Esteri

La stretta di mano tra Riyadh e Teheran complica i piani di Usa e Israele

 

di Giuliano Longo

 

Ieri 10 marzo, a Pechino, l’annuncio che Iran e Arabia Saudita (nella foto un momento dell’incontro) ristabiliranno le relazioni diplomatiche interrotte nel 2016. 

Joe Biden incassa il colpo e si mostra se non compiaciuto, almeno cautamente indifferente, ma  l’annuncio di ieri che due potenze regionali rivali, Iran e Arabia saudita, grazie alla mediazione di Pechino, ristabiliranno dopo anni i legami diplomatici non è gran che piaciuta a Washington e tanto meno a Tel Aviv.

La notizia  in particolare complica i piani di Benyamin Netanyahu che, in evidente accordo con gli USA, non rinuncia alla  opzione di una «azione militare preventiva» contro Teheran.  

I fattori che avevano scatenato la conflittualità fra i due Paesi  sono  due: la guerra civile in Siria, dove i Iran e Arabia sono schierati su fronti opposti e la guerra civile nello Yemen dove i ribelli Houti sono sostenuti da Teheran mentre le forze di governo da Ryad.

«A seguito dei colloqui, l’Iran e l’Arabia saudita hanno concordato di riprendere le relazioni diplomatiche e riaprire le ambasciate (…) entro due mesi», ha comunicato l’agenzia di stampa ufficiale iraniana Iran.Un’altra agenzia iraniana, Nour News, ha pubblicato foto e video dell’incontro avvenuto in Cina che mostrano Ali Shamkhani, responsabile per la sicurezza nazionale dell’Iran, con un funzionario saudita e il diplomatico cinese Wang Yi sorridenti.  L’agenzia saudita Spa ha diffuso una dichiarazione congiunta in cui si afferma che i due paesi non interferiranno negli affari interni l’uno dell’altro e riattiveranno l’accordo di sicurezza che firmarono nel 2001. L’intesa ha anche un significato geopolitico perché oltre ai rapporti consolidati con Cina e Russia, Teheran  è in grado di aggirare l’isolamento, mentre  Riyadh conferma la sua volontà di una diplomazia autonoma come dimostrano  i rapporti di amicizia e sostegno economico con la Turchia di Erdogan, fino a qualche tempo fa impensabili. La stretta di mano di Pechino conferma  la volontà dell’Arabia saudita, storico alleato degli Usa, di condurre una diplomazia autonoma da Washington, sia per il prezzo del greggio che nei rapporti con Russia, Pechino e ora anche Teheran. Senza escludere che Ryad possa aderire  agli Accordi di Abramo del 2020 sottoscritti da quattro paesi arabi con Israele, ma in cambio vorrebbe ottenere da Biden  l’assistenza al suo programma nucleare civile. Inoltre oggi l’adesione a quegli accordi è strettamente subordinata alla situazione dei palestinesi che in Israele si stanno avviando verso un’altra intifada non più governata dai loro partiti storici, soprattutto l’OLP, abbastanza discreditati fra la popolazione.

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