È stato interrogato per nove ore Filippo Turetta, 22 anni il 18 dicembre e in carcere a Verona con le accuse di omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva terminata e sequestro di persona e che, oltre all’occultamento di cadavere, rischia anche le aggravanti della premeditazione e della crudeltà. Nell’interrogatorio fiume, andato avanti dalle 11 fino alle 20 di venerdì, Turetta ha dovuto ricostruire punto per punto tutto ciò che è avvenuto quella sera, ma anche nei giorni precedenti e nella settimana di fuga fino in Germania. Il giovane aveva di fronte il pm di Venezia Andrea Petroni, che coordina l’inchiesta dei carabinieri e che gli ha contestato tutte le prove raccolte, tra cui i due coltelli trovati e quel nastro adesivo, comprato on line qualche giorno prima dell’11 novembre e che avrebbe usato per chiudere la bocca e legare le mani alla ragazza che, da almeno un mese, dopo che lei aveva deciso di lasciarlo la scorsa estate, era vittima anche delle sue pressioni psicologiche e dei suoi ricatti. Turetta era assistito dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, e ha dato la sua versione di quanto è successo l’11 novembre scorso. In contemporanea si sono svolti a Padova gli esami autoptici sul corpo della giovane, esame che potrebbero fornire risposte sul numero di coltellate (una ventina, secondo la prima ispezione sul cadavere) e su quale lama sia stata usata da Turetta: quella da 12 centimetri recuperata nell’auto in Germania o quella del coltello da 21 centimetri trovato spezzato nel parcheggio di via Aldo Moro. O entrambi. Bisognerà accertare, inoltre, se siano presenti ferite di altra natura, da calci o pugni. E se Turetta abbia infierito su Giulia quando lei era ancora viva. Ciò potrebbe portare la Procura a contestare l’aggravante della crudeltà. Una delle certezze sta nel fatto che Giulia è stata aggredita nel parcheggio, quindi caricata con la forza nell’automobile, e poi colpita alle spalle nell’area industriale di Fossò. Lì, la ragazza ha battuto la testa sull’asfalto, e le telecamere di uno stabilimento industriale l’hanno mostrata stesa sul marciapiede. Dunque, Turetta l’ha caricata sulla sua automobile, probabilmente già morta, per poi fuggire per più di 100 chilometri fino a Barcis, dove la ragazza è stata abbandonata.
La Procura ha incaricato il professore Guido Viel. Dall’autopsia i magistrati si attendono, tra le altre, risposte in ordine all’ora e alle cause della morte, anche per capire se Giulia fosse già morta quel sabato notte quando Turetta da Fossò, luogo dell’aggressione, cominciò sua fuga in auto. All’esame prendono parte, per i Cecchettin i consulenti Stefano D’Errico e Stefano Vanin, per Turetta la dottoressa Monica Cucci. “Non sappiamo quando potrà durare l’indagine, dipende dalla lesività che verrà riscontrata. I tempi si decidono man mano che l’indagine va avanti, da quello che viene rinvenuto”. Lo ha detto Anna Aprile, dirigente dell’unità operativa di Medicina Legale dell’ospedale universitario di Padova, riferendosi all’esame necroscopico in atto sul corpo di Giulia Cecchettin. La dirigente ha precisato che sul corpo verrà eseguita anche una Tac. Rispondendo ai cronisti, sull’aspetto umano di questa vicenda, Aprile ha affermato: “era una giovane donna, frequentava la nostra Università, la sentiamo come una perdita comune, non solo della famiglia, ma di tutta la comunità. Giulia è entrata nel cuore di tutti”.