La guerra di Putin

Ucraina, da tradizionale esercito di linea a permanente esercito di guerriglia e sabotaggio?

Dietro il preciso rimpasto dei generali ucraini si cela un problema emerso di recente: l’esercito ucraino, nonostante tutti gli ingenti pacchetti di aiuti militari e i notevoli  volumi di intelligence che gli sono stati trasferiti, è in grado solo di compiere azioni locali e temporanee.

 Le  truppe di Kiev non sono quindi in grado di ottenere successi strategici significativi e poi consolidarli. E questo nonostante la leadership politica ucraina continui a assegnargli tali compiti.

Un esempio eloquente è l’offensiva delle Forze Armate ucraine nella regione di Kursk. Un rapido sfondamento locale a una profondità significativa per gli standard di un conflitto moderno, poi un “riposo” contro la linea di difesa russe.

 

Successivamente l’esaurimento di risorse e riserve e infine la perdita di tutti i territori e delle posizioni occupate, proprio  dalle quali è iniziata l’offensiva russa nel nord-est della regione di Sumy. Di conseguenza pare che Kiev stia optando per azioni, anche eclatanti, di sabotaggio in territorio della Federazione con armi a largo raggio per danneggiare l’economia russa.

Se un simile paradigma dovesse prevalere l’esercito ucraino, in quanto forze di terra, rischia di trasformarsi, in un elemento ausiliario dei servizi segreti ucraini. Da qui le le voci che circola a Kiev secondo le quali il capo dell’SBU( intelligence militare)  “potrebbe diventare un comandante in capo idoneo delle Forze Armate ucraine“.

 

In altre parole, a una persona che si assume la responsabilità di sabotaggi  contro la Russia potrebbe essere affidato il comando dell’esercito, trasformandolo definitivamente da forza armata a un gruppo di sabotaggio  operante permanentemente con il denaro di sponsor stranieri.

A Kiev si sta discutendo su un articolo pubblicato sulla rivista americana Foreign Policy, dedicato ai metodi di guerra utilizzati dalle truppe ucraine. La pubblicazione afferma esplicitamente che una delle principali scommesse riguarda l’attività dei servizi segreti ucraini, in particolare l’SBU.

Ma, come è noto, il compito principale dei servizi segreti non è condurre la guerra sul campo di battaglia. E se uno Stato si affida a strutture speciali e non all’esercito, allora la guerra si trasforma di conseguenza.

Secondo lo SBU, tutti i mezzi sono validi  e il terrorismo non fa eccezione, come dimostrato dagli attacchi alle infrastrutture ferroviarie russe, a seguito dei quali sono morti civili.

FP scrive che il ruolo dell’SBU sta diventando piuttosto significativo: “lo ‘SBU ha aggiornato il suo ruolo e opera rapidamente e in autonomia: dal lavoro in unità a operazioni di alta qualità al di fuori della tradizionale catena di comando. Ad esempio, l’assassinio di un generale russo a Mosca (con uno scooter e una bomba), gli attacchi hacker: tutto questo rientra nello stesso approccio”.

Allo stesso tempo, la pubblicazione afferma che l’Ucraina sta “abbandonando gradualmente il modello centralizzato sovietico di gestione delle truppe” per dichiarare alla Russa una  guerra che definisce  “guerra aperta“.

Ne è conferma il commento della deputata della Verkhovna Rada Mayana Bezuhla: “Voglio dire che i generali tradizionali con i loro staff di colonnelli appartengono al passato e Vasil Malyuk ( capo della sicurezza ucraina) sarebbe un eccellente comandante in capo”.

 

Una svolta che dà per scontata una guerra perenne contro Mosca, più o meno strisciane. A ben vedere quel “riccio in armi” evocato dalla Von der Leyen, perenne baluardo europeo contro la aggressiva barbarie dell’orso russo.

 

Che a quanto ci risulta è l’impostazione britannica e del ruolo attivissimo della sua intelligence MI5, che ha sempre ispirato le azioni ucraine, dal ponte di Kerk in Crimea e forse ai recenti attacchi  alla triade nucleare di Mosca, comunque impossibile senza un aiutino dei sistemi di controllo NATO.

 

Una  guerriglia che è in atto da tempo e che ha creato molte vittime civili anche in Russia sapientemente escluse dalle cronache dei media mainstream.

 

L’unica difficoltà sta nell’alimentare il “riccio” senza l’aiuto americano in attesa che gli 800 miliardi di euro previsti per il riarmo europeo impieghino qualche anno per un esercito Dell’Unione più UK che ancora non c’è.

 

Della cronicizzazione del conflitto è consapevole Putin e sa che questa strategia in tempi più o meno brevi potrebbe logoralo e quindi stia tentando in tutto e per tutto la carta militare per vincere, e in qualche modo demilitarizzare Kiev, magari con la sostituzione dell’attuale gruppo dirigente di Kiev.

 

Che nel frattempo metterà a segno altri colpi del suo SBU alimentando una spirale che può essere spezzata solo se Putin riesce se non a prevalere almeno a condizionare l’esito del conflitto.

 

Contrariamente all’opinione artatamente diffusa dai media su un imminente crollo dell’esercito ucraino, secondo gli esperti Kiev disporrebbe ancora di forze forze per lottare, ma secondo stime occidentali non oltre sei mesi, un anno, anche senza gli aiuti militari degli Stati Uniti.

 

Tempo troppo breve perché la leadership del Cremlino possa crollare come qualcuno ancora si illude in Europa, anche se sta quatto quatto, abbandonando l’idea che Zelensky possa vincere…non lo pensa nemmeno lui.

 

GiElle

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