La guerra di Putin

Russia/Ucraina. Putin attacca Kiev per rappresaglia…è solo l’inizio?

di Giuliano Longo

Putin non può sembrare debole dopo le controffensive subite e davanti allo scotto dell’attacco al simbolico ponte di Kerč. in Crimea. Per il Cremlino colpire il centro di Kiev (compresa la sede del neonazi battaglione Azov) serve ad impaurire  e prevenire azioni alla fin fine fuori controllo. Le pretese di Zelnsky per il completo coinvolgimento dell’Occidente in armi e soldi (già doviziosamente elargiti), fanno scricchiolare quella che era l’adesione su certe sue scelte non molto meditate, a quanto pare. Dopo appena due giorni dal cambio della guardia del comando delle operazioni in Ucraina affidato al generale Sergei Surovikin (che pare si sia dimostrato un duro nelle guerre in Cecenia ed in Siria) , l’intensità e la violenza degli attacchi russi sembra già aumentare. Il  10 ottobre, per  la prima volta in otto mesi di guerra, il centro cittadino di Kiev è stato colpito da una salva missilistica. Ci sono morti e feriti tra i civili, nonostante la capitale ucraina sia distante da mesi dal centro delle battaglie, che la Russia ha spostato verso il Donbas riducendo il fronte offensivo   (ipotesi peraltro ritenuta impossibile dagli stessi strateghi russi).  I russi sostengono di aver colpito centri strategici della Capitale ucraina (e decine di altri sul territorio della nazione) che si trova in stato di emergenza con metro chiuse, rifugi e attività bloccate. Evidentemente Vladimir Putin, mentre riattiva in tempi record la circolazione sul ponte colpito, mostra concretamente le sue capacità punitive, nonostante sul fronte si manifestino crepe e malcontento.  Putin ha definito l’attacco al ponte di Kerč “terroristico”, Kiev prima lo ha descritto come il risultato di una sua azione e successivamente lo ha smentito proprio in timore di una reazione che si è puntualmente verificata. L’astuzia tutta Zelenskiana di vantare il colpo e poi nascondere la mano non ha evidentemente funzionato colpendo un progetto russo di collegamento penisola e madre patria che risale addirittura al 1904. L’attacco a Kiev, Dnipro e Zaporizhzhia, (e altre località, non ultima  pare anche Leopoli ai confini con la Polonia) è una conseguenza attesa. La dottrina russa non giustifica tuttavia l’uso della bomba atomica (anche se tattica) e per ora, ha evitato l’attacco a tutte le reti logistiche ucraine come invocato dagli oltranzisti russi, ma la prevista reazione qualche timore deve aver pure suscitato in Zensky che si sarebbe rifugiato in un bunker superprotetto. Per capire le prossime mosse del Cremlino e del suo nuovo generale, va segnalato che 3 missili da crociera lanciati da una nave russa nel Mar Nero hanno viaggiato prossimi allo spazio aereo Moldavo prima di colpire nella regione di Odessa.Pobabilmente obiettivo di una prossima offensiva invernate che chiuderebbe a Kiev l’accesso al Mar Nero. E’ evidente che Mosca non intende trattare fino a che non ha raggiunto l’obiettivo di stabilizzare le quattro regioni annesse recentemente nella Federazione Russa. Regioni che subiscono ancora l’offensiva ucraina a nord est come  Lugansk e Donetsk mentre Kherson èsotto pressione a sud come l’area di Zaporizhzhia che di fatto è ancora contesa, anche se il controllo della centrale nucleare è ormai in mano ai russi che non molleranno facilmente, anche perché la centrale è in grado di produrre energia per l’Europa Centrale. Gli Stati Uniti hanno in mano il pallino della situazione anch se dall’analisi dei media americani cominciano ad emergere perplessità sull’operato piuttosto avventuristico di Zelensky che probabilmente non ha il controllo pieno dei suoi servizi segreti (lo Sbu erede del Kgb) ) e di forze oltranziste (forse sostenute dalla GB ) che ormai viaggiano su altri obiettivi di destabilizzazione di Mosca. Ma c’è una diplomazia segretarie sta lavorando fra le parti e che potrebbe dare frutti dopo le elzioni di midterm in Usa.

aggiornamento la guerra di Putin ore 15.58

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