Economia e Lavoro

Turismo, un collasso da 50 miliardi di euro   Le valutazioni della Coldiretti e della Confcommercio sullo stato di salute della filiera che rende grande l’Italia

Durante lo stato di emergenza scattato il 31 gennaio 2020 e più volte rinnovato per combattere la pandemia si sono verificati quasi 50 miliardi di mancati introiti solo per l’assenza forzata dei turisti stranieri, bloccati alle frontiere a causa dei vari lockdown o scoraggiati dalle necessarie misure restrittive adottate. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Bankitalia in occasione della fine dello stato di emergenza che prevede, tra le altre misure, il superamento del green pass rafforzato per i ristoranti al chiuso, dove si accederà con quello base, mentre è accesso libero a  hotel e strutture ricettive, ristoranti all’aperto, musei, mostre e biblioteche, parchi divertimento e piscine all’aperto, per facilitare il ritorno dei vacanzieri dall’estero, già a partire dalla Pasqua e dai ponti di primavera. Una decisione importante per un settore come quello turistico dove il cibo – rileva la Coldiretti – è diventato la voce principale del budget delle famiglie straniere in vacanza in Italia per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per street food o specialità enogastronomiche, arrivando a rappresentare oltre 1/3 del totale. L’Italia – sottolinea la Coldiretti – è fortemente dipendente dall’estero per il flusso turistico con ben 113 milioni di viaggiatori stranieri che tra il 2020 e il 2021 hanno dovuto rinunciare a venire nel Belpaese per effetto delle limitazioni agli spostamenti e per le preoccupazioni sulla diffusione del contagio. Si tratta un vuoto pesante che purtroppo non è stato compensato dalla positiva svolta vacanziera patriottica degli italiani. L’assenza di stranieri in vacanza in Italia grava sull’ospitalità turistica nelle mete più gettonate che risentono notevolmente della loro mancanza anche perché – sottolinea la Coldiretti – i visitatori da paesi europei e gli americani hanno tradizionalmente una elevata capacità di spesa. Ad essere penalizzate sono state soprattutto le città d’arte, che sono le storiche mete del turismo dall’estero, ma anche gli oltre 24mila agriturismi nazionali dove gli stranieri in alcune regioni secondo Campagna Amica rappresentano tradizionalmente oltre la metà degli ospiti e a livello generale valgono comunque oltre il 40% delle presenze totali prima della pandemia. La mancanza di vacanzieri si trasferisce peraltro a valanga sull’insieme dell’economia per le mancate spese per alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. Ma l’allargamento delle maglie sul green pass – precisa la Coldiretti – ha un impatto positivo a cascata sull’intera filiera agroalimentare, dalle industrie alle aziende agricole, dopo che il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi è costato in due anni ben 17 miliardi tra cibi e vini invenduti che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – ricorda la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi, dai formaggi fino ai tartufi. Nell’attività di ristorazione – rileva la Coldiretti – sono coinvolti circa 360mila tra bar, mense, ristoranti e agriturismi nella Penisola ma le difficoltà si trasferiscono a cascata sulle 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,8 milioni di posti di lavoro. Si tratta della prima ricchezza del Paese – conclude la Coldiretti – con la filiera agroalimentare nazionale che nel 2021 è salita al valore di 575 miliardi pari al 25% del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale. ? Analoga la posizione della Confcommercio che  guarda all’attualità della congiuntura economica: Come purtroppo ampiamente previsto, gli effetti della guerra tra Russia ed Ucraina e il caro energia si stanno facendo sentire sul piano reale dell’economia del nostro Paese. Gli italiani hanno dovuto “tirare il freno a mano” sulle spese soprattutto per il settore della cultura e della filiera turistica, che ancora scontano le conseguenze della pandemia. Per il turismo, sulla base dei dati Radar SWG e dall’Osservatorio di Confturismo-Confcommercio di marzo, i circa 60 milioni di arrivi e 160 milioni di presenze in Italia che nel 2021 continuano a mancare all’appello rispetto al 2019, uniti agli oltre 22 milioni in meno di viaggi degli italiani all’estero, confermano la crisi che ancora vive il settore che ha davanti prospettive ancora meno incoraggianti: tra i primi consumi tagliati ci sono, infatti, la ristorazione, le vacanze e la cultura, in cui almeno il 60% degli intervistati dichiara di avere già modificato le proprie abitudini di acquisto. Il primo dato allarmante si registra per Pasqua, con quasi 8 milioni di italiani intenzionati a partire di cui solo 4 milioni hanno già concretamente programmato. Anche le scelte di viaggio fanno capire come sia critica la situazione: spostamenti brevi e di corta durata e all’interno della regione di residenza per la metà dei vacanzieri; probabilmente un solo pernottamento e spesa nell’ordine dei 200 euro a persona tutto incluso, mentre solo il 6% opterà per mete estere, contro il 13% del 2019. Non sono le tipologie di destinazione, mare o montagna, a determinare le scelte in questo periodo, ma le motivazioni: prime fra tutte, il bisogno di “stare in relax con la propria famiglia” o vivere un’esperienza di “arte e cultura”, anche solo visitando una città d’arte o un borgo. Aumentano le vacanze nelle seconde case, scelte quest’anno da 5 italiani su 10 (erano il 40% nel 2019), conseguentemente l’altra metà sceglierà una struttura turistico-ricettiva. Per la spesa, 4 intervistati su 10 dichiarano che si attesteranno sui livelli dello scorso anno, mentre 2 su 10 spenderanno addirittura tra il 10% e il 25% in meno. Anche in vista dell’estate il quadro non sembra essere roseo: 8 intervistati su 10 dichiarano che o rinunceranno a partire o ridurranno i giorni e le spese delle vacanze. Commentando i dati dell’Osservatorio Confturismo e Radar Swg, il presidente di Confcommercio ha sottolineato che “le famiglie italiane hanno già ridotto drasticamente i consumi per turismo e cultura a causa della pandemia. E proprio turismo e cultura risentiranno di più degli effetti del conflitto in Ucraina e del caro energia”. “Occorre – ha osservato Sangalli – un’operazione fiducia per le imprese attraverso l’aumento dei fondi emergenziali e la proroga delle moratorie bancarie e fiscali. Ma occorre farlo subito perché il sistema imprenditoriale non può reggere una situazione di crisi continua.

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