Con il termine “terre rare” si fa riferimento a una serie di elementi chimici, i cui nomi spesso non sono familiari, ma che sono di fondamentale importanza per molte tecnologie moderne, come ad esempio i dispositivi elettronici, i magneti permanenti, le batterie per veicoli elettrici e molte altre applicazioni. Purtroppo, l’Unione Europea sembra essere rimasta indietro rispetto ad altre parti del mondo nell’individuare e sviluppare le proprie risorse di terre rare, e questo sta causando ritardi nella produzione di molte tecnologie cruciali. Secondo un rapporto pubblicato dalla Commissione europea nel 2022, l’UE importa circa il 98% delle terre rare che utilizza, principalmente dalla Cina. Ciò comporta un rischio per la sicurezza dell’approvvigionamento, poiché la Cina potrebbe decidere di limitare o interrompere le esportazioni di terre rare, come ha già fatto in passato. Nonostante la consapevolezza del problema, l’UE sembra avere una politica frammentata per quanto riguarda lo sviluppo di risorse di terre rare. Molti progetti che mirano a individuare nuove fonti di terre rare o a sviluppare tecnologie alternative per ridurre la dipendenza dalle importazioni sono ancora in fase di studio o sperimentazione, e ci sono ancora poche politiche europee coordinate per sviluppare queste risorse. L’industria europea ha già espresso preoccupazione per la mancanza di risorse di terre rare e per la conseguente dipendenza dalle importazioni dalla Cina, che potrebbe causare ritardi nella produzione di tecnologie chiave e danneggiare la competitività dell’UE sul mercato globale. In sintesi, l’UE sta affrontando ritardi nel fornire un’alternativa alle importazioni di terre rare, che costituiscono una risorsa fondamentale per molte tecnologie moderne. La mancanza di una politica coordinata dell’UE potrebbe compromettere la sicurezza dell’approvvigionamento e la competitività dell’industria europea.
Terre Rare, l’Unione Europea arranca: importazioni per il 98% di prodotto
