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La guerra silente per l’acqua: Il Baikal giugno 2025

di Marcello Trento

Nel panorama globale delle risorse naturali, l’acqua potabile sta emergendo prepotentemente come il bene più prezioso e conteso del XXI secolo. Quella che per molti è stata una risorsa inesauribile, sta diventando sempre più rara, alimentando tensioni geopolitiche e strategie economiche complesse. Un caso emblematico, sebbene ancora in gran parte sussurrato e oggetto di crescenti preoccupazioni, riguarda il Lago Baikal in Siberia, un gioiello di biodiversità e la più grande riserva di acqua dolce superficiale del mondo.

Per anni, il Baikal è stato minacciato dall’inquinamento industriale, con numerose fabbriche, in particolare quelle legate alla produzione di cellulosa e carta, che hanno riversato scarichi nocivi nelle sue acque cristalline. La pressione delle autorità russe e delle organizzazioni ambientaliste ha portato alla chiusura di molte di queste attività, un passo fondamentale per la salvaguardia dell’ecosistema unico del lago.

Tuttavia, un’ombra si sta allungando su questa vittoria ecologica: la crescente speculazione sull’interesse della Cina per l’acqua potabile del Baikal. Sebbene le accuse di acquisizione sistematica di aziende inquinanti chiuse con il preciso scopo di sfruttare l’acqua non siano ancora supportate da prove definitive e su larga scala, la narrazione di una “guerra dell’acqua” silenziosa sta prendendo piede.

La Visione Cinese e la Crisi Idrica Interna

La Cina, con la sua immensa popolazione e la rapida industrializzazione, affronta una delle crisi idriche più gravi del pianeta. Gran parte del suo territorio soffre di carenza idrica cronica e di grave inquinamento delle falde acquifere. In questo contesto, l’accesso a fonti di acqua dolce pure e abbondanti diventa una priorità strategica di prim’ordine. La vicinanza geografica al Baikal, pur con le sfide logistiche, rende il lago un obiettivo potenzialmente allettante per risolvere, almeno in parte, la crescente sete del Dragone.

Le preoccupazioni riguardano la possibilità che Pechino possa investire discretamente in ex-siti industriali lungo le rive del Baikal, o in aziende che detengono licenze per l’estrazione dell’acqua, magari presentandosi come investitori per la riconversione o la bonifica, ma con un occhio rivolto alla risorsa idrica. Sebbene la vendita diretta di acqua su larga scala dal Baikal sia soggetta a stringenti normative russe e accordi internazionali, le dinamiche di acquisizione di proprietà o diritti possono creare precedenti e opportunità future.

Quanto Hanno Investito? Un Quadro Opaco

Determinare l’ammontare esatto di presunti investimenti cinesi finalizzati all’accesso all’acqua del Baikal è estremamente difficile, dato che tali operazioni, se esistono con le finalità descritte, avvengono spesso attraverso canali non trasparenti o sotto la copertura di accordi commerciali più ampi.

Le informazioni disponibili pubblicamente riguardano principalmente:

* Investimenti in infrastrutture e turismo: La Cina ha mostrato interesse a investire in progetti turistici e infrastrutturali nella regione siberiana, il che potrebbe indirettamente facilitare un maggiore accesso e controllo territoriale. Tuttavia, questi non sono direttamente collegati all’acquisizione di aziende inquinanti chiuse.

* Acquisto di legno e risorse naturali: La Cina è un grande acquirente di risorse naturali dalla Siberia, incluso il legno. Non è impensabile che accordi commerciali di questo tipo possano includere clausole o interessi latenti legati all’acqua.

* Finanziamenti per progetti di bonifica o riconversione: Se le aziende cinesi fossero coinvolte in progetti di bonifica di ex-siti industriali, potrebbero giustificare investimenti significativi. Tuttavia, senza trasparenza, è difficile discernere le reali motivazioni dietro tali operazioni.

In assenza di dati ufficiali che attestino accordi specifici tra la Cina e la Russia per la vendita di acqua dal Baikal, o l’acquisizione massiva di ex-aziende inquinanti a tale scopo, qualsiasi cifra sugli “investimenti” per questo specifico obiettivo sarebbe puramente speculativa. Le autorità russe hanno sempre ribadito la loro ferma volontà di proteggere il Lago Baikal e le sue risorse idriche, rendendo qualsiasi operazione di vendita di acqua su larga scala estremamente improbabile nel breve termine.

Il Futuro del Baikal e la Lezione Globale

Il caso del Lago Baikal, pur nella sua natura ancora parzialmente ipotetica, solleva questioni cruciali sulla governance globale delle risorse idriche. La pressione demografica, il cambiamento climatico e l’inquinamento stanno trasformando l’acqua da risorsa comune a bene strategico, oggetto di manovre economiche e politiche sempre più aggressive.

La salvaguardia del Baikal, quindi, non è solo una questione ecologica, ma un test geopolitico fondamentale. La trasparenza negli accordi commerciali, la protezione rigorosa delle risorse naturali e una cooperazione internazionale basata sulla sostenibilità saranno essenziali per evitare che la “guerra dell’acqua” diventi una cruda realtà, con conseguenze incalcolabili per l’umanità e il pianeta.

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