Roma Capitale

Morìa di pesci nel Tevere, le analisi di Arpa non rilevano particolari criticità

“I dati provvisori ottenuti e le misure effettuate in campo non hanno evidenziato fino al momento particolari criticità. Infatti le misure in campo hanno mostrato una normale presenza di ossigeno disciolto e le analisi chimiche e microbiologiche non si discostano in modo significativo dai dati generalmente riscontrati durante le attività di monitoraggio del fiume. In particolare i parametri: ammoniaca non ionizzata, cianuri, e anche il carico di materiale organico appaiono sostanzialmente nella norma”. Così l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa) del Lazio nelle conclusioni provvisorie contenute nella relazione sui primi esiti dei campionamenti effettuati nelle acque del Fiume Tevere dopo la moria di pesci e l’accumularsi delle carcasse di pesci morti in alcuni tratti del corso d’acqua. “Conclusioni che – precisa l’Arpa – saranno soggette a rivalutazione una volta che il quadro analitico sarà completo” visto che i risultati presentati sono parziali “dal momento che un numero di analisi significative (ad es. pesticidi; valutazioni necroscopiche sulle carcasse di pesce; ecc.) sono ancora in corso”. “Al fine di una migliore comprensione del fenomeno – prosegue la nota -. si ritiene utile effettuare un confronto sinottico con i due eventi di moria ittica avvenuti lo scorso anno nello stesso tratto del fiume. I due eventi (30-31 maggio 2020 e 4-5 luglio 2020) sono intervenuti in giorni immediatamente successivi a intensi fenomeni piovosi preceduti da un periodo di relativa siccità. Anche quest’anno la moria ittica è avvenuta a circa 48 ore di distanza da intense piogge cadute dopo un periodo di siccità e di relativa magra in termini di portata del fiume. Pertanto è possibile, in questa fase, ipotizzare un meccanismo simile a quello descritto lo scorso anno: dopo un periodo di siccità, intense ed improvvise precipitazioni possono in breve tempo convogliare nel corpo idrico recettore una notevole quantità di sostanza organica dilavata dai terreni, fossi di scolo e piccoli tributari. La degradazione della sostanza organica convogliata repentinamente e in quantità massicce nel corpo idrico recettore può generare una forte sottrazione dell’ossigeno disciolto nell’acqua, facendone crollare la concentrazione e causando anossia dei pesci. Tale valutazione preliminare dovrà tuttavia essere rivalutata, come già detto, sia alla luce dei risultati delle analisi chimiche ancora in corso (pesticidi; ecc.), che delle evidenze anatomopatologiche e biochimiche ottenute dalle carcasse di pesce”.

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