La guerra di Putin

Putin, un potere incontrastato ma indebolito

 

di Giuliano Longo

Alla fine di dicembre alcuni media russi  riportavano che l’ex ristoratore Prigozin, amico di Putin e padrone  della compagnia di mercenari Wagner, starebbe creando problemi sia all’amico e al suo entourage,  che ai servizi segreti all’FSB. Fra questi Sergej Kužugetovič Šojgu Ministro della difesa della Federazione Russa dal 2012, il Capo della Repubblica Cecena Ramzan Kadyrov, spesso criticati da Prigozin per la fiacca conduzione del conflitto. Ma anche  Sergej Kirienko,che cura l’integrazione dei territori occupati anche lui amico di Putin, , è irritato dai continui interventi critici di Prigožin sulla situazione nel Donbass e Sergej è un personaggio che pesa  nelle stanze del potere moscovita essendo stato brevemente primo ministro nel 1998, poi a capo di Rosatom, l’ente nucleare russo.  Un  pezzo da novanta del Potere russo che ce l’ha con Prigozin è un altro intimo di Putin , Jurij Koval’čuk, un imprenditore russo, finanziere, miliardario, presidente e maggiore azionista di Rossiya Bank e considerato il banchiere personale di Vladimir Putin. In effetti  Prigozin proviene in qualche modo dal mondo del crimine organizzato da cui attinge parte dei suoi mercenari che peraltro stanno raggiungendo sul fronte alcuni successi che non vanno sottovalutati, ma questa provenienza  dà grattacapi anche ai Servizi dell’FSB perché sarebbe fuori dal loro controllo  reclutando detenuti e si serve degli agenti come scorta nei suoi viaggi nei penitenziari. Di qui a parlare di sgretolamento della vertice di potere russo, come si auspica in Occidente, ce ne passa ,perché se l’immagine di invincibilità costruita sulla figura di Putin al centro della propaganda russa, si è appannata , i suoi indici di gradimento, sia pure manipolati, sono ancora alti.  Una novità è rappresentata invece  dai sondaggi riservati condotti dall’FSO, il Servizio di sicurezza federale responsabile dell’incolumità delle alte autorità russe e da qualche anno anche incaricato di condurre rilevazioni sociologiche, secondo i qualiil 55% degli intervistati sarebbe a favore di colloqui di pace immediati. In ogni caso per la Federazione il 2023 non sarà un anno facile.    Putin deve ancora decidere candidarsi o meno alle elezioni del 2024, nonostante la Costituzione russa sia stata modificata  per consentirgli di rimanere al potere fino al 2036, ma alternative a Vladimir non se ne vedono, quindi si candiderà all’ultimo momento con un po di teatro sulla sua indispensabilità per la patria in pericolo. In Occidente è ampiamente noto che lui svolge ancora un ruolo di mediazione fra i pragmatici  (tecnocrati e funzionari di medio rango dell’esercito e dei servizi di sicurezza) che sono convinti che la  guerra debba essere sospesa e dall’altra parte, invece, i falchi,che chiedono non solo di scatenare tutta la potenza militare della Russia contro l’Ucraina, ma anche di ristrutturare radicalmente il sistema economico e sociale russo con accenti che riecheggiano la defunta Urss. Alla fin fine c’è anche chi in Occidente, ad esempio in Germania, teme che un successore di Vladimir possa fare molto peggio di lui. Per di più l’intelligence Angloamericano  prevede un’offensiva russa su larga scala a febbraio o marzo, mentre  Mosca continuerà lentamente a strangolare l’Ucraina con nuovi attacchi alle sue infrastrutture. A questi ,  Kiev risponderà con attacchi diversivi e sabotaggi sul territorio russo, che sicuramente favoriranno i falchi del sistema e allontaneranno ogni prospettiva di pace o se non altro, di un armistizio.

aggiornamento la Guerra di Putin ore 14.05

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