La guerra di Putin

Chi vuole uccidere Zelensky?

 

di Giuliano Longo

 

Poteva essere il pretesto o l’occasione agognata da chi, in Occidente, già prefigura un intervento della Nato in territorio ucraino, ma il missile esploso a Odessa, poco distante da Zelenskye dal presidente del consiglio greco Kyriacos Mitsotakis, fosse stato mirato e non casuale.

 

La notizia non ha avuto grande rilievo sulla stampa internazionale, eccetto quella italiana che ha subito adombrato il martiriodel presidente ucraino e il coinvolgimento di un leader dell’Alleanza Atlantica che avrebbe fatto scattare l’articolo 5 che prevede l’immediata reazione della Alleaza se un suo membro venisse attaccato.

 

Non solo, l’aura di martirio di Zelensky ha rinfocolato, almeno in Italia,l’atlantismopiù schierato, come il Corriere della Sera ( e la sua appendice televisiva di Mentana)  che addirittura tira in ballo il notoriamente sanguinario leader ceceno Cadirov,salvo poi attenuare i toni nel corso dell’articolo con una serie di se e di ma.

 

Tanto vale fare chiarezza.

 

La prima considerazioneè che la demenziali intenzioni di Mosca (cui non crediamo) arrivino al punto di colpire anche Atene.  Che peraltro è uno degli stati più tiepidi nei confronti di questa guerra per il semplice motivo che la sua strategia politico militare guarda più alla Turchia (altro membro della Nato) che non alla Russia, con la quale intratteneva, e sottobanco ancora trattiene, proficui rapporti commerciali.

 

In secondo luogo, ed è un dato politico, toccherebbe vedere quanto convenga a Putin creare un altro martire della libertà e della democrazia (dopo Navalny) proprio nel momento la politica del presidente ucraino sulla leva obbligatoria con metodi spicci, la purga dei vertici militari e gli insuccessi sul fronte,rendono la sua posizione di potere instabile.

 

E’ anche vero che dopo due anni l’assicurazione di Putinall’allora leader israeliano Naftali Bennett, secondo la quale Zelensky non sarebbe stato toccato, potrebbeoggi non avere più senso, ma per quanto si dice sui Servizi di intelligence russi, fra polonio, malattie e morti sospette non è che a Mosca mancherebbero i mezzi per far fuori il presidente ucraino

 

Se i metodi spicci del Cremlino sono abbastanza  noti, è nota anche la cautela di Putin che, nonostante l’isterismo di alcuni ambienti militari Nato, una guerra con l’Europa non la vuole semplicemente perché porterebbe ad un conflitto semimondiale, ma  soprattutto perché sprofonderebbe  i suo Paese in bancarotta,con la probabile fine politica, se non peggio, del suo presidente,

 

Tuttavia in amore come in guerra turno è concesso e certamente l’omicidio politico fra gli avversari è un’arma come un’altra, tant’è vero che è stata adottata, anzi, verrà sempre più adottata per sua ammissione,  dal capo dell’Intelligence ucraino Kirylo Budanov che ha dato ai suoi la licenza di uccidere sul territorio russo.

 

In verità lo ha già fatto con gli omicidi, mai smentiti, del blogger militante nazionalista Vladlen Tatarsky o quello della figlia del teorico ultranazionalista Alexander  Dughin,senza contare quelli che vengono perpetrai e scarsamente segnalati dai media occidentali, di esponenti politici del auto proclamate repubbliche  del Donbass e di Donestk.

 

Quel Budanov che peraltro ha minacciato ritorsioni contro la Russia dopo il presunto lieve avvelenamento della moglie e dispone di una rete dicollaboratorisul territorio della federazione, dove non mancano attentati e sabotaggi.

 

Quanto al loquace ceceno Kadirov, che certamente Zelnsky lo ammazzerebbe volentieri, conta poco e soprattutto è impegnato con le sue formazioni, mezzo guerrigliere e mezzo militari, sul fronte sud ucraino.

 

Quindi, salvate il soldato Zelensky? Non è detto.

Lo stesso colpo di stato di piazza Maidancome lo definiscono da Mosca, dimostra che non solo l’Ucraina non è ancora quel modello di democrazia tanto esaltato dalla presidente della UEUrsula von der Leyen, ma può essere soggetta a rapidi mutamenti di leadership, soprattutto se la situazione al fronte dovesse peggiorare o addirittura crollare.

 

E questa è la vera assicurazione sulla vitadi Zelensky il quale spera di poterla rafforzare con un impegno sine die della Nato e forse anche con un suo intervento diretto nel conflitto.

Infine una domanda che mi pongo io è la seguente: davvero Putin non sarebbe in grado di mirare meglio uno dei suoi missili?

 

Ma c’è un ma. E se invece il missile di Odessa fosse un avvertimento a Zelnsky del tipo: guarda che ti becchiamo quando vogliamo? Allora potrebbe voler dire che alcuni paesi europei non escluderebbero la migrazione, sua e e del suo governo nella città di Lviv ai confini con la Polonia. Soluzione che circola da tempo anche in alcuni ambienti dell’intelligence anche americano.

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