La guerra di Putin

  Serbia, il paese slavo-balcanico fra Unione Europea e Russia

 

La Serbia, paese candidato all’Unione Europea, resta fortemente diviso tra est e ovest, nel rapporto di vicinanza politica, culturale e religiosa con Mosca pesano sul mancato allineamento Di Belgrado alla politica estera europea e ritarda e forse ostacola per sempre, la sua candidatura per l’ingresso nella UE.

Nel 2012, il presidente Aleksandar Vučić arrivò  al potere con un forte orientamento europeista che in pochi anni è crollato da un consenso popolare dall’89% nel 2013 al 53% nel 2019, con una tendenza ulteriormente in crescita con il conflitto ucraino.

La prima questione che pesa  è il non-riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo adottata da Belgrado per contrastare la dichiarazione d’indipendenza di Pristinadel febbraio 2008. La Serbia ha infatti evitato l’allineamento con le dichiarazioni e misure europee nei confronti di quei paesi che non riconoscono l’indipendenza kosovara, tra i quali la Russia, la Cina, l’Iran, e la Corea del Nord.

Successivamente  Belgrado ha rifiutato di adottare le sanzioni contro Mosca già con l’annessione russa della Crimea nel marzo 2014  giustificando la decisione con motivazioni economiche fra le quali la  dipendenza energetica da Mosca.

Questa decisione del governo ha il sostegno nella maggioranza dei cittadini che ancora ricordano le sofferenze degli anni ’90 quando l’Occidente impose sanzioni contro il regime di Slobodan Milošević, ma ancor di più i bombardamenti NATO su Belgrado del 24 marzo 1999. Quindi molti serbi  ritengono che l’indignazione europea e atlantica per il comportamento russo sia ipocrita, anche se non esprimono ostilità nei confronti dell’Ucraina.

Un recente sondaggio realizzato dal centar za istraživanje, transparentnost i odgovornost di Belgrado, rileva che il 66% dei serbi ritiene che la Russia sia stata “costretta” a iniziare la guerra a causa dell’espansionismo della NATO verso est, e due terzi dei cittadini indicano la Russia come il paese “migliore amico della Serbia”. Ma  tutti gli istituti d’indagine indipendenti certificano che più dell’80% dei serbi sono contrari all’adozione delle sanzioni contro la Russia.

Alle elezioni dell’aprile del 2022 con lo slogan elettorale “Pace-Stabilità” Vučić ha convinto   il 44% degli elettori a scegliere il suo partito, mentre i partiti filo-russi hanno ottenuto il 25% dei voti. Le elezioni previste per dicembre 2023 confermerebbero Vucic quale guida della  politica serba rafforzando la sua politica estera.

Tuttavia questa politica di relativa  equidistanza e il  rifiuto di adottare le sanzioni contro Mosca, stanno ostacolando il lento  processo di avvicinamento del paese all’ingresso nell’UE e irritano l’Occidente.

Balthazar

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