di Giuliano Longo
Dopo quasi tre anni di guerra in Ucraina, le proteste degli agricoltori polacchi (nella foto una recente manifestazione) stanno riaprendo le fratture sociali e politiche in un’alleanza con l’Ucraina, all’inizio del conflitto incrollabile. Gli agricoltori polacchi da due anni stanno contrastando il sistema delle “corsie solidali” con le quali l’Unione Europea ha permesso all’Ucraina di riversare sull’Europa tonnellate e tonnellate di grano e altri prodotti alimentari che non possono più essere spedite attraverso il Mar Nero. Fra gli agricoltori, ma anche in parte dell’opinione pubblica, va diffondendosi l’opinione che il sostegno della Polonia a Kiev abbia un prezzo troppo alto per i prodotti ucraini che non rispettano gli standard dell’UE e svalutano quelli nazionali.. A confermarlo un sondaggio del Public Opinion Research Center, secondo il quale l’81% dei polacchi sostiene le proteste degli agricoltori.
Gli agricoltori polacchi negli ultimi due anni hanno bloccato i valichi di frontiera e organizzato rumorose manifestazioni per difendere non solo i propri mezzi di sostentamento, ma anche la sovranità della Polonia e i suoi interessi nazionali. Ma non basta addossare tutte le colpe sull’ Ucraina, di fatto il flusso di merci attraverso il confine ha messo in luce antiche distorsioni dell’agricoltura polacca.
Dopo l’adesione all’UE nel 2004, gli agricoltori polacchi hanno dovuto affrontare pressioni per modernizzarsi e competere sui mercati internazionali. così mentre nei settori come pollame, latticini e frutta sono diventati una potenza europea, molte aziende agricole occupano piccoli appezzamenti a conduzione familiare, soggetti alle oscillazioni dei prezzi e alla concorrenza..
Questa disparità accentua le diseguaglianze e crea forti malumori nei confronti dei vincoli UE su pesticidi, protezioni ambientali e standard di lavoro, ostacoli che hanno superato producendo cibo sano, mentre i prodotti che vengono importati da oltre confine non rispettano tali vincoli.
La Polonia è in prima fila nel sostegno di Kiev ospitando centinaia di migliaia di profughi, in parte impiegati anche nei settori produttivi e continua a fornire assistenza militare, ma la narrazione degli agricoltori, e non solo, è quella di una visione dell’Ucraina come corrotta e arretrata per essere affidabile.
Ma le lamentele in Polonia vanno oltre le proteste degli agricoltori e stanno alimentando dibattiti e nazionalismi sulla storia e l’identità del Paese nella seconda guerra mondiale e nei periodi precedenti, argomenti che potrebbero influire sulle prossime elezioni presidenziali del 18 maggio.
Su questa narrazione si riaprono vecchie ferite che vengono abilmente sfruttate dalla Destra. La più diffusa e accettata è quella secondo cui nella seconda guerra mondiale, i nazionalisti ucraini, collaborazionisti del Reich, uccisero decine di migliaia di civili polacchi in Volinia,oggi territorio occidentale dell’Ucraina per concessione di Stalin alla rinnovata repubblica sovietica di Kiev.
Atrocità ampiamente note in Polonia come i massacri di Wołyń (Volinia), ma ancor prima nel 1918, con i giovani polacchi (Aquilotti di Leopoli) che combatterono aspre battaglie per la città di Leopoli, ora una fra le città più importanti e avanzate dell’Ucraina.
Questi sentimenti diffusi influenzano anche la campagna elettorale mentre Politici di tutti i colori usano le tragedie della Volinia per mettere in discussione la stessa posizione di Varsavia nei confronti di Kiev, tanto che la propaganda russa soffia sul fuoco sostenendo che la Polonia ha già pianificato l’intenzione di riprendersi la regione di Leopoli nel caso di smembramento dell’Ucraina.
Le autorità ucraine che hanno bisogno della Polonia come il pane (nel vero senso) hanno recentemente accettato di iniziare le riesumazioni in tre siti dove sono avvenuti i massacri , un passo che molti polacchi considerano cruciale per riconoscere le atrocità di guerra.
