di Giuliano Longo
Trump, prima e dopo il suo breve incontro a San Pietro (15 minuti di colloquio) sostiene che i bombardamenti russi di aree civili indicano che “forse [Putin] non vuole fermare la guerra, mi sta solo prendendo in giro”. Quindi ha ribadito la sua precedente minaccia di imporre alla Russia “sanzioni secondarie” oltre a quelle pesantemente già in corso
Tutta la stampa occidentale insiste con soddisfazione sul fatto che nel corso dell’incontro Zelensky avrebbe influenzato il Presidente americano, fatto che la stampa russa contesta ammettendo tuttavia che diversi sono i punti di contrasto che bloccano la trattativa. E sono proprio questi disaccordi che spiegano i malumori di Trump che ha fretta di ottenere almeno un parziale risultato, alla scadenza dei 100 giorni dalla sua elezione.
Per quanto riguarda gli attacchi alle aree civili Putin ha sempre sostenuto che la Russia stava prendendo di mira le truppe ucraine in quelle zone, ma l’immagine di continui attacchi russi contro aree civili nel contesto dei colloqui di pace con gli Stati Uniti, ha lasciato un’impressione molto negativa su Trump che si erge anche a pacifista contro le centinaia di morti quotidiane al fronte. Che detto da lui, che non spende nemmeno una parola per le migliaia di morti palestinesi a Gaza, fa dubitare delle sue reali intenzioni.
Più sostanziale è invece l presenza di forze di peacekeeping europee in Ucraina, come suggerisce dal il piano di pace di Trump nonostante l’opposizione della Russia.
Sebbene il Segretario alla Difesa Pete Hegseth dichiari che gli Stati Uniti non estenderanno le garanzie di difesa reciproca dell’Articolo 5 alle truppe dei paesi NATO in Ucraina, la Russia teme che gli Stati Uniti possano essere condizionati dai “volenterosi” Europei (Macron in primis) che peraltro non hanno mai definito i limiti e le modalità di intervento di questi “pacificatori” comunque appartenenti a Paesi aderenti dell’Alleanza.
Questione particolarmente delicata per il Cremlino è quella dell’esercito ucraino che Kiev aveva concordato di smilitarizzare parzialmente durante i falliti colloqui di pace della primavera del 2022, ma che ancora ogg è uno degli obiettivi esplicitamente dichiarati della cosiddetta “operazione militare speciale” che ormai nemmeno dai media russi viene più citata in questi termini e parlano fi guerra. Punto e basta.
Trump è riluttante a sostenere questa richiesta, poiché ritiene che potrebbe incoraggiare Putin a riprendere le ostilità in futuro, soprattutto in assenza di forze di pace europee, ed è anche su questo punto che si inceppa la famosa “fiducia” fra i due leader sbandierata dal Tycoon.
C’è poi il disaccordo da parte americana sulla richiesta russa di costringere l’Ucraina a ritirarsi dai territori contesi ancora sotto il controllo di Kiev. Il New York Times ha descritto tale richiesta come “irragionevole e irrealizzabile”, ma imperativa per Mosca dopo che ha riconosciuto l’intera area di queste regioni come russa in seguito ai referendum del settembre 2022.
Il massimo delle concessioni è il riconoscimento della Crimea, persa da Kiev dal 2014 come territorio della Federazione, lasciando in un limbo “de facto” quel 70% di territori del Donbass e del Donestz attualmente occupati dai russi.
Last but not least le questione della centrale atomica di Zaporozhye e della diga di Kakhovka (distrutta dagli ucraini) che dovrebbe passare sotto la gestione americana fornendo energia sia all’Ucraina che alla Russia. Ma l’area della centrale nucleare rappresenta per Putin un nodo strategico della sua strategia militare sulla riva destra del fume Dniepr, che rimanendo sotto controllo ucraino rapprenterebbe la testa di ponte per possibili offensive ucraine, una volta consolidato l’esercito che ornai il più grande in Europa e fra i più grandi nel mondo.
A questo punto gli analisti si chiedono se il piano Trump sia realistico ma anche se Putin sia sincero. A giudicare dalle recenti dichiarazioni di Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino “Putin rispetta Trump e concordano sul fatto che rifiutare il dialogo è assurdo” inoltre “in alcune aree le posizioni di Russia e Stati Uniti sono vicine”. Potremmo ottimisticamente supporre che la maggior parte dei punti (probabilmente con l’eccezione della centrale nucleare di Zaporizhzhya, a cui nessuno rinuncerà) potrebbero in qualche modo venir accettati da Putin.
Ma è a Zelensky, sostenuto da alcuni grandi Paesi europei, che il piano non va bene, nemmeno sul riconoscimento della Crimea come territorio russo, con il pretesto che tale ipotesi è vietata dalla Costituzione ucraina. Quindi ritiro o meno degli americani dal processo negoziale dipenderà anche dalla loro capacità di portare al tavolo delle trattative Zelensky, ma è ancora presto per trarre conclusione anche perché è la situazione militare che peserà sui prossimi sviluppi.
Scorrendo i post di alcuni blogger e gli articoli si media russi “patriottici” sembrerebbe che Mosca stia avanzando a passi da gigante su tutti i fronti, ma non è così. Al momento, in alcune zone il fronte si muove molto lentamente, mentre in altre non si muove affatto. E finora non c’è assolutamente nulla che faccia pensare che la situazione cambierà radicalmente nei prossimi mesi, fatta eccezione per quella offensiva estiva che Kiev teme, ma della quale poco si sa realmente..
Non baseranno quindi gli attacchi aerei e missilistici a sbloccare la situazione militare a meno che gli Stati Uniti non blocchino definitivamente i loro aiuti, il che pare molto improbabile nel medio termine.
Anche per Putin l’alternativa ai colloqui di pace è una guerra permanente, tutto sommato vantaggiosa per Zelensky che può rimanere al potere evitando sine die le elezioni presidenziali. Ma per poter condurre una guerra a lungo termine, Kiev avrà ancora bisogno del sostegno attivo dell’Europa, che a livello di UE non è ancora riuscita a concordare un pacchetto unico di aiuti.
In conclusione l’Europa potrebbe rientrare nel gioco degli accordi di pace dai quali Trump l’aveva esclusa, ma il Tycoon è vendicativo e potrebbe dar seguito alla sua promessa che in caso di fallimento del suo piano, lascerà all’Europa l’onere di difendere Kiev indebolendo anche la NATO.
In tal caso la guerra si prolungherebbe con l’Ucraina non potrebbe comunque vincerla, mentre si aprirebbe una fase di nuova “guerra fredda” tutta europea con nuovi ”muri” ( come quello di Berlino) attorno a Kharkiv, Sumy, Zapoirizhia contro l’improbabile invasione russa.
Una sorta di partita a scacchi a tre ( Europa, Stati Uniti e Russia) sul filo della deterrenza atomica.
aggiornamento la crisi russo-ucraina ore 12.21