“Circa 2,2 milioni di persone a Gaza necessitano di assistenza alimentare urgente. I sistemi alimentari esistenti stanno collassando e, per raggiungere chi ne ha bisogno, il Programma alimentare mondiale e i nostri partner hanno bisogno di maggiore accesso e di risorse come carburante, gas e connettività. Per avere un impatto reale su quanto accaduto è necessario fermare le ostilità” . Così ha scritto in un post di X (ex Twitter) il Pam, l’agenzia delle Nazioni Unite per le emergenze alimentari, all’indomani di oltre un mese e mezze di blocco che Israele ha imposto all’ingresso di cibo, acqua, elettricità e forniture mediche nella Striscia, in cui risiedono circa 2,3 milioni di persone. L’ultimo bilancio diffuso dal ministero della Salute di Gaza, i morti ammontano a 13.300 e i feriti hanno superato le 30mila unità. Da registrare la presa di posizione anche del Pam (Programma Alimentare Mondiale), con il portavoce Abeer Etefa: “I civili di Gaza sono a rischio immediato di morire di fame”. Etefa ha poi precisato che le scorte di cibo e acqua “sono praticamente inesistenti” nella Striscia di Gaza. “La situazione è catastrofica”, ha aggiunto, sottolineando che “solo una piccola parte di ciò che è necessario” sta entrando attraverso il valico di Rafah, mentre i mercati locali hanno chiuso e agricoltori e pescatori hanno cessato le attività.