Economia e Lavoro

Morti sul lavoro, l’inarrestabile dramma quotidiano

 

di Wladymiro Wysocki*

 

Il 28 aprile, nell’occasione della giornata mondiale della sicurezza sui luoghi di lavoro ricordiamo e commemoriamo le vittime che ogni giorno cadono nel lavoro.

Uomini, donne, giovani ragazzi strappati violentemente dalla vita in una normale e consueta giornata di lavoro.

Tutti i giorni le cronache di giornali e telegiornali riportano le notizie di qualche evento drammatico accaduto in Italia, numeri senza fine ai quali è impossibile restare aggiornati.

Numeri, così vengono riportati nei dati delle statistiche e dei vari comunicati.

Numeri dietro ai quali ci sono storie, famiglie, persone, affetti.

Vite inaspettatamente spezzate con violenza, e il dramma di una famiglia che si compie e sprofonda nel dolore più atroce.

Vittime del lavoro, morti bianche, così vengono definite.

Una sensazione di quasi normalità, come se lavorare volesse dire mettere in conto che si possa verificare la tragica possibilità.

Oggi in questa ricorrenza mondiale, siamo tutti uniti per ripetere e sottolineare a gran voce mai più morti sul lavoro!!

È intollerabile che il saluto di un padre, di una madre, di un figlio, per andare al lavoro diventi l’ultimo alla propria famiglia ed è inaudito che il lavoro motivo di dignità, di realizzazione della persona, di orgoglio e soddisfazione diventi mezzo di morte.

E’ impensabile che nel 2024 si muoia di lavoro e che il lavoro sia morte.

Non possiamo e non dobbiamo accettare mai questo scempio della nostra società

Nello scorso anno si sono verificati 1.041 morti sul lavoro e585.356 infortuni e in questi primi mesi del 2024 gli eventi di infortuni e morti sul lavoro non sembrano ridursi, anzi, stiamo su una drammatica media di un morto ogni 8 ore e un incidente ogni sessanta secondi.

Preoccupanti sono le morti in aumento nella fascia giovanile (15 – 30) e gli incidenti in itinere, un indice da tenere sotto osservazione.

Se nella fascia giovanile le cause di incidenti possono essere una mancata formazione, una mancata conoscenza dei pericoli e dei rischi, o una maggiore imprudenza, all’opposto abbiamo un aumento nella fascia adulta over 55, significato sicuramente di stanchezza e forse troppa sicurezza portata da anni di esperienza nel lavoro e quindi causa di una sottovalutazione dei pericoli.

Se da una parte si potrebbe peccare di ingenua sfrontatezza dall’altra è facile avere una pericolosa confidenza con le situazioni pericolose.

Una realtà, oggi, alla quale abbiamo tutti il dovere morale di dover contrastare e fermare immediatamente questo devastante fenomeno.

Cosa ancora non sta funzionando? Proprio in questi giorni è stato approvato il D.L. del PNRR 19/2024 nel quale è contenuta la patente a crediti diventando così ufficialmente legge che dal 1° ottobre almeno per il settore dell’edilizia verrà applicata e successivamente estesa ad altri settori.

Se sarà lo strumento ideale atto a ridurre gli infortuni lo vedremo ma di sicuro sarà un impianto giuridico nuovo che metterà in una nuova ottica molti aspetti lavorativi.

Si parla di patente a crediti, di formazione, di addestramento, di nuove sanzioni, maggiori controlli, ma su quello che dobbiamo maggiormente essere incisivi è nella cultura e mentalità nuova della sicurezza.

Dobbiamo educare, o meglio rieducare, non solo i lavoratori ma i nostri ragazzi a cominciare nei banchi della scuola.

Attendiamo da troppo tempo che la proposta di legge della materia in sicurezza sul lavoro, già approvata in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, diventi finalmente una realtà anche se da prima inserita nell’ambito dell’insegnamento dell’educazione civica.

Va bene, purchè ci si affretti a divulgare ai nostri ragazzi quelle conoscenze, seppur basilari, di sicurezza sul lavoro ma validissime per abituare le giovani menti ad allenarsi al lavoro sano e sicuro.

Formazione e addestramento sono sicuramente i primi strumenti sui quali dobbiamo puntare ma un altro strumento fondamentale, per essere incisivi e per avere ottimi risultati e riscontri, è la partecipazione attiva dei lavoratori che si devono sentire attivi e parte integrante.

Una integrazione non solo nei corsi di formazione ma anche dell’azienda nella quale con il loro operato, lavoro e attività sanno bene cosa bisogna fare per migliorare un sistema che spesso viene trascurato per il raggiungimento degli obbiettivi economici.

Che siano tavoli istituzionali, manifestazioni, articoli di giornali, testi di formazione o corsi ovunque si parla di prevenzione.

Ma cosa è veramente la prevenzione?

Riportando testualmente la definizione del vocabolario Zanichelli 2024, prevenzione è definita “attuazione dei provvedimenti più adeguati a impedire che si manifesti qualcosa di dannoso, pericoloso e simili”.

Citando la definizione del testo unico della sicurezza sul lavoro, il D. Lgs. 81/08 e s.m.i., la prevenzione è “il complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno”.

Quindi come vediamo le due definizioni non differiscono di molto, ovviamente la seconda è più specifica, ma basterebbe capire nel profondo il significato e applicarla realmente per dare una sferzata agli incessanti incrementi degli infortuni.

L’articolo 46 della nostra Costituzione Italiana recita che, “ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”.

La prevenzione nei luoghi di lavoro è un lavoro di squadra, diamo ascolto ai lavoratori, ascoltiamo la loro voce, perché la sicurezza è un bene collettivo e la gestione deve essere corale.

Tornando alla giornata mondiale della sicurezza sul lavoro di oggi, commemoriamo tutti coloro che hanno perso la vita o sono stati coinvolti in tragici indicenti le cui ferite e cicatrici resteranno per sempre come ricordo di un crudele evento che si poteva evitare.

Oggi sarà una giornata di appelli, di richieste alla maggiore sicurezza, a maggiori controlli, certezze, formazione ma tutto lo si potrebbe semplicemente riassumere che ognuno di noi è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità.

Sappiamo benissimo quello che non funziona ma siamo poco leali ad ammetterlo.

Mettere i lavoratori in condizioni deplorevoli di lavoro con false attestazioni di corsi, attrezzature fatiscenti, ritmi di lavoro intensi e poi riempire le piazze con scioperi gridando allo scandalo non ci fa onore.

Possiamo istituire tutte le leggi che vogliamo ma se poi manca il rispetto di esse sarà sempre un fallimento.

Ricordiamoci che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro e tale diritto lo riconosce e lo promuove con condizioni che lo rendano effettivo.

*Esperto di sicurezza sul lavoro

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