Primo piano

L’inverno in Europa visto dagli USA

di Giuliano Longo

Se l’Occidente ed in particolare l’Europa, appare compatto sulla vicenda Ucraina condividendo con gli USA la nuova politica di”roll back contro la Russia (già sperimentata con la Guerra Fredda) molti a Washington si chiedono come andrà la solidarietà europea nei prossimi mesi.  Scorrendo le pubblicazioni di alcuni fra i più importanti thik tank degli States emerge la convinzione che la solidarietà politica dell’Europa sopravviverà all’inverno anche se i singoli governi sono in evidenti difficoltà per controllare l’aumento dei prezzi dell’energia. Il risultato di questo “pensiero” ormai “unico” è oggi che l’UE e la cooperazione transatlantica siano ora più compatibili che mai. Tuttavia fanno qualche distinguo poiché per quanto riguarda l’energia, problema che sfiora appena gli USA che peraltro se ne stanno avvantaggiando in termini economici, non tutti i paesi sono sulla stessa barca. Posizioni che differiscono non solo per quanto direttamente siano dipendenti dal gas e dal petrolio russi, ma anche per come i loro governi hanno risposto, ma soprattutto per come i loro elettori affrontano la questione. Con i consumatori che pagano “prezzi straordinari” “dieci o dodici volte” quello che erano un anno fa, il verdetto se l’Europa può unire le sue forze per avere una politica più coerente, è ancora n’incognita, ma secondo gli esperti non così importante. Nel Regno Unito, avvertono alcuni esperti, un inverno di malcontento, con interruzioni di energia e pensionati al freddo nelle loro case, potrebbe far ricadere la responsabilità sul proprio Governo e i suoi politici e non la guerra in Ucraina. In effetti le politiche britanniche nei confronti dell’Ucraina “non hanno alcun rapporto con la questione energetica”, tanto che entrambi i principali partiti politici continuano a sostenere l’Ucraina.In Germania, al contrario, i timori per la carenza di energia si sono uniti alle maggiori preoccupazioni che ciò possa creare una “stanchezza della solidarietà”, che già vacilla nei land orientali che furono della DDR. L’attuale governo, una coalizione di socialdemocratici, verdi e liberi democratici, sta cercando di aiutare le persone a pagare le bollette creando incentivi per ridurre il consumo di energia. Ha fatto la scelta consapevole di dare la priorità alle famiglie rispetto all’industria, anche se ciò porta a un debito a lungo termine e diminuisce la produzione industriale. Uno dei risultati della crisi è stato un “ritorno dello Stato”. Con il governo “molto più coinvolto nell’economia” e un produttore di energia che è già stato “più o meno nazionalizzato”.Il governo francese, aiutato dalle centrali nucleari, ha cercato di preservare uno “scudo fiscale” che proteggerà i cittadini dall’aumento dei prezzi dell’energia e allo stesso tempo avvia una comunicazione “trasparente” per preparare gli elettori al prossimo inverno. L’Italia, a sua volta, in quanto “uno dei maggiori importatori di gas russo” è risultata tra i “Paesi più esposti” sul versante energetico, ma secondo Washington il governo “si è mosso in modo relativamente rapido per diversificare le fonti” e ha ridotto con successo le importazioni di gas russe a circa un terzo di quello che erano prima della guerra. Tuttavia negli USA affiora qualche preoccupazione perché il numero dei cittadini che sostiene l’Ucraina è inferiore a quello che si vede altrove”, con una fetta consistente dell’elettorato convinto che “l’Italia non dovrebbe essere coinvolta e stia pagando il prezzo per la guerra di qualcun altro”. Paradossalmente, l’attuale crisi ha creato una consapevolezza “più viscerale” sulla pericolosa dipendenza creata dagli accordi energetici spingendo anche i governi europei a cercare nuovi accordi a tutti i costi. I governanti volano in tutto il mondo cercando di assicurarsi contratti anche con leader autoritari come Ilham Aliev dell’Azerbaigian, il governo militare algerino filorusso, l’Egitto di Al Sisi o i Paesi del Golfo che non brillano per democrazia. Il risultato è la volontà di fare tutto il necessario per superare l’inverno e poi affrontare le ripercussioni politiche e climatiche cammin facendo. L’energia è stata anche la questione che ha guidato le tensioni tra i paesi dell’ex Unione Sovietica o del Patto di Varsavia nell’Europa orientale e nel resto del continente. L’attuale crisi, vede le posizioni più oltranziste della Polonia e degli stati Baltici che prefigurano una sconfitta della Russia e la sua dissoluzione. Fiore all’occhiello di Washington è la Polonia cui l’Europa interessa relativamente se non per i miliardi che nei decenni continua a pompare la UE, e che oggi con i baltici, esige un dispiegamento che coinvolga gli Stati Uniti con basi militari e impegno nucleare a ridosso dei confini russi. Insomma mentre nella pacifica Europa una volta c’era la sensazione che “non dovremmo nemmeno parlare di politica di difesa, ora la gente si sta rendendo conto che non tutto ciò che riguarda l’esercito è negativo”. Di conseguenza, dopo decenni di dibattito sulla sovranità europea, l’invasione dell’Ucraina ha rafforzato apparentemente la sua unità, ma di fatto ha rafforzato l’Alleanza Atlantica e la leadership degli Stati Uniti con grande soddisfazione degli esperti americani. Guardando ai prossimi mesi, questi “osservatori” sono fiduciosi che l’Europa se la caverà. Le difficoltà sono reali, ma lo sono anche le convinzioni politiche con cui le persone le affronteranno. Ciò significa che, con una guida saggia, il continente può ancora uscire più forte e più unito da questa crisi. Dove per “saggia” si ritiene, ovviamente, una guida che rafforzi l’egemonia e la strategia statunitense anche nei confronti della Cina. Ma questo è un’altro discorso.

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