Esteri

Sudan, popolazione in piazza contro i golpisti. Stesso scenario della Birmania

Stesso scenario che di quello già vissuto in Birmania, con i militari che hanno ‘eliminato’ la classe politica di quel Paese e, con la forza si sono presi il potere. Anche in questa ultima notte sono proseguiti i disordini e la rivolta nel Paese con un triste bilancio di vittime tra i civili. Messo agli arresti da un gruppo di militari, il primo ministro del Sudan, Abdalla Hamdok, ha esortato la popolazione civile a “scendere in strada” per “difendere la rivoluzione” in modo pacifico dal tentativo di colpo di Stato in corso. Lo si apprende dal profilo Facebook del ministero dell’Informazione e la cultura, che ha rilanciato il messaggio del capo di governo. Alle parole del premier ha fatto eco l’Associazione dei professionisti sudanesi, un’organizzazione che rappresenta 17 tra i maggiori sindacati del Paese, che tramite Twitter ha lanciato un appello “ai comitati di resistenza di quartiere e alle forze rivoluzionarie professionali e sindacali” a resistere al “brutale colpo di Stato”, anche “erigendo barricate” e “occupando le strade”.
Stato d’emergenza, dissoluzione del Consiglio sovrano e del governo di transizione ed elezioni per il luglio 2023. Ad annunciarli è stato il generale Abdel Fattah al-Burhan, che era a capo del Consiglio, a poche ore dal colpo di Stato militare che si è verificato oggi in Sudan. Secondo al-Burhan, che ha parlato al Paese in un discorso diffuso sulla televisione nazionale, l’accordo di condivisione del potere tra civili e militari alla base delle transizione si era tramutato in un scontro che metteva a rischio pace e sicurezza del Paese africano.
L’annuncio di Al-Burhan, un’ascesa nelle forze armate durante il trentennale governo dell’ex presidente Omar Al-Bashir, al potere tra il 1989 e il 2019, sembra mettere fine a una fase della transizione iniziata due anni fa. I due organismi sciolti da Al-Burhan erano infatti le anime della nuova stagione politica cominciata in Sudan dopo la rivolta popolare e l’intervento dell’esercito che nell’aprile 2019 avevano messo fine al potere dell’ex capo di Stato. Lo stesso organismo presieduto da Burhan, composto da civili e militari e gestito a fasi alterne da rappresentanti di questi due settori, ne era l’emblema.
Sui social media stanno circolando le prime immagini di persone scese in strada in diversi quartieri di Khartoum per manifestare contro il golpe. La casa del presidente del Consiglio è stata circondata da militari alcune ore fa. Oltre al premier sono stati arrestati almeno due ministri, quelli dell’Informazione e dell’Industria, il governatore della capitale Khartoum e i portavoce di esecutivo e Consiglio sovrano. Quest’ultimo organismo, guidato a fasi alterne da esponenti dei militari e della società civile, gestisce insieme al governo la transizione del Paese da quando, nell’aprile 2019, una rivolta popolare e un intervento delle forze armate hanno messo fine ai trenta anni al potere dell’ex presidente Omar al-Bashir. In assenza di una rivendicazione ufficiale da parte dell’esercito, i militari che stanno tentando il golpe sono descritti come “non identificati” dai media sudanesi.
Nella più importante città del Paese si starebbero verificando diverse manifestazioni contro il golpe, stando a quanto riferiscono media concordanti. Il responsabile per il Sudan della ong Norwegian refugee council (Nrc), William Carter, ha pubblicato su Twitter un video che mostra un corteo di persone che avanza lungo un’arteria di Khartoum mentre sempre su Twitter stanno circolando filmati di strade bloccate dai dimostranti con dei pneumatici dati alle fiamme.

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