Politica

Meloni: “Non scappo dalle domande. Pozzolo irresponsabile, ma non accetto lezioni dalla sinistra”

di Fabiana D’Eramo

Attesa nell’aula dei gruppi parlamentari, il presidente del Consigio Giorgia Meloni ha tenuto alla Camera la consueta conferenza stampa di fine anno, rinviata due volte per problemi di salute. “Non c’era alcun intendimento di scappare dalle domande dei giornalisti”, ha detto la premier, “di rado sono scappata da qualcosa in vita mia”.

È sulla difensiva – “Tutti i giorni mi devono fare pagare qualcosa” – ma non esita a rispondere ai giornalisti, ad appuntarsi le loro domande per soffermarvici, a sorridere con loro, addirittura, nonostante alcuni banchi della sala siano vuoti. “La Fnsi ha inteso disertare per protesta la conferenza”, ha detto il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli. “Ci allarma l’approvazione di un emendamento che rischia di far calare il sipario sull’informazione in materia giudiziaria. Chiediamo di ripensare a fondo la riforma della diffamazione in discussione al Senato”. Ma al di là della Legge Bavaglio anche Meloni ribatte di essere “un po’ preoccupata” dallo stato dell’informazione italiana. Si riferisce ai virgolettati su cose che non ha mai detto che troppo di frequente trova sui giornali: “con questo meccanismo si finisce per inventare ogni cosa.”

Su questo ha da ridire anche sulle critiche alla sua Rai. Per quanto riguarda gli ascolti, che non stanno andando affatto bene, sottolinea che il servizio pubblico non va giudicato secondo il parametro dell’audience, poiché perderemmo il senso di cosa debba fare la Rai. E soprattutto TeleMeloni non esiste, semmai è una resa dei conti: “Sul servizio pubblico stiamo facendo un lavoro di riequilibrio rispetto a un problema che c’è stato per anni. Le accuse di TeleMeloni da una sinistra che con il 18% dei consensi esprimeva il 70% delle posizioni in Rai non stanno in piedi”.

Non accetta critiche dalla sinistra, né tantomeno lezioni di morale, Meloni. Sul più recente tema di dibattito, Pozzolo, intende essere rigida. “Non so perché disponga di un porto d’armi per difesa personale, non va chiesto a me”, ma ha già predisposto che venga deferito in commissione di garanzia in probiviri e sospeso da Fratelli d’Italia. Per quanto riguarda le dichiarazioni sull’essere madre di Lavinia Mennuni corregge il tiro della senatrice: “Nient’altro può darti le emozioni che ti dà la maternità. Ma voglio smontare il racconto che se metti al mondo un bambino ti precludi altre opportunità. Il governo si occupa delle madri lavoratrici e dei genitori lavoratori”. Su Degni, invece, sconvolta dalla “sfrontatezza di questo giudice della Corte dei Conti”, chiede risposte a Elly Schlein. “È normale che persone nominate dalla sinistra in incarichi che devono essere super pasrtes si comportino da militanti politici?”. È questo il punto su cui batte il presidente. “Il mondo in cui la sinistra ha più diritti degli altri è finito”, ha detto Meloni, scandendo bene l’ultima parola per enfatizzarla. “Fi-ni-to. Non è il mio mondo e farò di tutto per combatterlo. Tutti hanno gli stessi diritti e gli italiani decidono chi deve governare con le elezioni”.

Il tema del riequilibrio, di pareggiare i conti, non essere messi all’angolo, riecheggia ancora nei commenti sull’Europa rispondendo ad una domanda sul rischio di isolamento nell’Unione. “L’italia non ha minori diritti degli altri paesi europei. Nessuno ce la farà pagare. Per nessun altro si dice la pagherai. Dovremmo essere più consapevoli del nostro ruolo. Vado in giro per il mondo, parlo con le persone: c’è voglia di Italia e c’è un potenziale inespresso”. Meloni non vuole avere paura dell’Europa, seppure nessuno abbia mai provato a spaventarla – semmai il contrario – e non è disponibile ad allearsi con la sinistra in Europa, così come non lo ha mai fatto in Italia. Vorrebbe invece costruire una “maggioranza alternativa a Bruxelles”, una che “tra l’altro negli ultimi mesi ha dimostrato di esistere su alcuni dossier, dalla transizione green all’immigrazione”.

