Economia e Lavoro

Inflazione, Coldiretti: “4 mld spesa in più per mangiare meno”. Confesercenti: “Rischio contrazione dei consumi”

di Chiara Napoleoni

Gli italiani hanno speso quasi 4 miliardi in più per mangiare ma a causa del caro prezzi hanno dovuto tagliare le quantità acquistate nei primi sei mesi del 2023.
E’ quanto stima la Coldiretti sull’andamento dell’inflazione a giugno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno secondo Istat che evidenzia un aumento dell’11,2 % dei prezzi dei prodotti alimentari, superiore al dato medio dell’inflazione che è scesa al 6,4%.
Le famiglie – sottolinea la Coldiretti – tagliano gli acquisti e vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti.
La punta dell’iceberg della situazione di difficoltà sono gli oltre 3,1 milioni i poveri che hanno chiesto aiuto per mangiare facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari per un totale di 92mila tonnellate di cibo distribuite negli ultimi dodici mesi, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Fead.
L’emergenza si estende – continua la Coldiretti – alle imprese agricole colpite dal maltempo che ha decimato i raccolti e dai bassi prezzi pagati alla produzione che non molti casi non coprono neanche i costi di produzione con il rischio dell’abbandono di interi territori.  Occorre lavorare – conclude la Coldiretti – per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.

 

Confesercenti: “Frenata positiva, resta il rischio di una contrazione dei consumi”

Dunque a guardare bene i numeri diffisi da Istat, l’inflazione sembrerebbe abbassare la testa. Il dato anticipatore sui prezzi registrato  è, a giudizio della Confesercenti, una buona notizia perché indica non solo uno stop rispetto a maggio – quando invece ancora si registrava un aumento dello 0,3% – ma soprattutto un’ulteriore discesa rispetto allo scorso anno. Per la Confederazione che rappresenta migliaia di esercenti, preoccupa però il fatto che la decelerazione possa essere generata da una contrazione dei consumi. Per Confesercenti prosegue, purtroppo, l’erosione del risparmio disponibile delle famiglie che stanno ancora attingendo, dove possibile, alle riserve per mantenere i propri livelli di consumi ma che potrebbero aver deciso di effettuare ulteriori selezioni, visto che già le spese obbligate guidate dai prezzi degli energetici e, ad esempio, il pagamento di interessi crescenti sui mutui hanno spostato e continuano a drenare risorse verso voci incomprimibili. In questo scenario, va certamente nella giusta direzione la proroga a settembre degli aiuti in bolletta per le famiglie e le imprese deciso dal Governo, poiché l’urgenza è quella di sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e dunque i consumi. Da gennaio ad oggi, infatti, il tasso d’inflazione è passato dal 10 al 6,4%: ciononostante, rileviamo che la decelerazione procede ad un ritmo lento e sostanzialmente, per ora, la previsione di un 5,7% per l’anno non è scalfita, così come la prospettiva che ci vogliano almeno altri 2 anni per riposizionare la dinamica dei prezzi intorno al 2%. Il quadro di alta inflazione condiziona fortemente anche le imprese e la politica monetaria di continui aumenti dei tassi di interesse della Bce sta avendo conseguenze pesanti su credito, investimenti, consumi e dunque sull’economia reale senza agire efficacemente sui prezzi: di questo passo, non solo si frena la crescita ma si rischiano pesanti conseguenze per il tessuto economico del Paese.

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