Esteri

L’Europa vassalla degli USA ha modificato le relazioni transatlantiche

Di Giuliano Longo

La questione dell’invio di carri armati Leopard 2 in Ucraina alla fine del 2022 ha agitato per mesi la politica tedesca ed europea. Nonostante l’impegno degli alleati NATO di sostenere l’Ucraina il governo di Berlino, preoccupato per l’escalation con la Russia, rifiutò di muoversi per primo. “Agiamo sempre insieme ai nostri alleati e amici”, affermò il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. “Non andiamo mai da soli.”

In verità nessuno chiedeva alla Germania di agire da sola perché la Gran Bretagna aveva annunciava l’invio carri armati Challenger, polacchi e finlandesi erano favorevoli a fornire Leopard insieme ad altri alleati e il Parlamento europeo aveva votato a favore di un’iniziativa in tal senso nell’ottobre 2022.

La verità è che il cancelliere tedesco non era disposto ad inviare “per primo” i suoi carri a meno che anche gli Stati Uniti non inviassero i loro M1 Abrams, soluzione che Biden accettò, ma ancora una volta fu la leadership USA a sbrogliare la matassa.

L’episodio solleva tuttavia domande fondamentali sull’Alleanza Atlantica. Pochi anni fa, con Donald Trump alla Casa Bianca, gli europei sembravano pronti a prendere il controllo del proprio destino da un’America allora politicamente inaffidabile. Ma questo conato di intenti è durato  l’espace d’un matin.

La causa immediata è stata, ovviamente, l’invasione russa dell’Ucraina, ma la vera risposta risiede nella struttura delle relazioni transatlantiche e nelle divisioni interne tra gli Stati membri dell’UE.

Di conseguenza, gli europei hanno intrapreso un processo di auto-vassalizzazione, in cui sacrificano gran parte della loro indipendenza in politica estera a Washington, in cambio di protezione.

Alcuni a Washington gradiscono un’Unione Europea debole e compiacente, ma un’Europa vassalla e relazioni transatlantiche squilibrate forse non servono gli interessi di nessuna delle due sponde dell’Atlantico.

Le nazioni europee non sono attualmente in grado di difendersi e quindi non hanno altra scelta che affidarsi agli Stati Uniti. Ma si tratta di nazioni ricche, avanzate, con riconosciuti problemi di sicurezza e consapevoli che continuare ad affidarsi agli Stati Uniti comporta rischi a lungo termine. Allora perché rimangono così incapaci di formulare la propria risposta alle crisi a casa loro?

Innanzitutto ha pesato l’attenzione sul declino dell’America rispetto alla Cina e i recenti sconvolgimenti negli Stati Uniti la politica interna con Trump, per qualche momento avevano oscurato una tendenza chiave nell’alleanza transatlantica, ma dalla crisi finanziaria del 2008 gli Stati Uniti sono diventati sempre più potenti rispetto ai loro alleati europei. Quindi la relazione transatlantica non è più equilibrata, ma dominata dagli Stati Uniti.

La seconda ragione è che i governi europei non sono riusciti a raggiungere un consenso su cosa dovrebbe essere una maggiore sovranità strategica, come organizzarsi per essa, chi sarebbero i loro decisori in caso di crisi e come distribuire i costi.

Il crescente predominio degli Stati Uniti all’interno dell’alleanza NATO e non solo è evidente da vari parametri. Per quanto riguarda il PIL gli Stati Uniti hanno notevolmente superato negli ultimi 15 anni l’Unione Europea e il Regno Unito messi insieme.

Nel 2008 l’economia dell’UE era ancor leggermente più grande di quella americana: $ 16,2 trilioni contro $ 14,7 trilioni. Entro il 2022 l’economia americana era cresciuta fino a $ 25 trilioni, mentre l’Unione Europea e il Regno Unito insieme avevano raggiunto $ 19,8 trilioni. L’economia americana è ora di un terzo più grande di entrambe e più del 50% più grande dell’Unione Europea senza il Regno Unito.

Anche il dominio tecnologico americano sull’Europa è cresciuto. I “cinque grandi” di Alphabet (Google), Amazon, Apple, Meta (Facebook) e Microsoft – sono ora vicini a dominare il panorama tecnologico europeo come fanno negli Stati Uniti.

Tra il 2008 e il 2021, gli Stati Uniti la spesa militare è aumentata da $ 656 miliardi a $ 801 miliardi e crescerà ulteriormente per il 2022 e 2023. Nello stesso periodo, la spesa militare dell’UE 27 e del Regno Unito è passata solo da 303 miliardi di dollari a 325 miliardi di dollari e gli incrementi dei prossimi anni si adegueranno stentatamente alle percentuali di PIL richieste dalla NATO.

Ma ancor più fondamentale è che l’Unione europea, nonostante tutte le sue ambizioni geopolitiche, rimane incapace di formulare una politica estera e di sicurezza comune che
​può utilizzare il suo potere latente. Invece, la crisi finanziaria ha diviso nord e sud, la crisi migratoria e la guerra in Ucraina hanno diviso est e ovest, e la Brexit ha diviso il Regno Unito e praticamente tutti gli altri.