Anche se nel frattempo i sondaggi confermano che l’insoddisfazione degli elettori per il breve mandato di Donald Tusk sta crescendo a causa degli ostacoli legislativi lasciati in eredità dal partito di destra Diritto e Giustizia (PiS) e dalle lotte intestine tra gli alleati della coalizione di governo.
Il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski, candidato alla Presidenza se vincesse potrebbe superare gli ostacoli frapposti dal PiS se vincesse, ma sia il candidato che il governo Musk debbono anche sostenere la sfida del sostegno all’Ucraina senza perdere elettori.
Con Trump ora alla Casa Bianca, il ridotto sostegno degli Stati Uniti a Kiev potrebbe esercitare ancora più pressione su Tusk e Trzaskowski per rafforzare l’unità interna e contemporaneamente garantire la sicurezza dell’Ucraina, ma potrebbe avere anche l’effetto di convincere molti elettori che la partita ucraina è ormai persa.
Tanto vale affidarsi al riarmo europeo con una Polonia che dispone del secondo esercito del continente dopo quello ucraino, oppure farsi i fatti propri.
La società polacca non si sta “rivoltando contro” l’Ucraina, ma sicuramente i rapporti “fraterni” fra i sue paesi non marcano più l’entusiasmo dei primi tempi appena dopo l’invasione russa. Come inevitabile, anche in altri Paesi europei la stanchezza per questa guerra si è diffusa, l’inflazione è salita alle stelle e i polacchi stanno guardando sempre più ai propri problemi
Gli agricoltori, con le loro proteste e le loro richieste, sono diventati un motore visibile di questo cambiamento, e la tensione è innegabile. Ciò che è iniziato come una disputa commerciale ora si intreccia con questioni più ampie addirittura storiche.
Facendo proprie alcune delle lamentele degli agricoltori, Tusk ha cercato di indebolire la narrazione del PiS e dei nazionalisti di estrema destra, che sono in Polonia la terza forza politica, ma non è detto che la scommessa degli europeisti questa volta funzioni.
Bruxelles guarda con apprensione alle scelte di Tusk e ha bisogno di Varsavia per la nuova proposta sul commercio UE-Ucraina prevista per la prima metà dell’anno, Ma ne ha anche bisogno della Polonia per quella risposta che oggi, da Parigi, l’Europa vorrebbe dare a Trump sia sul piano militare a favore dell’Ucraina, sia sul piano economico contro i futuri dazi USA.
A proposito di USA e di Trmp si apre un altro capitolo. Va ricordato che proprio durante la prima presidenza del tycoon è stata avviata la collaborazione tra la Polonia e gli Stati Uniti nel campo dell’energia nucleare; sono stati firmati gli accordi a lungo termine per la fornitura del gas liquido per rendere la Polonia indipendente dalle forniture della Russia e i capitali statunitensi da tempo affluiscono copiosamente.
Fu proprio Trump a decidere che in Polonia avrebbero stazionato stabilmente 5.000 soldati americani presenza poi rafforzata da Biden, che della Polonia un vero e proprio baluardo NATO a Est con la presenza di una grande base militare.
Un baluardo che potrebbe venir scaricato esclusivamente sui costi dell’Europa nel caso la tensione fra Stati Uniti e Russia dovesse ricomporsi nella Pax ucraina, in tal caso come ne uscirebbe Varsavia, rafforzata o indebolita?
C’è poi un aspetto politico nelle relazioni fra i due Washington e Varsavia. Il vicepresidente USA James Vance a gennaio ha criticato il governo Tusk affermando. «quello che vediamo in Polonia è un vero attacco alla democrazia» denunciando che l’amministrazione Biden aveva utilizzato l’ambasciata americana per attaccare il governo del PiS.
Posizioni che se confermate, questa volta indicherebbero un orientamento dell’attuale governo americano nel sostegno diretto al PiS, alla estrema destra e a chiunque voglia scalzare l’europeista Tusk dal potere.
Certamente i polacchi non amano i russi che storicamente gliene hanno fatte di tutti i colori, ma non è improbabile che molti polacchi la pensino come Trump che potrebbe risultare più affidabile della Von der Leyen.