La guerra di Putin

Ucraina, Zelensky gioca a Kursk le sue ultime carte e non si escludono altre pericolose avventure

di Giuliano Longo


Il prossimo vertice di Ramstein

Il 9 gennaio si terrà in Germania il Ramstein Format Meeting, nel corso del quale le potenze NATO affronterarnno le esigenze di difesa dell’Ucraina. Al format parteciperà i Zelensky e per gli stati Uniti il Segretario alla Difesa uscente Lloyd Austin con poteri che sicuramente ribadirà le posizioni di Joe Biden la cui attuazione dipenderà dalla nuova amministrazione Trump

Non è chiaro se l’incontro di Ramstein sia stato progettato per indebolire Trump e la sua amministrazione, ma è probabile che Austin e Zelensky tenteranno di mettere in atto decisioni che saranno difficilmente revocabili dal nuovo presidente.

Ciò non sorprende, poiché l’amministrazione uscente di Biden sta conducendo tenacemente un’operazione di sabotaggio a tutto campo, per ipotecare le scelte future della nuova amministrazione americana prima che Trump entri alla Casa Bianca.

Per questo il vecchio Joe e il suo team stanno riversando altri miliardi all’iUcraina, sia in armi che per finanziamenti, ed è probabile che da Ramstein possano emergere decisioni ancora più rischiose.

Va peraltro notato che al momento non c’è notizia che alla riunione partecipino rappresentatnti della nuova amministrazione statunitense, anche se è improbabile che avessero intenzione di parteciparvi dando l’impressione di confermare le decisioni assunte da una amministrazione americana agli sgoccioli.

L’offensiva ucraina in territorio russo a Kursk

Zelensky da parte sua si è preparato per Ramstein lanciando le sue riserve a Kursk nel tentativo di mantenere il territorio che l’Ucraina ha conquistato a partire dal 4 agosto dell’anno scorso, ma è chiaro a molti osservatori militari che i più recenti attacchi ucraini, definiti “offensiva”, se non sono completamente falliti, si sono comunque arenati nella conquista in profondità di qualche chilometro di territorio, anche se i russi siattendono un altro grande sforzo prima e nel corso dell’incontro di Ramstein.

Secondo Mosca tra il 5 e il 6 gennaio, gli ucraini hanno tentato 10 contrattacchi separati e hanno subito pesanti perdite, 480 soldati ucraini sono stati uccisi o feriti e numerosi blindati distrutti a Kursk, non sono note le perdite russe ma anche i bloggher militari occidentali sostengono che siano state molto contenute rispetto al Blitz del 4 agosto.

L’avanzata russa nel Donbass e nel Donetsk

E’ certo invece che i russi hanno preso il controllo della città di Kurakhovo nel Donetsk. dove Kiev aveva inviato lì 15.000 uomini, prevalentemente “unità d’élite, formazioni nazionaliste e mercenari stranieri” che secondo fonti russe avrebbero lasciato sul terreno, feriti o uccisi, 12mila uomini e 40 carri armati ucraini anche occidentali.

Veri o o propaganda che siano questi dati, resta il fatto che Kurakhovo era un importante snodo logistico per l’esercito ucraino che operava a Donetsk. Mentre le forze russe continuano a spingersi verso Pokrovsk, un nodo ferroviario critico che fornisce munizioni per il fronte orientale dell’Ucraina.

Allo stesso tempo, la battaglia per Chasiv Yar sta per concludersi, poiché i russi controllano quasi l’intera città e i combattimenti si svolgono nell’area industriale, anche se Kiev sostiene di aver respinto l’offensiva russa, ma risultano affermazioni non confermate.

I pericolosi colpi di coda di Zelensky

Tuttavia i pericolosi colpi di coda di Zelensky non mancano e nonmancheranno, come l’attaco dell’altro ieri alla centrale nucleeare di   Zaphorize (ZNPP), in mano russe, con otto droni ad ala fissa. Sono stati tutti intercettati, ma parti di un drone si si è schianta sul tetto del centro di addestramento tecnico della centrale, da segnalare che i droni ad ala fissa ucraini sono più grandi e trasportano più esplosivi dei quadricotteri.

I russi non segnalano danni gravi e nessuna perdita di radiazioni, ma i tentativi ucraini di danneggiare o distruggere le centrali nucleari sono difficili da spiegare poiché le probabili vittime di una centrale nucleare danneggiata sarebbero proprio gli ucraini.

Si ipotizza quindi (e non solo a Mosca) che lo SBU (servizio sgreto di Kiev ) voglia creare provocazioni o incidenti che coinvolgano la NATO a intervenire direttamente, mossa notevolmente cinica e pericolosa che comunque non porterebbe ai risultati sperati da Kiev se non a una vendetta in articulo mortis.

Incerti segnali di negoziati

Nel frattempo ci sono segnali contrastanti sui negoziati. L’ambasciatore russo all’ONU, Vasily Nebenzya, ha detto che l’amministrazione Trump ha proposto “nulla di interessante” per Mosca. Parlando al canale televisivo Rossiya-Uno il 3 gennaio,   ha confermato che l’incontro del 26 dicembre all’aeroporto di Dulles dove si è parlato esclusivamente di armi e strategia, mentre le proposte di Trump erano ancora “segnali vaghi e indefiniti”.

Il team di Trump è rimasto in silenzio sui suoi piani futuri per i negoziati, suggerendo che il “canale” di Dulles non era l’unico contatto in gioco. Ce ne sarebbero almeno altri tre: la Cina dove Trump ha segnalato che lui e il presidente XI “hanno parlato” tramite assistenti.

Altro contatto quello con   Macron e la Francia che Trump ha visitato il 7 dicembre e nel corso del quale il presidente francese ha affermato che l’Ucraina deve assumere una “posizione più realistica” sulle questioni territoriali (come riportato dall’agenzia Reuters ).

Infine Germania e Ungheria dove entrambi i leader,  Scholtz Orbán,  hanno precedentemente parlato con Putin, ma nessuna di queste iniziative ha nulla a che fare con Biden e il suo team che respingono qualsiasi colloquio con la Russia o qualsiasi accordo sull’Ucraina.

Conclusione

Resta il fatto che secondo molti osservatori e come dimostrano i recenti successi sul fronte ucraino, lo slancio militare russo sta prendendo velocità dopo un periodo di relativa lentezza offensiva, e i vari stratagemmi propagandistici di Zelensky, pienamente appoggiati dadi Washington, restano infruttuosi, poco convincenti e costosi.

Di pace si parlerà, se mai, dopo che Trump avrà prestato giuramento, ma da qui ad allora non mancheranno pericolose sorprese che forse nemmeno la NATO è in grado di prevedere, ma nel caso lo fosse si assumerà enormi responsabilità delle quali sarà poi molto difficile convincere le opinioni pubbliche, soprattutto europee.

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