Economia e Lavoro

L’analisi di Banca d’Italia sullo stato dell’economia italiana nel 2021

Lo scorso anno il PIL italiano è cresciuto del 6,6 per cento, recuperando due terzi dell’eccezionale contrazione del 2020 dovuta alla crisi sanitaria. La ripresa è stata diffusa in tutte le macroaree: la crescita è stata pari al 7,2 per cento nel Nord Est, al 6,8 nel Nord Ovest, al 6,1 nel Centro e al 5,7 nel Mezzogiorno. L’attività economica è stata particolarmente vivace nei due trimestri centrali dell’anno, sospinta dall’allentamento delle restrizioni a seguito dei progressi nelle campagne vaccinali; ha tuttavia rallentato nel quarto trimestre, risentendo delle difficoltà di approvvigionamento dei prodotti intermedi, della recrudescenza della pandemia e dei forti rincari delle materie prime, soprattutto di quelle energetiche. Sono saliti sia il numero degli occupati sia quello delle ore lavorate totali, pur rimanendo entrambi ancora al di sotto dei valori precedenti la pandemia.

La ripresa dell’economia e il connesso marcato incremento delle entrate fiscali hanno consentito un notevole miglioramento dei conti pubblici. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è diminuito, in rapporto al PIL, rispetto al livello molto elevato del 2020 (7,2 per cento, da 9,6), grazie al minore disavanzo primario. Dopo l’aumento di oltre 20 punti percentuali nel 2020, lo scorso anno il rapporto tra il debito e il prodotto si è ridotto di 4,4 punti, al 150,8 per cento.

L’inflazione, misurata dalla variazione sui dodici mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), è salita all’1,9 per cento nella media dell’anno, dopo essere stata pressoché nulla nel 2020. La crescita dei prezzi è stata sospinta, soprattutto nella seconda metà dell’anno, dai rincari dei beni energetici. L’inflazione di fondo è invece rimasta contenuta, anche grazie alla moderata dinamica retributiva.

All’inizio del 2022 l’attività ha risentito della rapida risalita dei contagi connessi con la diffusione della variante Omicron del Covid-19, delle difficoltà di approvvigionamento dei beni intermedi e dell’incremento dei prezzi dell’energia. Dalla fine di febbraio gli effetti dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno comportato ulteriori forti aumenti dei prezzi dei beni di cui i due paesi sono grandi esportatori. I rincari dell’energia e delle materie prime, la dipendenza dalla Russia per una quota rilevante del fabbisogno energetico, il rallentamento degli scambi e, più in generale, l’aumento dell’incertezza del quadro macroeconomico globale sono tra i fattori attraverso cui il conflitto può avere ripercussionisignificative sull’economia italiana.

Il PIL è sceso dello 0,2 per cento nel primo trimestre di quest’anno, ristagnando nell’industria e riducendosi nei servizi. Le informazioni ad alta frequenza indicano che sarebbe in atto una moderata ripresa dell’attività nel secondo trimestre, sebbene vi siano ampi margini di incertezza dovuti all’estrema volatilità del quadro macroeconomico. In aprile l’inflazione si è portata al 6,3 per cento (al 2,2 la componente di fondo). Anche le aspettative di inflazione di imprese, famiglie e analisti sono in netto rialzo.

Per l’anno in corso il Governo prevede un ulteriore miglioramento dei saldi del bilancio pubblico. Il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica dipenderà dall’evoluzione del conflitto in Ucraina e della pandemia, nonché dalla capacità di proseguire nell’attuazione del Pnrr (PNRR). A seguito del raggiungimento dei 51 traguardi e obiettivi previsti per il 2021, in aprile la Commissione europea ha versato all’Italia la prima rata dei fondi dedicati al finanziamento del Piano: 21 miliardi, suddivisi fra 10 di sovvenzioni e 11 di prestiti. Gli obiettivi fissati per il 2022 sono 100 e riguardano prevalentemente le missioni connesse con la digitalizzazione e la transizione ecologica.

Undicesimo aggiornamento Banca d’Italia ore 17.37

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