Su quest’ultimo punto ribadisce di continuare a lavorare con il Piano Mattei, ma anche di essere sicura che “non risolveremo mai il problema se ci chiediamo solo come gestire i migranti una volta che arrivano. C’è solo un modo per risolvere il problema. Lavorare a monte. Non ha funzionato un approccio paternalistico e predatorio. Quello che va fatto in Africa non è carità, ma costruire rapporti strategici da pari a pari, difendere il diritto a non emigrare prima del diritto a emigrare”. Non è di certo un lavoro che può fare l’Italia da sola, tutti i paesi del G7 dovrebbero, suggerisce Meloni, lavorare mettendo insieme l’interesse africano e l’interesse europeo, per esempio sull’Energia. “L’Africa è un continente potenzialmente ricchissimo”, ha detto. La sua destabilizzazione è “voluta e costruita”. L’attacco all’Europa e alla linea dell’accoglienza è chiaro.

Ma accoglienza non è solo quella dei porti, ma anche culturale. Il presidente coglie l’opportunità di tirare di nuovo il freno sul pluralismo religioso appena le domandano di Gaza. La critica a Israele e il fondamentalismo islamico sono per Meloni modi diversi di fare antisemitismo: “Qualcosa covava sotto la cenere, sono state sottovalutate forme mascherate di antisemitismo”, ha spiegato. “Quando ero ministro della gioventù avevamo attivato il servizio civile in Israele, cosa che ora ovviamente non si può fare. Ma è importante far conoscere Israele, che è una realtà molto spesso vittima di stereotipi, e forse aiutare i più giovani a conoscere la realtà può servire ad abbattere culturalmente il fenomeno tragico dell’ antisemitismo.”

Tra gli obiettivi per il nuovo anno dell’esecutivo c’è, sì, la pace nel mondo – non attraverso il pacifismo pentastellato, ma continuando ad inviare armi in Ucraina e mantenendo una posizione moderata sul conflitto a Gaza, pur esprimendo un forte sostegno al diritto di Israele a esistere, oltre che rilanciare i rapporti con la Cina – ma ciò che più preme al governo è di lavorare sull’interno: abolire la povertà, riforma della giustizia, messa a terra della riforma Pnnr. È necessario rimettere le mani sul Mes, e non perde occasione per attaccare di nuovo Conte, che “ha dato il via libera senza una maggioranza in parlamento”: è “strumento obsoleto”, da modificare “per pensare come spendere meglio delle risorse che teniamo ferme”. Sulla crescita Meloni è speranzosa e si augura un risultato superiore alla media europea. Ribadisce di non avere alcuna intenzione di aumentare le tasse e di voler lavorare invece sul taglio della spesa pubblica. Richiede un minimo di riconoscimento sul “coraggio” dimostrato per avere messo la tassazione sulle banche. Non è una punizione, ma se Pd e Cinque Stelle, dice, hanno sempre aiutato le banche, il governo si è imposto di aumentare il credito ai cittadini aumentando le risorse, con ritorni positivi per contribuenti e Stato.

Nel complesso Meloni è soffisfatta del suo governo, una famiglia per lei, e per questo non accetta critiche sul cognato, il padre di sua figlia, la sorella. Il centrodestra si riempie la bocca della propria forza e unità, e su questo coglie l’occasione per ribadire che il premierato vorrebbe aumentare il vigore dell’esecutivo senza toccare i poteri del presidente della Repubblica. “È una figura di assoluta garanzia e c’è bisogno di questa garanzia in un futuro in cui c’è elezione diretta del capo del governo”. Si creerebbe, a suo dire, un buon equilibrio, al contempo rafforzando la stabilità dei governi: “abbiamo un problema di governi instabili e che non rispondevano a nessuno con programmi votati da nessuno”.

Con la portavoce dell’opposizione ribadisce di voler parlare. Quando le viene chiesto di confrontarsi con Schlein sulla questione femminile si stringe nelle spalle: “Sono disponibile a fare il confronto, ma non è solo questo l’oggetto del confronto tra due leader politici. Siamo due donne ma siamo due leader politici che si occupano di tutte le materie”.

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