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  Trovato a Campobello di Mazara il covo del boss Matteo Messina Denaro

 È stato trovato a Campobello di Mazara il covo di Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra arrestato dopo 30 anni di latitanza. Il nascondiglio, secondo quanto si apprende, è nel centro abitato.  Quel nascondiglio che avrebbe ospitato il boss negli ultimi mesi e potrebbe custodire i segreti dell’ex primula rossa di Cosa nostra che, dicono i pentiti, avrebbe conservato il contenuto della cassaforte di Totò Riina portata via dalla casa di via Bernini, mai perquisita. Il Covo è stato perquisito per ore e, comunque sul posto restano gli uomini del Ros. Nel covo i Carabinieri hanno anche trovato molti abiti di lusso, firmati, diversi profumi, anche questi di lusso, e un arredamento definito dai militari “ricercato”. Alla perquisizione ha partecipatopersonalmente il procuratore aggiunto Paolo Guido che da anni indaga sull’ex latitante di Cosa nostra. “Riteniamo che sia l’abitazione utilizzata nell’ultimo periodo come stabile occupazione, al suo interno confidiamo di trovare elementi significativi per lo sviluppo delle indagini e per capire chi ha protetto il latitante, faremo repertamenti biologici a questo scopo”, ha detto il Comandante dei Ros Generale Pasquale Angelosanto, che definisce Denaro “l’ultimo capo dei corleonesi”. Al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine nello stabile “non c’era nessuno”. “Denaro non era soltanto un latitante di mafia: era un latitante con un ruolo ben definito dentro l’organizzazione di Cosa Nostra, è il capo della provincia mafiosa trapanese. Da qui, nasce l’esigenza di proteggersi sfruttando tutti i favoreggiatori e la rete interna di Cosa Nostra”. Per questo, spiega Angelosanto, Matteo Messina Denaro è stato ritrovato così vicino a Trapani, “dove ha passato gran parte delle sua latitanza”. Le indagini, continua il generale, sembrano confermare che “almeno nell’ultimo anno, per le sue condizioni di salute, non si fosse mai allontanato dalla Sicilia”. Ci sono invece tracce di periodi in altre parti d’Italia e anche all’estero. Intanto Messina Denaro è sbarcato nella serata di lunedì con un volo militare all’aeroporto di Pescara e poi trasferito nel carcere dell’Aquila, che rappresenta il polo italiano del 41 bis e nasce con l’obiettivo di garantire una struttura che non potesse consentire alcun contatto tra i detenuti.  Proprio qui è stato interrogato a lungo Gaspare Spatuzza senza che alcuno degli altri detenuti si rendesse conto di quanto accadeva. Per questa ragione Messina Denaro è stato destinato all’Aquila. Ma anche perché qui c’è anche un buon reparto di medicina oncologica dove il boss, viste le sue condizioni cliniche, può essere curato. Inoltre l’Aquila, a differenza degli altri penitenziari che hanno l’area del 41 bis come Sassari, Nuoro e Tolmezzo, è collegata bene con Roma dove il detenuto Messina Denaro dovrà andare spesso in vista dei numerosi interrogatori dei pm. Dietro le sbarre ci sono 160 uomini e 12 donne.  Tutti camorristi, mafiosi e ‘ndranghetistI che non si incontreranno mai.  Nella prigione abruzzese oltre a Matteo Messina Denaro sono detenuti nomi di spicco di Cosa nostra come Filippo Graviano, Carlo Greco e Ignazio Ribisi ma anche personaggi della ‘ndrangheta come Pasquale Condello e della camorra come Paolo Di Lauro senior e Ferdinando Cesarano. Nel reparto 41 bis delle donne c’è pure Nadia Desdemona Lioce condannata all’ergastolo per gli omicidi Biagi e D’Antona.

 

Mar.Mar.

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