Esteri

L’inferno di Gaza senza luce e acqua: “Così fino al rilascio degli ostaggi”. In 340mila intrappolati con i confini chiusi

 

Niente acqua, né carburante, né elettricità per la Striscia di Gaza finchè gli ostaggi israeliani non saranno rilasciati: così oggi il ministro dell’Energia Israel Katz, in un messaggio diffuso sui social network. Nella regione palestinese, una delle più densamente popolate al mondo, vivono oltre due milioni di persone. Già più di 340mila, secondo le Nazioni Unite, quelle costrette a lasciare le proprie case in seguito ai bombardamenti dell’aviazione di Tel Aviv, che ha avviato una politica di “assedio totale” verso Gaza dopo l’attacco sferrato sabato 7 ottobre da Hamas. I valichi che collegano Gaza con Israele e con l’Egitto sono tutti chiusi e per questo i civili non possono lasciare la zona in cerca di riparo e sicurezza. Bloccata anche la consegna di beni essenziali, di carburante e di elettricità, con un rischio anche per gli ospedali, che potrebbero trovarsi presto nelle condizione di non poter operare e salvare persone ferite. “Aiuti umanitari a Gaza?” ha scritto Katz nel suo messaggio: “Nessun interruttore elettrico sarà acceso, nessun idrante sarà aperto e nessun camion di carburante entrerà finché i rapiti israeliani non saranno tornati a casa“. Sia civili che militari sono stati catturati durante un’offensiva sferrata sabato dall’organizzazione palestinese Hamas nel sud di Israele. Secondo informazioni rilanciate da fonti di stampa, non confermate a livello ufficiale, le persone in ostaggio a Gaza sarebbero più di 150. “Negli spazi della Chiesa continuiamo a ricevere e accogliere centinaia di persone; per tutte cerchiamo di reperire acqua e cibo, pregando ogni giorno per la pace o almeno una tregua”: a parlare con l’agenzia Dire è padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra famiglia nella Striscia di Gaza.
Il sacerdote risponde al telefono, al sesto giorno di bombardamenti da parte dell’aviazione e della marina israeliane seguiti all’offensiva armata di Hamas di sabato scorso. Questa settimana il governo di Tel Aviv ha avviato una politica di “assedio totale” verso Gaza, aggravando le restrizioni in vigore già da anni e sottolineando che, almeno finché non saranno rilasciati tutti i cittadini e militari israeliani presi in ostaggio, non sarà permesso l’ingresso nella Striscia né di cibo, né di acqua, né di carburante. E senza gasolio non funzionano neanche i generatori, fondamentali per l’operatività degli ospedali. Padre Romanelli parla da Betlemme, in Cisgiordania, dove si trovava sabato mattina, quando è scattata l’offensiva di Hamas. “Stavo ritornando da Roma, dove avevo partecipato al Concistoro al quale Papa Francesco ha imposto la berretta cardinalizia al patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa” ricorda il sacerdote. “Sarei dovuto rientrare a Gaza venerdì, ma dovevo prendere per una sorella una medicina che non si trova nella Striscia e allora con il vicario abbiamo deciso che avrei ritardato di un paio di giorni: il sabato, per lo Shabbat, è chiuso il valico di Erez, uno dei pochi a permettere l’arrivo a Gaza da Israele; era poi l’ultimo giorno della festa ebraica delle capanne, Sukkot”.
Da Betlemme, a ogni modo, padre Romanelli è in contatto costante con i suoi assistenti e i suoi parrocchiani. Su Facebook condivide video e immagini scattate in questi giorni. Come quelle del rosario quotidiano, recitato anche ieri alla Sacra famiglia, in piedi, in un campo di basket.

Preghiamo per la pace, dopo l’appello dell’Angelus del Papa, nella speranza che venga accolto anche quello rivolto dal cardinale Pizzaballa per una giornata di raccoglimento e digiuno martedì prossimo” dice padre Romanelli. Convinto che in realtà pregare si possa e si debba in ogni momento, senza fermarsi: “Ci affidiamo alla Madonna, al Nostro signore Gesù Cristo, a San Giuseppe e alla Sacra famiglia, che è la nostra patrona; a Gaza secondo la tradizione passò per due volte, prima fuggendo da Betlemme in Egitto attraverso la ‘via maris’ e poi tornando dall’Egitto verso Nazareth”.
Il sacerdote parla di pace consapevole delle difficoltà. “Che ci sia almeno uno stop delle ostilità e che si aprano almeno corridoi umanitari” sottolinea: “Penso a coloro che sono stati privati della libertà e all’assistenza per gli almeno 5.763 feriti nella Striscia”.

Dire

aggiornamento l’attacco a Israele ore 0.8.45

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