Esteri

Leone XIV: “Invochiamo dallo Spirito Santo il dono della pace”

“Invochiamo dallo Spirito Santo il dono della pace. Anzitutto la pace nei cuori: solo un cuore pacifico può diffondere pace, in famiglia, nella società, nelle relazioni internazionali. Lo Spirito di Cristo risorto apra vie di riconciliazione dovunque c’è guerra; illumini i governanti e dia loro il coraggio di compiere gesti di distensione e di dialogo”. Lo ha detto Papa Leone XIV prima di recitare la preghiera del Regina Caeli al termine della Celebrazione Eucaristica in occasione del Giubileo dei Movimenti, delle Associazioni e delle Nuove Comunità.

Nell’interiorità di ogni uomo lo Spirito Santo è quel “dono che dischiude” all’amore, è “presenza del Signore” che scioglie “durezze”, “chiusure”, “le paure che ci bloccano, i narcisismi che ci fanno ruotare solo intorno a noi stessi”, spiega Leone XIV. E allora, nel mondo di oggi, dove continuano a moltiplicarsi “le occasioni di socializzare” e corriamo il pericolo “di essere paradossalmente più soli” perché “sempre connessi eppure incapaci di ‘fare rete’, sempre immersi nella folla restando però viaggiatori spaesati e solitari”, lo Spirito Santo sfida “in noi, il rischio di una vita che si atrofizza, risucchiata dall’individualismo”.

Lo Spirito di Dio ci fa scoprire un nuovo modo di vedere e vivere la vita: ci apre all’incontro con noi stessi oltre le maschere che indossiamo; ci conduce all’incontro con il Signore educandoci a fare esperienza della sua gioia. Ed è sempre lo Spirito che aiuta a comprendere che “solo se rimaniamo nell’amore riceviamo anche la forza di osservare la sua Parola e quindi di esserne trasformati”, aggiunge il Papa. Insomma, lo Spirito “apre le frontiere dentro di noi, perché la nostra vita diventi uno spazio ospitale. Essendo lo Spirito “l’amore” tra Gesù e il Padre “che viene a prendere dimora in noi”, ci rende “capaci di aprirci ai fratelli, di vincere le nostre rigidità, di superare la paura nei confronti di chi è diverso, di educare le passioni che si agitano dentro di noi”.

Lo Spirito trasforma anche quei pericoli più nascosti che inquinano le nostre relazioni, come i fraintendimenti, i pregiudizi, le strumentalizzazioni. Penso anche – con molto dolore – a  quando una relazione viene infestata dalla volontà di dominare sull’altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio.

E invece i “frutti” che lo Spirito Santo “fa maturare in noi” – “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” –  allargano “le frontiere dei nostri rapporti con gli altri”, aprendoci anche “apre alla gioia della fraternità”, cosa che, per Leone XIV, è fondamentale nella Chiesa. Infine, lo Spirito, poiché, come ha detto Cristo, “insegna ogni cosa” e anzitutto “incide nei nostri cuori il comandamento dell’amore”, “infrange le frontiere e abbatte i muri dell’indifferenza e dell’odio”. Inoltre, “ci fa vedere nell’altro il volto di un fratello”, prosegue il Papa, e così annulla “le differenze”, che “non diventano occasione di divisione e di conflitto, ma un patrimonio comune da cui tutti possiamo attingere, e che ci mette tutti in cammino, insieme, nella fraternità.

Dove c’è l’amore non c’è spazio per i pregiudizi, per le distanze di sicurezza che ci allontanano dal prossimo, per la logica dell’esclusione che vediamo emergere purtroppo anche nei nazionalismi politici. Leone XIV ricorda che “siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine” e di tutto ciò “sono tragico segno le guerre che agitano il nostro pianeta”. Da qui l’invocazione dello Spirito affinché “allarghi gli orizzonti dell’amore e sostenga” gli “sforzi per la costruzione di un mondo in cui regni la pace”.

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