Desertificazione: cosa è realisticamente possibile fare oggi? Partiamo dal 1998. L’allora ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato Pier Luigi Bersani, nel prendere atto dei grandi processi di trasformazione del comparto della distribuzione commerciale, e in particolare le crescenti difficoltà dei piccoli esercizi nel reggere la concorrenza con la grande distribuzione, decide di creare per legge uno scivolo di prepensionamento per gli imprenditori più anziani. È la cosiddetta rottamazione delle licenze, le cui risorse arrivano dagli esercenti in attività, che hanno pagato e stanno pagando la misura, con una maggiorazione sui versamenti previdenziali. Da allora, il provvedimento è costato circa 6 miliardi di euro.
Dalla rottamazione alla rigenerazione.Dopo un quarto di secolo, ci troviamo nella condizione opposta a quella immaginata. Allora si riteneva ineluttabile ed anzi positivo un processo di “modernizzazione” del sistema commerciale, con un aumento della presenza della grande distribuzione organizzata e una riduzione della rete dei negozi. L’eCommerce non era ancora considerato, viste le quote di mercato che, all’epoca, erano irrilevanti o quasi.
Uno scenario che non si è realizzato. Dopo una lunga espansione, infatti, anche la GDO ha iniziato a ritirarsi: rispetto al 2019, i supermercati si riducono di 418 unità, con una diminuzione concentrata nelle grandi città (-124) e nei centri medio-piccoli (-134). Allo stesso tempo, il web ha messo a segno una crescita straordinaria, che ha cambiato completamente il paradigma del commercio.
La conseguente riduzione dei punti vendita sul territorio non è solo un problema economico ma anche sociale: abbiamo tutti, ora più che mai, bisogno di accedere ai servizi di base. Servono politiche mirate al sostegno delle imprese di vicinato e a favorire politiche di rigenerazione, a partire da un regime fiscale di vantaggioper i servizi di base nei comuni che più stanno sperimentando la desertificazione.
Prima l’Europa.Per farlo, abbiamo necessità, in primo luogo, di coinvolgere l’Europa. Ci sono risorse e fondi agevolati che vanno utilizzati a questo scopo, ricordando che la stessa UE è scesa in campo per il piccolo commercio. L’istituzione della “Capitale Europea del Commercio del Territorio”, approvata dal Parlamento Europeo nel gennaio 2023, è stato uno dei più significativi atti europei del riconoscimento dell’importanza sociale, oltreché economica, del commercio di vicinato. Confesercenti lo ha promosso, attraverso “Vitrines d’Europe”, sottoponendo la proposta alla Commissione per le petizioni, per poi approdare alla sede plenaria come risoluzione.
Lo scopo del progetto è quello di far capire maggiormente anche a livello europeo l’importanza del commercio urbano e di prossimità, non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale, della qualità della vita delle città e della loro vivibilità e sicurezza. Di questi temi se ne parla spesso tra addetti ai lavori e in ambito accademico, ma purtroppo assumono una dimensione pubblica soprattutto quando ci sono situazioni di emergenza, come nel caso della pandemia da Covid-19, in cui viene riscoperto il valore della prossimità, mentre invece dovrebbe far parte del nostro modello di vita se vogliamo città più sostenibili e con un servizio diffuso sul territorio, auspicabilmente a poche centinaia di metri dalle residenze.
La città che sarà designata, di anno in anno e a rotazione, Capitale europea del commercio locale, dovrebbe ospitare una serie di eventi, iniziative culturali e commerciali, workshop, convegni, laboratori per scambi di esperienze, attività formative ecc. che serviranno a diffondere maggiormente la cultura della prossimità e a sensibilizzare ulteriormente le stesse istituzioni dei paesi europei, a tutti i livelli.
Questo impegno si deve però concretizzare. Invitiamo la Commissione e gli Stati membri a sostenere e aiutare attivamente i piccoli dettaglianti in tutte le fasi della loro attività, per garantire la sostenibilità del settore in un momento particolarmente complesso, anche con fondi e aiuti supplementari per la sopravvivenza del commercio al dettaglio nell’Unione Europea, dove rappresenta l’11,5% del valore aggiunto e impiega direttamente oltre 29 milioni di persone.
Il ruolo dell’Italia: una flat tax anti-desertificazione.Chi avvia un’impresa in un’area ad alta desertificazione commerciale – e sostiene quindi i costi incomprimibili legati allo start up di un’attività – dovrebbe poter usufruire di un regime fiscale e burocratico di vantaggio, una flat tax accompagnata dall’alleggerimento degli oneri amministrativi. Un sostegno mirato per permettere alle PMI dei territori più desertificati di superare ostacoli e difficoltà nella loro trasformazione digitale.
La prima legge annuale per le Piccole e medie imprese. L’arrivo della Legge Annuale per le PMI, annunciata dal Ministro Urso ad inizio anno, è una piccola rivoluzione: la legge annuale – che, tra le altre cose, dovrebbe verificare l’impatto delle nuove normative e promuovere lo sviluppo delle micro, piccole e medie attività – era prevista fin dal 2011, ma è fino ad oggi rimasta lettera morta. L’auspicio è che possa essere il veicolo per un primo intervento di contrasto alla desertificazione commerciale.
Poteri speciali ai sindaci.Si dovrebbero dare ai sindaci maggiori poteri e strumenti per promuovere iniziative di contrasto alla desertificazione commerciale nei loro comuni, favorendo lo sviluppo economico locale, incentivando la nascita e il mantenimento delle attività commerciali e creando un ambiente favorevole per il commercio di prossimità. I sindaci avranno il potere di destinare queste risorse a specifiche misure locali, e gli stessi saranno chiamati a individuare quali sono le imprese commerciali di base necessarie al territorio.
Un Fondo per la rigenerazione.Per sostenere queste misure, proponiamo l’istituzione di un Fondo per la rigenerazione urbana, alimentato in parte dai contributi che i commercianti già versano per la rottamazione delle licenze, in parte da una nuova addizionale web: un’imposta nazionale da applicare sulle vendite concluse dai grandi operatori internazionali del commercio elettronico. Il fondo servirà ai comuni per finanziare progetti di rigenerazione del commercio locale e iniziative di sostegno al commercio di prossimità. Secondo nostre stime, con un’aliquota dell’1% applicata alla parte di fatturato realizzato dalle grandi imprese straniere, si potrebbero ottenere circa 400 milioni di euro.
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