di Viola Scipioni
La mozione di sfiducia nei confronti di Daniela Santanchè, bocciata dalla maggioranza con 206 voti contrari e 134 favorevoli, ha acceso il dibattito politico e messo in evidenza le fratture interne alla coalizione di governo. La Ministra del Turismo, accusata di falso bilancio e truffa aggravata nell’ambito della gestione di Visibilia, ha respinto ogni ipotesi di dimissioni, sostenendo la sua innocenza e attaccando le opposizioni per quello che ha definito «un ergastolo mediatico».
Le inchieste giudiziarie che coinvolgono la Ministra sono diverse e pesanti. Il 17 gennaio scorso è stata rinviata a giudizio per falso in bilancio per la gestione di Visibilia Editore, società di cui è stata Presidente e amministratrice fino al 2022. Inoltre, la Procura di Milano ha richiesto un ulteriore rinvio a giudizio per truffa aggravata relativa alla cassa integrazione Covid dei dipendenti della stessa società. Infine, Santanché è anche indagata per bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento di Ki Group, società di prodotti biologici da lei amministrata tra il 2019 e il 2021.
Nonostante il sostegno ricevuto da Fratelli d’Italia, l’atteggiamento della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni appare più cauto. La premier ha mostrato una freddezza nota nei confronti della Ministra, bilanciando il supporto di partito con la necessità di evitare che il caso Santanché diventi un boomerang per il governo. L’assenza di Meloni in aula durante il dibattito sulla sfiducia ha alimentato le critiche delle opposizioni, che accusano di voler “coprire” la Ministra o di essere ostaggio delle dinamiche interne a Fratelli d’Italia.
L’opposizione ha sfruttato il caso per colpire non solo Santanché, ma anche la Presidente del Consiglio. Giuseppe Conte ha accusato Meloni di appartenere a «una casta intoccabile», mentre Elly Schlein ha parlato di «difesa tribale» da parte della premier, criticandone il silenzio e l’assenza in Parlamento. Il dibattito in aula è stato infuocato, con accuse incrociate tra maggioranza e opposizioni. Santanchè ha risposto con toni combattivi, rivendicando il proprio operato e denunciando una campagna di odio nei suoi confronti.
Se da un lato la Ministra ha ribadito che non si dimetterà, dall’altro ha aperto alla possibilità di un passo indietro in caso di un secondo rinvio a giudizio. La sua dichiarazione di «far prevalere il cuore sulla ragione per amore di FdI e della premier» è stata accolta con favore da alcuni esponenti del partito, ma suona anche come un segnale di possibile uscita in caso di ulteriore aggravamento della sua posizione.
Il caso Santanchè rappresenta una prova delicata per il governo Meloni, costretto a gestire una vicenda che rischia di minare la credibilità dell’esecutivo. La premier, impegnata su fronti internazionali e sulla stabilità della maggioranza, dovrà decidere se continuare a sostenere la Ministra o se adottare una linea più netta per evitare che la vicenda diventi un peso politico insostenibile. Nel frattempo, l’opposizione continuerà a sfruttare ogni occasione per tenere alta la pressione, rendendo il caso Santanchè un tema centrale nel dibattito politico delle prossime settimane.
