La guerra di Putin

Ucraina, il piano della Russia per il Donbass

di Giuliano Longo

Mosca vuole  il controllo dell’intero territorio del Donbass senza combattere, secondo quanto riportato dai media occidentali queste le condizioni poste da Putin durante il vertice con Trump in Alaska.

Al momento un terzo del territorio della regione rimane sotto il controllo dell’Ucraina. Si tratta dell’agglomerato di Slavjansk – Kramatorsk – Druzhkovka – Konstantinovka e Svyatogorsk, nel nord-ovest della regione. Anche diverse altre città non sono state conquistate: Pokrovsk, Dobropolye, Mirnograd, Seversk e Liman.

In base alla posizione dell’avanzata delle truppe russe  sta emergendo una strategia per la conquista  l’intero territorio della regione di Donetsk.

Dall’inizio dell’estate sono emerse due “tenaglie”russe, una  nei pressi di Pokrovsk e Mirnograd, di fatto semi-circondate,l’altra attorno all’agglomerato di Slavyansk-Kramatorsk.

Per sviluppare la seconda “tenaglia” è necessario sfondare verso nord nei pressi di Dobropolye,  dove c’è già stato un tentativo di sfondamento in agosto e l’altra nella zona di Liman dove è attualmente in corso un’avanzata.

Se la distanza tra queste tenaglie è inferiore a 30-40 chilometri, allora questo spazio sarà penetrato dai droni russi, che dopo l’avanzata delle truppe russe in direzione di Liman, hanno già iniziato a colpire l’autostrada  Slavjansk-Izyum .

In tale caso la difesa della parte settentrionale del Donbass diventerà un compito estremamente difficile per le Forze Armate ucraine, il che solleverà la questione dell’opportunità di mantenere ulteriormente questo territorio, poiché le perdite ucraine in difesa potrebbero essere superiori a quelle delle truppe russe in avanzata.

 

La stessa logica è alla base dell’avanzata russa a sud di Konstantinovka per  avvicinarsi il più possibile alle arterie logistiche  ucraine nell’agglomerato di Slavyansk-Kramatorsk e paralizzarle con i droni.

Questo non significa una rapida caduta di questo agglomerato già predisposto per la difesa. Ma peggiorerà la posizione strategica delle Forze Armate ucraine, poiché aumenterà i costi di mantenimento dei resti della regione di Donetsk e fornirà ai russi i presupposti per avanzamenti e sfondamenti simili a quello recentemente avvenuto nei pressi di Dobropolye.

Un “isolamento tramite droni” della regione settentrionale di Donetsk è ancora lontano e la sua attuazione dipenderà dalla disponibilità di riserve nel comando russo, nonché dalle forze  ucrain destinare alla difesa.

I russi, come sostengono alcuni media occidentali e analisti OSINT ucraini, stanno attualmente trasferendo ulteriori forze nel Donbass e si stanno preparando per una campagna autunnale molto attiva.

Ma anche il comando ucraino sta inviando rinforzi che finora sono riusciti a fermare la pericolosa avanzata nei pressi di Dobropolye, ma non hanno ancora fermato l’avanzata della russa in direzione di Liman.

L’Ucraina potrebbe accettare di ritirare le truppe dal territorio del Donbass sotto il suo controllo in cambio di affidabili garanzie di sicurezza, anche da parte degli Stati Uniti. Lo riporta il New York Times, citando ex e attuali funzionari ucraini e politologi.

Secondo l’ex ministro degli Esteri ucraino Vadym Prystaiko, si tratta di una “pillola avvelenata” che il Paese dovrà ingoiare.

Il quotidiano sottolinea che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky potrà compiere un passo del genere solo se ci saranno garanzie di sicurezza.

Ma le garanzie devono essere forti, ad esempio utilizzando un contingente europeo (sul territorio dell’Ucraina – ndr) e il supporto aereo americano, che scoraggerà la Russia da futuri attacchi”, scrive il NYT.

L’articolo  conclude affermando che, nella situazione attuale, l’Ucraina sta valutando la possibilità di una concessione territoriale in cambio di un accordo di pace con garanzie di sicurezza occidentali. Anche se ufficialmente Kiev respinge la possibilità di qualsia concessione territoriale.

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