“L’Ulivo è sempre stato un modello perché ha avuto una grande capacità di partecipazione ed espansione andando oltre alla classe politica. È quel che mi piace di questo risultato, che è andato oltre i partiti. Due personaggi come Tommasi e Fiorita, un calciatore e un professore ai lati opposti dell’Italia, dicono che è quella la strada. Mettere in campo una nuova classe politica. So benissimo che non bisogna ripetere le cose del passato, nell’anno che abbiamo davanti dobbiamo elaborare un progetto, un nome, un programma e dei contenuti per una nuova coalizione”. Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta, intervistato da La Stampa. “Queste amministrative – ha aggiunto Letta – le abbiamo vinte nonostante il gioco dei veti incrociati. A Verona, a sostenere Tommasi c’erano sia Calenda che Conte. Vorrei che si cominciasse a separare l’immagine dalla sostanza. Capisco che queste forze debbano trovare una loro identità, per noi è più semplice. Il Pd è il fratello maggiore, ma a un certo punto bisogna pensare a unire”. “Ci sono tante famiglie – ha concluso il segretario – colpite duramente dall’inflazione, dal caro energia e dalla precarietà del lavoro. Se non diamo immediatamente un segnale, se non torniamo a parlare a quelli che nonce la fanno, arriveranno i gilet gialli italiani che di certo non voteranno per noi. Quei voti andrebbero al populismo,che sostanzialmente finisce a destra. Come ha dimostrato il voto francese. Per questo bisogna pensare anche ai giovani, mettendo fine agli stage gratuiti. Il primo lavoro di un ragazzo dev’essere ben pagato, non si può arrivare poveri e precari oltre ai trent’anni, altrimenti non chiediamoci da dove arriva la denatalità”.
Il vicesegretario dem Provenzano: “Basta larghe intese, esistono una destra a una sinistra”
Le elezioni amministrative segnalano certamente un protagonismo ritrovato del Pd che si afferma primo partito e si apre a forze diverse, innanzitutto il civismo.
Cinque anni fa, ai ballottaggi scattò il ‘tutti contro’ di noi. Era il frutto di quella autosufficienza arrogante che ci portò nel 2018 alla peggiore sconfitta di sempre. Allora restammo tagliati fuori da ogni competizione, si prospettava un bipolarismo tra Lega e M5S. Anche per questo i risultati di domenica ci caricano del diritto e del dovere di costruire per le Politiche un campo competitivo e vincente”. Lo ha detto, intervistato da La Repubblica, il vicesegretario del Pd Giuseppe Provenzano. “Ha votato poco più del 40% degli elettori – ha aggiunto Provenzano -. Il rischio è consegnare il disagio sociale all’astensione. Che un pezzo di popolo si senta escluso dai processi di cambiamento e maturi, oltre alla sfiducia, risentimento nei confronti della politica. In passato ha trovato sbocco nell’antipolitica, ma oggi? O diamo risposte, o da qui alle elezioni potremmo avere brutte sorprese. Il Pd deve continuare a lavorare per aggregare, ma su un programma chiaro, riconoscibile, netto. E deve aprirsi ancora di più perché con la fluidità del voto, se intercetta ciò che si muove nel Paese, come quel civismo che è stato fondamentale alle comunali, se sarà capace di dare risposte ai tanti che si rifugiano nell’astensione, può arrivare al 30% e da lì coinvolgere le forze che non vogliono regalare l’Italia alle destre”. Il vicesegretario Dem ha affrontato anche il tema del terzo polo: “Le amministrative ci dicono che i poli sono due, la partita è questa ed è aperta: consegnare l’Italia a Salvini e Meloni non è un destino ineluttabile”. Infine una parola sul futuro di Draghi e sul suo ruolo richiesto da diversi partiti: “Draghi va sostenuto adesso, non strumentalizzato per i propri posizionamenti politici futuri.
aggiornamento dopo-amministrative ore 14.02