Cronaca

Donna accoltellata a Milano, arrestato il presunto aggressore: era nascosto in un hotel

 E’ stato fermato il presunto aggressore dela donna accoltellata a Milano in piazza Gae Aulenti. L’uomo, sui 50 anni, con i capelli corti e bianchi, un giubbotto blu scuro era stato ripreso mentre camminava tenendo in una mano una shopper della spesa. I carabinieri lo hanno rintracciato in un hotel in zona stazione Centrale. A quanto pare sarebbe stata la sorella gemella a riconoscerlo dalle immagini diffuse dalle forze dell’ordine. L’aggressore dopo aver colpito la donna, trafiggendole il fianco con un coltello dalla lama lunga 30 centimetri, si era dato alla fuga. Sembra aver agito senza apparente motivo.  La donna, che è rimasta cosciente e lucida malgrado le ferite, ha detto di non aver visto chi l’ha pugnalata alle spalle. Né vi sarebbero dei testimoni oculari. Ma di certo qualcosa non è sfuggito alle tre telecamere presenti nel luogo dell’aggressione, un piccolo spiazzo tra due dei grattacieli della piazza, dove si trovano le rastrelliere per i il parcheggio delle bici. La donna, trasportata d’urgenza all’ospedale Niguarda, è stata sottoposta a un delicato intervento per riparare le ferite al torace e all’addome. Come ha riferito ai cronisti l’assessore al Welfare regionale Guido Bertolaso, “non è considerata in immediato pericolo di vita”, ma “la prognosi rimane riservata”. Ma chi è l’aggressore di Piazza Gae Aulenti? Si chiama Vincenzo Lanni, ha 59 anni, ed è il presunto aggressore della donna accoltellata a Milano, in piazza Gae Aulenti. Secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera era già condannato dieci anni fa per accoltellamenti nella Val Seriana. Il processo del 2015 ricostruisce con chiarezza una spirale violenta e pianificata. Nelle mattine del 22 agosto di quell’anno due anziani furono accoltellati a Villa di Serio e ad Alzano Lombardo; per fortuna le ferite, seppur gravi, non furono letali. Le immagini delle telecamere e il lavoro degli investigatori portarono all’identificazione di Lanni: un uomo sui quaranta-nove anni, riservato, spesso presente nella biblioteca locale. In casa fu trovato il coltello con cui sarebbero stati inferti i colpi.
Secondo una perizia psichiatrica emersa al processo a Lanni fu diagnosticato un disturbo schizoide della personalità e una “capacità di intendere e di volere grandemente scemata”. Lui negò di essere un violento e si disse pentito; in una lettera ai feriti scrisse di non ricordare gli eventi e di essersi comportato come “uno che non era in sé”. Fu condannato a otto anni di carcere e a tre anni in REMS, le strutture per la presa in carico di condannati con problemi psichiatrici. Fino a pochi anni prima conduceva una vita ordinaria: programmatore informatico, iscritto a un circolo scacchistico con decenni di partecipazioni a tornei. Poi la perdita del lavoro, il progressivo isolamento sociale, l’esaurirsi dei risparmi e la fuga nei manuali di criminologia: una discesa che, secondo gli atti, l’avrebbe portato a progettare aggressioni contro persone anziane, scelte perché più vulnerabili.

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