennesima fuga dal suo esecutivo di altri big. Ora i Conservatori dovranno scegliere un nuovo leader, che sarà anche il nuovo Premier. Dunque elezioni interne entro l’estate, con l’idea che il vincitore o la vincitrice possa essere annunciata nelle prossime settimane e – automaticamente – subentrare poi a Johnson anche alla guida del governo britannico “in autunno”. Fino a quella data Johnson resterà al suo posto, garantendo continuità all’azione di Governo. Nelle ultime ore erano proseguite le dimissioni di massa dal suo Governo e Johnson era sempre più solo a Downing Street. 54 i rappresentanti di gabinetto a lasciare, come calcolato da Pippa Crerar del Daily Mirror, dopo che anche il ministro della Scienza, George Freeman, ha annunciato alla Bbc la sua decisione di lasciare il governo. “Il troppo è troppo”, ha scritto al premier nella sua lettera di dimissioni. L’ultimo, in ordine di tempo, è il ministro della Giustizia James Cartlidgem che ha deciso di lasciare il suo incarico affermando che ora “non è nemmeno lontanamente possibile” che il primo ministro “cambi e rientri”. ”In qualità di ministro dei Tribunali, mi sono sentito in dovere di rimanere in carica a causa della situazione molto impegnativa nella Corte della Corona. Ma è chiaramente impossibile continuare”, ha scritto su Twitter condividendo la lettera di dimissioni indirizzata a Johnson. Ma anche nella mattinata di giovedì altre dimissioni di primo pianocon l’addio a Johnson anche del responsabile del dicastero per l’Irlanda del Nord, Brandon Lewis, della Segretaria dello Scacchiere al Tesoro, Helen Whately (responsabile per la crescita e la produttività). Ma il premier prima del cedimento di questa mattina aveva continuato a respingere in modo deciso l’ipotesi delle sue dimissioni. Una parte leale del suo governo, lo aveva poi sollecitato a rassegnare le dimissioni e disinnescare quella che poteva diventare una seria grana istituzionale. Emblematica la presa di posizione del ministro dimissionari della Salute, Sajid Javid: “Per una democrazia parlamentare come quella britannica, l’attitudine di Johnson suggeriva connotazioni presidenziali più vicine al sistema statunitense. Javid, aveva azzardato un paragone tra Johnson e Donald Trump per il suo rifiuto di prendere atto della situazione. “Le istituzioni e l’integrità sono entrambi pilastri centrali che sostengono la nostra grande democrazia”, ha detto Javid durante il suo durissimo discorso alla Camera, “a prescindere da quali siano le vostre idee politiche in quest’aula, io sono convinto che siamo tutti motivati dall’interesse nazionale e che il pubblico si aspetta che tutti noi mettiamo onestà e integrità in ciò che facciamo. Questa non è una questione astratta, ha concluso l’ex ministro, “abbiamo visto cosa succede alle grandi democrazie quando si esasperano le divisioni e non si creano ponti di dialogo. Non possiamo permettere che questo accada qui: dobbiamo unire il Paese come una sola nazione”

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