Così gli Stati Uniti hanno superato tutta l’UE superandola largamente negli aiuti militari e umanitari all’Ucraina, ma Washington ha anche accettato di rimpiazzare molti dei sistemi d’arma che gli alleati europei hanno fornito a Kiev.
All’interno dell’UE, paesi come Polonia, Svezia e Stati baltici diffidano profondamente di Francia, Germania e Italia sulla questione della Russia. Nel complesso, gli orientali credono che la leadership di questi paesi sia corrotta dal gas russo a buon mercato e da pagamenti redditizi o siano irrimediabilmente ingenui riguardo alla natura del regime di Mosca.

I politici americani invece hanno annunciato la loro intenzione di spostare risorse in Asia quando la guerra in Ucraina finirà, o forse anche prima che finisca. Dopotutto, la sfida Cina/ Stati Uniti in politica estera non è affatto cessata, mentre l’Occidente si concentrava sull’Ucraina.

In effetti, distogliendo l’attenzione e le risorse occidentali dall’Indo-Pacifico e assicurando che la Russia diventi drammaticamente più dipendente dalla Cina, la guerra in Ucraina ha solo reso ancora molto più difficile affrontare questa sfida strategica.

Il discorso del cancelliere del febbraio 2022 sullo Zeitenwende e i relativi aumenti della spesa per la difesa, hanno fatto sperare in Europa e negli Stati Uniti che la Germania potesse emergere come leader della difesa europea. Sedici mesi dopo, Berlino è ancora alle prese con questa idea.

L’attuazione della Zeitenwende (punto di non ritorno della difesa tedesca) procede molto lentamente, mentre la Germania sta avanzando rapidamente in altri settori, come la costruzione di terminali per l’importazione di gas naturale liquefatto.

Ma ha mancato l’obiettivo di spesa del 2% del PIL posto dalla NATO nel 2022 e non dovrebbe raggiungerlo nemmeno nel 2023. Nel frattempo, il governo guidato dai socialdemocratici (SDP) si sente molto a suo agio sotto l’ala protettrice di Washington.

Polonia e stati baltici sono assolutamente scettici sull’idea di una autonomia strategica, europea e pensano che ciò equivarrebbe a un suicidio. Di conseguenza, stanno adottando misure per incoraggiare una sempre maggiore presenza degli Stati Uniti con l’invio di truppe nell’Europa orientale e promuovendo l’adesione dell’Ucraina alla NATO. Senza contare il fiume di dollari che in quei Paesi avviene per vari motivi.
La situazione attuale farebbe pensare ad un ritorno dell’Alleanza ai tempi della Guerra Fredda, ma l’attuale situazione geopolitica è molto diversa. Allora l’ Europa era il fronte principale nella lotta contro l’Unione Sovietica e la strategia USA, soprattutto all’inizio, era imperniata sulla ricostruzione dell’Europa occidentale sia economicamente che militarmente.

La lotta del 21° secolo con la Cina è invece molto diversa. L’Europa non è il fronte principale, e forse la sua prosperità e forza militare non sono fondamentali per gli Stati Uniti.

L’amministrazione Biden ha consapevolmente adottato una politica industriale strategica volta alla re-industrializzazione americana e il confronto sul dominio tecnologico con la Cina. Gli alleati europei hanno un ruolo in questo scontro geo-economico , ma non ne sono al centro.

A ben vedere le politiche USA hanno il potenziale per ridurre la crescita economica in Europa, causandone (ulteriore) de-industrializzazione o persino negando agli europei posizioni dominanti nelle industrie chiave del futuro.

Ci si potrebbe aspettare che tale situazione generi una qualche opposizione in tutta l’Unione europea, ma la sua crescente dipendenza dagli Stati Uniti per la sicurezza significa che accetterà le loro politiche economiche per le quali avrà solo un ruolo di secondo piano.

La vassalizzazione non è una politica intelligente per la prossima era di competizione geopolitica, né per gli Stati Uniti né per l’Europa per una serie di ragioni.

La prima è che affidandosi completamente a un’America potenzialmente distratta e concentrata su se stessa condannerà le nazioni europee a diventare, nella migliore delle ipotesi, geopoliticamente irrilevanti e, nel peggiore dei casi, un giocattolo di superpoteri.

Per gli Stati Uniti, un’Europa fedele vassallo, mancherà per sempre della capacità di difendersi e farà sempre affidamento sugli Stati Uniti che già scarseggiano di risorse militari. Troppi fronti da coprire .

Parte dell’establishment USA sa di aver bisogno di una Europa indipendente e forte per la competizione geopolitica che verrà, ma spesso questa indipendenza ha rappresentato un pericolo per altri settori della politica di Washington, anche se oggi appare molto meno minacciosa con a partner europei sempre più deboli e irrilevanti. Che se non fanno più paura all’America, figuriamoci al resto del Mondo.

In conclusione, l’alleanza transatlantica persisterà solo se la leadership da entrambe le sponde dell’Atlantico, crederà di avere qualcosa da guadagnare. Il vassallaggio non conviene soprattutto quando i Veri Signori non sono più l’unica potenza globale dominante. Il mondo è cambiato.

Fonte Jeremy Shapiro Director of Research at the European Council on Foreign Relations, Jana Puglierin Head of the Berlin Office and a Senior Policy Fellow at the European Council on Foreign Relations collaboratori della pubblicazione di geopolitica WarontheRock

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