di Andrea Maldi
A poco più di 40 giorni dall’inizio del secondo mandato di Donald Trump, a quanto pare l’economia, secondo la stima di importanti esperti, sembra in crescita del 2% senza alcun importante segnale di recessione e con una buona crescita del Pil pro capite. La Federal Reserve (Fed) stima un “atterraggio morbido” (soft landing) per il Paese, in quanto la riduzione del tasso di crescita non danneggia i livelli occupazionali ma anzi certifica una stabile crescita dei profitti e utili netti.
Ciononostante ci sono 3 manovre adottate dallo Studio Ovale che nel medio-lungo termine potrebbero generare un rallentamento generale dell’economia con una debole crescita del Pil (prodotto interno lordo) nel primo trimestre, ingannando le attese iniziali.
- I dazi: la settimana scorsa sono stati impiegati del 20% sulla Cina (Pechino risponde con la stessa moneta: entrano in vigore tariffe del 10-15% a carico di alcuni prodotti agricoli americani), 25% su Canada e Messico, oggi invece su alluminio e acciaio (Ue compresa) e il 2 aprile sui prodotti agricoli. Il timore non è a breve termine ma a medio-lungo, in quanto potrebbero produrre una sostanziale riduzione degli investimenti. Da prendere in considerazione è anche la reazione dei Paesi coinvolti da queste misure e l’effetto sulla crescita che potrebbero sviluppare.
- L’immigrazione: le pesanti “deportazioni” – che potrebbero subire un rallentamento per mancanza di sicurezza e mezzi – messe in atto dall’amministrazione Trump potrebbero indurre gli immigrati al risparmio, allorché fossero obbligati al rimpatrio o ad uscire dal territorio degli Stati Uniti.
- I tagli alla spesa pubblica: la pesante manovra è iniziata ad essere messa in pratica, oltre 2 milioni di impiegati governativi rischiano di perdere il posto di lavoro. Potrebbero subire una batosta le prestazioni pubbliche di welfare, in particolare la Social security e il Medicare. Ne potrebbero risentire anche le aziende che operano con appalti statali, creando un calo delle assunzioni. Inoltre è ancora poco chiaro come l’Inflaction Reduction Act (IRA), sarà riorganizzato, ma è auspicabile pensare che grandi investimenti sul green dial saranno aboliti e la fine delle agevolazioni per l’acquisto di auto elettriche potrebbe avere un impatto negativo su prezzi e vendite delle vetture.
Quindi quello dell’economia Usa sotto l’egemonia del Tycoon potrebbe essere uno scenario solo apparentemente positivo, i reali effetti si vedranno solo nel medio-lungo raggio.
Tuttavia c’è da dire che i tagli alle imposte garantiti da the Donald potrebbero compensare le conseguenze delle manovre dazi-immigrazione-tagli alla spesa pubblica, ma il loro effetto rischia di arrivare troppo tardi e non essere soddisfacente.