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Scoperta dalla Guardia di Finanza una frode nel settore del commercio di carburante per autotrazione

 I finanzieri del Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria e personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Perugia, su delega di questa Procura, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali nei confronti dei componenti di un sodalizio operante nel settore della commercializzazione dei carburanti per autotrazione, mediante una serie di società dislocate sull’intero territorio nazionale, nei cui confronti sono emersi indizi di colpevolezza per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, e trasferimento fraudolento di valori. Lo sviluppo delle indagini, condotte mediante l’ausilio di intercettazioni telefoniche, interrogazione di banche dati, acquisizione ed esame di documentazione amministrativa, contabile e bancaria, ha consentito di individuare un sistema di evasione dell’imposta sul valore aggiunto incentrato su due depositi petroliferi ubicati in provincia di Perugia e riconducibili, l’uno, ad un imprenditore umbro, l’altro, ad un pregiudicato calabrese – già sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, in quanto ritenuto contiguo ad una cosca di ‘Ndrangheta – il quale risulterebbe promotore ed organizzatore dell’associazione. Nell’ambito del contesto associativo, un ruolo importante è stato, altresì, rivestito da un pregiudicato campano, attualmente detenuto, già coinvolto in altre indagini riguardanti clan camorristici con interessi nel settore del commercio di prodotti petroliferi, nonché da un imprenditore siciliano emerso in precedenti contesti investigativi. Il meccanismo fraudolento si è rivelato articolato secondo il classico schema della “frode carosello”.

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Bimbi in carcere al seguito delle madri recluse, primo sì della Camera alla proposta di legge che lo impedisce È stata approvata in prima lettura dalla Camera dei deputati la proposta di legge per impedire che i bambini piccoli si trovino a vivere in carcere al seguito delle madri recluse. Il provvedimento – a prima firma del deputato dem Paolo Siani e relatore Walter Verini – punta a promuovere il modello delle case famiglia e a escludere che le madri con figli conviventi di età inferiore ai 6 anni finiscano in carcere. Il testo propone anche l’assoluto divieto di applicazione di custodia cautelare in carcere per la donna incinta. È previsto anche, in presenza di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, il ricorso agli istituti a custodia attenuata per detenute madri. “È una questione di civiltà ma anche di diritti costituzionali negati”, ha detto l’onorevole Siani. Per diventare legge la proposta dovrà essere approvata anche dal Senato e poi ancora dalla Camera. Le misure previste nel provvedimento si applicano anche ai padri, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza ai figli. La proposta di legge interviene anche sull’istituto del rinvio dell’esecuzione della pena, introducendo delle modifiche, ma soprattutto sulla disciplina delle case famiglia protette che si vogliono promuovere tramite la stipula da parte del ministero competente di convenzioni con gli enti locali (per individuare le strutture idonee). Durante la seduta sono stati approvati alcuni emendamenti: tra questi uno in particolare, rivendicato in Aula dalla Lega, sottolinea che, in ogni caso, è applicabile il “regime speciale” previsto dall’articolo 41-bis. Il primo firmatario della proposta, Paolo Siani del Pd, ha detto: “Si mette fine a una profonda ingiustizia, che condannava a vivere i primi anni di vita, i più importanti per un bambino, in un carcere. Nello stesso tempo, si pone il supremo interesse del minore in cima ai pensieri del legislatore. È una questione di civiltà ma anche di diritti costituzionali negati”. Il deputato ha aggiunto che, dopo il passaggio in Senato dove la proposta deve ancora essere approvata, “le case protette saranno l’unica scelta per far scontare la pena a una donna in gravidanza o con un bambino fino a sei anni di età, salvo esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. Il Parlamento vuole lottare per tutte le persone innocenti, in primis i bambini. È una questione di civiltà”. Di “traguardo molto importante” ha parlato anche il relatore, Walter Verini: l’approvazione “rappresenta un importante passo in avanti verso la cancellazione di questa inammissibile, vergognosa situazione che si verifica nelle carceri italiane”.

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