La guerra di Putin

Russia, esiste una opposizione di sinistra? Pare di si e chiede a Putin di non ricandidarsi

 di Giuliano Longo

Esiste in Russia una opposizione di sinistra? Sulla nostra stampa circolano i commenti più significativi per quanto avviene nella gerarchie del Cremlino e comunque il Partito Comunista delle Russia (KPRF), nonostante il suo 20 % dei voti risulta allineato e coperto sulle posizioni di Putin, ma esistono fermenti critici affatto soggetti restrizioni, censure se non peggio.

Ne è un esempio Svobodna Pressa (Stampa Libera)della quale traduciamo e sintetizziamo un articolo fondo di una settimana fa, una testata  che ha un suo seguito a Mosca e che sull’affaire Prigozin così esordiva

“Intorno alla ribellione di Prigozhin e alla “marcia della Wagner” su Mosca, ovviamente,  ci sono molte teorie del complotto – scrive il quotidiano-. Alcuni sospettano  che l’intera storia è stata avviata dallo stesso Putin , che avrebbe  voluto verificare il comportamento del suo entourage in una situazione critica. Ma parlando seriamente, l’iniziativa di Wagner PMC è in fermento da molto tempo e quello che è successo è naturale.”

La prima osservazione critica del quotidiano è che, al di fuori della legalità, il Governo ha creato una “compagnia militare privata” per risolvere i suoi compiti “speciali” e ha permesso a Prigozhin di guadagnare enormi somme di denaro attraverso schemi non trasparenti .

Lo stesso Putin, prosegue l’articolo, ha ammesso che da maggio 2022 a maggio 2023 le autorità russe hanno pagato alle PMC più di 86 miliardi di rubli ( quasi un miliardo di dollari nell’ultimo anno,  mentre a società di Prigozhin, la  Concorde,ha guadagnato un altro miliardo di dollari solo nel 2023.

Per di più, nota il commentatore, sono state le autorità a consentire alla Wagner, fuori dalla legge, di reclutare prigionieri nelle colonie penali russe e il Cremlino avrebbe usato Prigozhin come contrappeso per la guida del Ministero della Difesa, pompando il suo peso politico. “Si scopre così  che la ribellione del boiaro è stata generata dalle stesse autorità, che per lungo tempo hanno sputato sulla legge per i propri interessi”. 

La ribellione ha avuto luogo sullo sfondo di problemi reali sia al fronte e che nelle a retrovie, particolarmente evidenti durante i 16 mesi dell’operazione speciale.

La conclusione di Svobodna è che per avere successo nel confronto con ‘l’Occidente collettivo’, è necessario “cambiare il corso capitalista distruttivo dello sviluppo del Paese, effettuare una ‘svolta a sinistra’ nell’economia e nella sfera sociale, nazionalizzare settori strategici dell’economia russa, introdurre un sistema moderno della Commissione statale per la pianificazione, sradicare l’oligarchia e sviluppare i meccanismi della vera democrazia”.

“Ma  le autorità, che esprimono gli interessi della grande borghesia, non vogliono categoricamente cambiamenti socialisti. Pertanto, gli appelli patriottici di Putin aleggiano nell’aria vanamente nel protrarsi di torbidi compromessi e accordi commerciali con il nemico”.

Così mentre il popolo è chiamato a unirsi e mobilitarsi “gli oligarchi, i funzionari corrotti e i generali continuano ad arricchirsi grazie alla ‘operazione speciale’”. 

Tanto che nel 2022 la fortuna totale dei miliardari russi è passata da $ 353 miliardi a $ 505, quindi “non sorprende che in una situazione del genere, le critiche ai funzionari corrotti e le richieste che Prigozhin ha espresso in modo populista, abbiano trovato una certo consenso tra i cittadini russi”.

A seguito della marcia di Wagner Putin ha ripetutamente affermato che “la resistenza dell’intera società ha contribuito a fermare la ribellione, ma è solo un suo pio desiderio – scrive la testata- poiché il 24 giugno“non abbiamo assistito a una sola manifestazione o picchetto a sostegno delle autorità. Non solo, a Rostov sul Don molti residenti hanno manifestato simpatia per i wagneristi, mentre molti funzionari di alto rango e grandi uomini d’affari hanno lasciato urgentemente Mosca, e molti anche la Russia”.

Per di più i militari non erano ansiosi di affrontare i combattenti del PMC, mentre nel corso dell’ammutinamento parte della società russa è stata  alla finestra in attesa di vedere come andava a finire.

Per Svobodna niente è finito perché quegli eventi sono stati un avvertimento a un “sistema di potere russo è gravemente malato, di cui parlano da molti anni i rappresentanti delle forze patriottiche di sinistra. 

Pertanto, ora la cosa più corretta per Putin è non candidarsi per un nuovo mandato presidenziale e tenere elezioni oneste nel marzo 2024, formando un governo di coalizione con la partecipazione dell’opposizione di sinistra e patriottica nel prossimo futuro”.

Perché “l’attuale fase capitalista si è esaurita e se tutto rimane invariato, allora il caos e i disordini sono già assicurati nel prossimo futuro” mettendo a rischio tutta ‘l’operazione Ucraina’.

 

Probabilmente nemmeno una ribellione armata costringerà Putin a effettuare una seria rotazione del personale alla guida della Russia e ad annunciare una sua “marcia per la giustizia” per cambiare il corso disastroso che oggi ostacola la vittoria e lo sviluppo del Paese.

Probabile che il sistema continuerà a resistere disperatamente alle  necessarie riforme, e i governanti del Cremlino intraprenderanno qualsiasi avventura pur di continuare a sedere ‘sul trono’”.

“In una situazione del genere – prosegue il quotidiano-  tutti i sostenitori del socialismo non dovrebbero fare affidamento su Dio, il “buon zar” o la “mazza di Prigozhin”, ma organizzarsi in modo che in futuro non diventino vittime e ostaggi delle sanguinose resa dei conti della borghesia”.

 

Di qui un appello alla unione di tutte le forze di sinistra che per le primarie in autunno scelgano  “un unico candidato dall’intera opposizione progressista”.

 

Già dopo il fallimentare esordio della ‘Operazione Speciale, sono sempre più frequenti le critiche al Governo, alle elites spesso con accenti veterosovietici, ma più in generale socialdemocratici. Se è difficile stimare il peso di queste posizioni politiche nell’opinione pubblica, resta il fatto che comunque una sinistra alla “russa” in qualche modo esiste e parla.

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