Politica

La Commissione al Senato dice sì: l’ipotesi del premierato diventa sempre più reale

 

di Viola Scipioni

 

 

Il premierato è stato definito dalla Presidente del Consiglio Meloni come la «madre di tutte le riforme», il cavallo di battaglia per eccellenza di FdI, che riscrive l’articolo 92 della Costituzione. La Commissione Affari costituzionale del Senato ha iniziato, durante la giornata di martedì 2 aprile, la discussione sul disegno di legge, che chiude le porte all’intera aula, convocata addirittura solo per la prossima settimana. Nonostante la premier sia sicuramente entusiasta di questa accelerazione, i forzisti ed i leghisti ci vanno più con i piedi di piombo: «io vorrei solo essere sicuro che la riforma regga» ha detto il senatore Paolo Tosato (Lega), «quando si modifica la Costituzione bisogna essere perfetti. Non vorrei ci si accorgesse, invece, che alcune modifiche sono necessarie solo in seconda lettura alla Camera». L’ex Presidente del Senato, Casellati (FI), prima dell’inizio dei lavori ha preferito non esprimersi: «della legge elettorale non parlo finché non c’è uno scheletro almeno della prima lettura» anche se, dopo la discussione, ha dichiarato che «il doppio turno può essere una delle ipotesi». Al di là di tutto, non sembra proprio che la maggioranza possa essere messa in dubbio dalla legge sul premierato, anzi: oltre a fare gli interessi della stessa Meloni, riporta in evidenza uno dei tanti ideali della Lega di Matteo Salvini; Forza Italia, per quanto resti la più liberale dell’alleanza di centrodestra, è consapevole di avere ancora un elettorato instabile, per cui sicuramente appoggerà Meloni e i suoi affinché il premierato diventi realtà. Nonostante ciò, nelle opposizioni partono già le prime accuse di terremoti nella maggioranza, soprattutto da Dario Parrini (Pd): «la Lega ha messo il dito nella paga come già aveva fatto Marcello Pera: la mancanza di indicazioni sulla legge elettorale crea molti problemi». Che Salvini voglia cercare di raschiare il fondo del barile dell’elettorato più estremista di Meloni è cosa nota, al contempo però è consapevole che non appoggiare la Presidente del Consiglio in un tale accordo non gioverà alla sua permanenza nel partito del Carroccio; oltre ad aver già depositato il logo “Italia Sicura”, l’attuale leader della Lega non piace più ai vertici del partito soprattutto per le numerose incoerenze dimostrate negli ultimi anni, per essersi alleato con partiti di estrema destra alle europee e per la possibile candidatura del generale Roberto Vannacci: «perché abbiamo smesso di parlare con gli autonomisti per accordarci con chi non ha repulsione per fasci e svastiche?» così parlano di lui nei piani alti della Lega, evidenziando come, se le cose vanno male, il partito si scopre di nuovo per la “Padania is not Italy”. Restando comunque in tema opposizione, De Cristofaro di Alleanza Verdi-Sinistra ha dichiarato: «oggi solo il primo round, gli italiani non voteranno mai il premierato» ma se gli stessi italiani, per maggiore rappresentatività democratica, hanno votato per la riduzione del numero de parlamentari nel settembre 2020, non è difficile credere che possano votare anche a favore del premierato.

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