La guerra di Putin

L’America e la Guerra di Corea, errori da non ripetere in Ucraina   

di Giuliano Longo

In Ucraina una eventuale situazione di stallo appare sempre più probabile e alcuni commentatori americani hanno ricordato il “modello guerra di Corea”per comprendere e prevedere il futuro del conflitto tra Kiev e Mosca.

Fra questi Syrus Jim specializzato nella storia di le relazioni USA-Asia orientale, con saggi sull’esercito americano e l’inizio della Guerra Fredda, collaboratore di importanti testate, che ha ripreso questa analisi per la pubblicazione 19fortyfive.

In apparenza l’analogia tra un’Ucraina democratica e la brutalità autoritaria della Federazione Russa sembra corrispondere all’attuale dicotomia tra Seoul e Pyongyang, ma il conflitto coreano fu ben altra cosa perché vedeva due regimi repressivi impegnati in una guerra civile, degenerata in una pericolosa resa dei conti globale che porta le stigmate di un’azione incontrollata  e mostra i limiti dell’esercizio del potere americano all’estero. Cosa può insegnare oggi al mondo quella tragica esperienza?Di fatto dopo 70 anni da quel conflitto le due Coree tecnicamente restano in guerra. Non solo, perché quel conflitto, un punto di vista militare, fu caratterizzato improvvise conquiste di territorio, capovolgimenti sbalorditivi sino ad una situazione di stallo come potrebbe accadere oggi in Ucraina.  Ma, per l’autore  quella guerra è anche una lezione sul pericolo di un’escalation “poiché i leader internazionali, con l’intenzione di evitare una guerra più ampia, hanno comunque spinto la guerra di Corea in un conflitto internazionale che avrebbe coinvolto oltre venticinque paesi, il quasi uso di armi nucleari, e la morte di tre milioni di persone”. Quando la Corea del Nord invase il Sud il 25 giugno 1950, Truman (guarda caso anche lui un Democratico) decise di intervenire militarmente per far arretrare il comunismo, anche se alcuni suoi consiglieri erano  preoccupati di evitare l’escalation in un più ampio conflitto con l’Unione Sovietica. Effettivamente la scelta di Bidenappare diversa avendo  costantemente affermato che gli Stati Uniti eviteranno un conflitto diretto con la Russia, per il semplice motivo che il Comunismo Sovietico  è crollato, ma anche quel bipolarismo da Guerra Freddache per decenni aveva garantito una sorta di pace armata.

Tornando alla Corea, l’autore ricorda che i primi successi della controffensiva delle Nazioni Unite nel settembre 1950 stuzzicarono le ambizioni americane e sudcoreane con l’obiettivo, non  più solo quello di preservare lo status quo, ma di distruggere completamente le forze armate nordcoreane.Idea che, a nostro avviso,  in qualche modo serpeggia  in alcuni ambienti occidentali convinti che l’Ucraina possa vincere con i possenti  ricevuti e con un conflitto che non si limiterebbe a lambire i confini con la Russia ma a penetrarne ben oltre nel territorio della Federazione.

Come si spiegherebbe, a nostro avviso, la possibile concessione a Zelensky di missili a lunga gittata che comunque costringerebbero la Russia a coprire le sue retrovie martellando in profondità l’Ucraina come contromisura?

 

In effetti un parallelo con la Corea c’è e lo cita lo stesso Syrus quando scrive “lo slancio della controffensiva avrebbe portato le forze delle Nazioni Unite attraverso la Corea del Nord, fino al fiume Yalu che confinava con la Cina”. Ma con l’intervento della Cina, da pochi anni comunista, così non è stato, tanto che  dopo 3 anni  questo conflitto divenne una guerra di logoramento con pochi guadagni territoriali e tre milioni di morti.

L’autore fa un’altra affermazione interessante che in qualche modo richiama la situazione interna dell’Ucraina “Anche il sacrificio americano per conto della Corea del Sud non garantiva che il loro alleato sarebbe rimasto libero e democratico. Al contrario, la Corea del Sud è rimasta sotto il controllo dell’impopolare e repressivo Syngman Rhee, il cui regime alla fine sarebbe stato seguito da decenni di dittatura militare con il sostegno americano”. In altre parole, “l’attuale confronto secondo cui l’Ucraina deve essere riunificata o affrontare il destino di una divisione tra l’oscurità della Corea del Nord e la vitalità del Sud, ignora palesemente il fatto che la divisione della penisola coreana era in gran parte il risultato dell’esagerazione americana nelle sue ambizioni in tempo di guerra”.

In effetti la risposta della coalizione guidata dagli Stati Uniti nella guerra in Ucraina appare prudente e attenta di come la Russia potrebbe rispondere a un coinvolgimento esterno, e  l’autore è convinto che pur mantenendo il flusso di rifornimenti, armi e denaro per sostenere l’Ucraina, l’amministrazione Biden alla fin fine ritiene che un armistizio negoziato sia quasi certamente il miglior risultato.

Ciò nella migliore delle ipotesi, ma a nostro avviso una completa unificazione dell’Ucraina (Crimea e Donbass compresi) con una vittoria militare, potrebbe innescare un’escalation vertiginosa in una guerra con la Russia, con le stesse conseguenze che le forze delle Nazioni Unite dovettero affrontare con l’intervento della Cina nella guerra di Corea. “Invece – conclude Syrus Jim-  gli Stati Uniti dovrebbero sostenere il loro corso attuale, evitando la trappola emotiva di essere catturati dallo slancio delle riconquiste di territorio (più o meno proclamate, ndr) e centrare la diplomazia come unico strumento in grado di risolvere questa crisi”.

aggiornamento la Guerra di Putin ore 16.04

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