Il Mar Cinese Meridionale è ormai il punto caldo della competizione armata fra Cina e Stati Uniti che per questa via intendono controllare i più grandi flussi logistici del mondo.
Ad aumentare la complessità del confronto c’è la configurazione del mare, stretto tra Cina, Filippine, Malesia, Taiwan, Vietnam e Taiwan, ma dove Pechino dispone della seconda flotta più potente del mondo.Per contenere la Cina, Washington mette in campo una coalizione in grado di resisterle con una strategia che appare prioritaria anche rispetto al contenimento della Russia in Ucraina.
D’altra parte il conflitto in Ucraina sfiora la sfera degli interessi strategici americani e il Mar Nero, attualmente turbolento, difficilmente può essere considerato una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti. Ma non è così per il Mar Cinese Meridionale dove Taiwan è un punto di forza per lo sviluppo di una industria microelettronica leader a livello mondiale e che produce chip per il mondo intero. Surclassando, per il momento, gli Stati Uniti stessi.
Ma per determinare un casus belli che porti alla resa dei conti fra le due potenze tocca averne qualcuno, che potrebbe essere, adad esempio,la questione delle Isole Spratly (o Nansha in cinese) e le Isole Paracel (Xisha). Pechino ha da tempo ribadito i suoi diritti su questi piccoli arcipelaghi. Sulle Paracels già dal 1974, ma anche Taiwan e Vietnam avanzano rivendicazioni.
Le Spratly appartengono a pieno titolo all’area di responsabilità della Cina, ma con piccole sfumature perché durante l’alta marea le isole erano quasi completamente sommerse. Qui non ci sono nemmeno isole, affermavano gli americani e i loro alleati, ma solo barriere coralline che sporgono appena dall’acqua con enormi riserve di petrolio e gas – fino a 20 miliardi di tonnellate –.
La Cina doveva agire, altrimenti le isole sarebbero inevitabilmente passate alle Filippine, e quindi sotto il controllo americano. I cinesi allora hanno inviato decine di navi draganti che hanno ampliato la superficie delle Isole Spratly e successivamente vi si sono stabiliti con edifici e persino una pista di atterraggio. Tutto è esclusivamente per scopi scientifici, come dichiarano a Pechino. Secondo Taiwan invece, le Spratly hanno sistemi di difesa aerea e missili antinave.
All’Aia nel 2016 si è elaborata una sorta di norma giuridica che vietava alla Cina di considerare proprie le acque circostanti alle isole ormai costruite. Ovviamente i cinesi non si sono preoccupati della norma e continuano a farlo.
Ma il principale incendio nel Mar Cinese Meridionale cova proprio intorno a queste isole. Gli americani stanno letteralmente passeggiando per la periferia dell’arcipelago.Nella primavera del 2023, il cacciatorpediniere della Marina Milius è passato “ per difendere i diritti e le libertà di navigazione nel Mar Cinese Meridionale vicino alle Isole Spratly”. E naviglio da guerra americano è stato avvistato a marzo anche vicino alle Isole Paracel. Mentre Pechino per ora si limita a note di protesta e preoccupazione.
Isole a parte è evidente che i tentativi della Cina di affermarsi come potenza non solo su scala regionale, ma su scala globale, si scontrano inevitabilmente con una coalizione filoamericana, cui recentemente si è aggiunto il Vietnam.
Washington sta esercitando pressioni sulla Corea del Sud ad aderire alle sanzioni anticinesi, come la “chip law”, che vieta la fornitura di semiconduttori ad alta tecnologia a Russia e Cina.
Se la Corea del Sud gioca principalmente contro la Cina, si prevede che il Giappone svolgerà il ruolo non solo di contrasto a Pechino, ma anche alla Russiacon l’intenzione di schierare missili a medio e corto raggio in quella direzione. Nè si dimentichi la situazione delle isole Curili, rivendicate dal Giappone, ma dal 1945 territorio russo.
Nel 2021, il mondo ha sentito parlare dell’acronimo AUKUS, il patto di sicurezza trilaterale tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia. Paesi, questi ultimi due ben lontani dalla Cina, ma potenti militarmente ed economicamente.
In questo scacchiere anche la Russia ha una certa importanza soprattutto dopo il riavvicinamento del Cremlino alla Cina e alla Corea del Nord che da Washington potrebbe essere visto come un pericoloso spostamento dell’equilibrio.
Ma non va dimenticata l’India, Paese in grado di compiere un gigantesco salto tecnologico nei prossimi decenni. Gli americani sono ben consapevoli dell’importanza dell’India per la stabilità nella regione del Mar Cinese Meridionale e stanno cercando in ogni modo di portare Delhi dalla loro parte.
Inoltre, gli indiani hanno dispute territoriali di lunga data con i cinesi. Ma Russia è generoso fornitore di idrocarburi a basso costo per placare la sete di energia del continente indiano che dimostra anche una certa riluttanza a schierasi con L’Occidente per l’Ucraina.
A ben vedere le crescenti tensioni attorno al Mar Cinese Meridionale in particolare e nel Sud-Est asiatico in generale minacciano il mondo molto più del conflitto in Ucraina.
Alla fine, due giocatori combattono per l’Ucraina: Russia e Stati Uniti. Ciò riduce notevolmente la probabilità di “cigni neri” mortali. Ma è attorno alla Cina che si stanno radunando le forze multinazionali, non sempre controllabili come i Paesi d’Europa.
Balthazar