Politica

IL GRAFFIO – Il pil, il conte Mascetti e la “supercazzola“

di Fabrizio Pezzani*

 

Il titolo del pezzo sembra un gioco di parole , una sorta di “ calembour “  , ma l’accostamento apparentemente audace può aiutare a capire il paradosso di termini che , come il “ pil “ , vengono abitualmente usati  dai media senza la  comprensione di quello che stanno dicendo in una sorta di autismo ripetitivo . Il conte Mascetti  era un dei protagonisti del film “ Amici miei “ di Mario Monicelli , interpretato da Ugo Tognazzi ; il conte Mascetti era esplosivo quando si esibiva nella scena della “ supercazzola “ termine che è diventato di uso abituale ,un gioco di parole incomprensibile come potrebbe essere il pil che ogni giorno viene evocato da tutti come una sorta di  magia a cui legare la felicità e la continuità di una società . Ma cosa è oggi il pil e come lo definirebbe il conte Mascetti ? Proviamo a rispondere. Il prodotto interno lordo ( al lordo dell’ammortamento dei beni di uso durevole )  (PIL) è il valore totale espresso in moneta dei beni e servizi prodotti in un Paese da parte di operatori economici , pubblici e privati con riferimento ad un arco temporale, e destinati al consumo dell’acquirente finale, agli investimenti privati e pubblici,  ed alle esportazioni. Il concetto di PIL e le sue modalità di calcolo si sono perfezionati nel tempo di pari passo con un modello socioculturale che ha fatto coincidere la felicità e il benessere di una società con la ricchezza prodotta in un arco temporale – più “ pil “, più felicità ed il contrario – finendo per essere preso a misura di valori non misurabili e simboleggiare il benessere di una collettività. Il primo a denunciare l’ esclusiva inadeguatezza di una misura solo monetaria per esprimere la felicità ed il benessere sociale del Pil fu proprio Robert Kennedy in un famoso discorso tenuto il 18 marzo del 1968 alla Kansas University.  « Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo…… Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro istruzione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell’equità dei rapporti fra noi….. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta » . Kennedy pronunciò quel discorso il 18 marzo del1968 , solo quindici giorni prima dell’omicidio di Martin Luther King  e 70 giorni prima di essere ucciso lui stesso ; con con loro finiva una storia e ne cominciava un  altra in cui l’” american dream “ avrebbe lasciato lo spazio solo alla ricerca di un ‘avidità illimitata il cui fine spirituale coincideva esattamente con il” Pil “ condannato da quei portatori di giustizia . Dovranno passare 40 anni (!) di disastri economici , finanziari , morali e sociali per riportare all’attenzione la questione cruciale posta al tempo da Robert Kennedy  . Per provare a rispondere alla questione vitale della sopravvivenza di una società venne costituita la commissione Sarkosi , ( Stiglitz , Amartya Sen ed il francese Fitoussi ) . Ma dopo alcune presentazioni  anche la commissione , come cantava Dylan, “ è volata via con il vento “ . Così siamo ritornati , ogni singolo giorno , a parlare del Pil come la pietra filosofale che dovrebbe salvare il nostro mondo dal caos imperante . Qui la menzogna diventa peggio della “ supercazzola “. Il Pil misura una produzione senza fare riferimento alle modalità etiche , di rispetto della persona e dell’ambiente , potremmo avere un pil ampiamente positivo ma allo stesso modo ampiamente distruttivo del collante sociale e della vita . Il pil pro-capite può rappresentare la fotografia della sua  inadeguatezza alla misurazione del benessere di una collettività . Basta prendere NY che ha un pil pro-capite è 50.000 $ all’anno ma anche il 46 % degli abitanti sotto la soglia della povertà .  Di conseguenza il Pil non ci dice nulla sulla povertà , sulla disuguaglianza , sulla disoccupazione ,  sul degrado morale , sulla povertà di una politica inadeguata a realizzare il sogno antico  della “ polis “ greca . In questo senso il Pil  viene strumentalmente usato per nascondere i veri problemi alla base della crisi che l’attenzione esclusiva all’arricchimento personale anche contro ogni legge morale viene realizzato . Il pil , usato in questo modo , diventa un misuratore che nasconde l’ingiustizia umana ma considera un solo dato in modo asimmetrico alla molteplicità dei valori che rendono ricca di spirito una società. Inoltre avendo posto la finanza infinita sopra l’economia reale finita , i prezzi che contribuiscono alla determinazione del pil non sono fatti dalle quantità fisiche dei beni prodotti ed offerti , ma da infinite scommesse speculative che ogni singolo giorno vengono fatte per manipolare i mercati e quindi i prezzi  dei beni stessi .  Anche per questo motivo il Pil diventa inaffidabile perché manipolabile nella sua valutazione.  Alla fine di questo pensiero la “ supercazzola “ del conte Mascetti si può usare come metafora per esprimere il senso illusorio del Pil ma rimane un divertissement mentre il Pil , ogni giorno , così richiamato rappresenta solo la misura dell’inadeguatezza culturale e politica di una società allo sbando .

*Professore emerito Università Bocconi

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