Primo piano

Una NATO debole, ma obbediente sotto il tallone di Trump

di Balthazar

Al vertice dell’Aia la NATO si è piegata al vero padrone, di fatto Donald Trump non più il “grande alleato” USA, ma il dominus del presente e del futuro della Alleanza ,che chiede obbedienza, altrimenti sbatte la porta e se ne va.

The Donald è stato l’assoluto protagonista dell’evento  di fronte ad alleati europei ai quali concede il privilegio  di sedere un po più in basso del monarca giusto all’altezza pantofola da baciare.

Tanto per cominciare, ha reso pubblica la lettera del Segretario generale della NATO, l’olandese Mark Rutte che si era sperticato in elogi o leccate che dir si voglia.

Rutte da parte sua  ha lodato “l’azione decisiva di Trump in Iran” dicendo al presidente che “l’Europa pagherà in grande stile per la Difesa e sarà una tua vittoria”. Ringraziandolo anche per averci imposto il 5% della spesa militare ,una misura che non tutti i paesi europei vorranno o potranno applicare nemmeno in 10 anni, se non con qualche trucco di bilancio

Che Rutte mostri un certo (dovuto) servilismo verso il presidente statunitense non sorprende,  ma che Trump lo ridicolizzi pubblicando la lettera  conferma ancora una volta il disprezzo con cui il presidente americano guarda all’Europa.

Mentre a  Washington un senatore Repubblicano dello sperduto Utah e un altro dell’arretrato Kentucky propongono l’uscita degli Stati Uniti dalla Alleanza smascherando gli “alleati parassiti”.

Polemica alimentata dal fatto che un terzo dei 32 stati membri della NATO non raggiunge ancora il del 2% del PIL  come concordato nel 2014,  mentre all’Aia tutti hanno sottoscritto entusiasticamente (sa va sans dire) l’impegno a raggiungere il 5% entro il 2035, come imposto da Trump.

A ben vedere questo fatidico e obbligato 5% ha ben poco di militare poichè i piani di sviluppo delle forze armate si fanno definendo cosa occorre per conseguire le capacità stabilite

quanto tempo è necessario e quanto costa produrre gli equipaggiamenti necessari,

nonché arruolare e addestrare il personale necessario

e infine reperendo le risorse per sostenere un piano di sviluppo.

Il Bello è che Trump i non ha mai nascosto, sin dal suo primo mandato, di voler impiegare gran parte di queste risorse  in armamenti statunitensi che da buon imbonitore definisce di “eccellente qualità”.

Una grande operazione finanziaria che obbliga gli europei a comprare  armi statunitensi per riequilibrare la bilancia commerciale tra le due sponde dell’Atlantico ed evitare i dazi americani che lo stesso Trump minaccia quotidianamente, fra un rinvio e l’altro, a tutta la UE a tutti gli alleati.

Nella sostanza quegli  800 miliardi a debito magnificati dalla Von der Leyen per una Europa non ha le condizioni economiche per il riarmo con costi energetici e di materie prime troppo alti.

indisponibilità di acciaio ed esplosivo  che rendono i prodotti dell’industria europea troppo cari, f

avorendo così l’acquisto dei prodotti statunitensi o di altre nazioni come la Corea del Sud.

Un tetto di spesa comunque percentualmente più elevato rispetto al 3% che gli USA destinano attualmente alla spesa militare solo in parte destinata alla Difesa degli alleati europei, e senza che The Donald offra future e solide garanzie per questa difesa stessa.

Intervistato sull’impegno americano nei confronti dell’Articolo 5 del trattato NATO (l’attacco a uno stato membro sarà considerato come rivolto a tutti gli alleati che adotteranno le misure  necessarie per assistere l’aggredito), ha risposto ambiguamente che “dipende dalla tua definizione dell’Articolo 5” a suo avviso sempre interpretabile.

Una dichiarazione che mina il principio della difesa collettiva su cui si basa l’intera architettura dell’Alleanza e sottolinea che Washington non si sente vincolata a sostenere in armi un alleato sotto attacco.

Poi con grande disinvoltura Trump (il Pacificatore)  ha parlato di Iran e Israele affermando “hanno avuto una grande litigata, come due bambini nel cortile di una scuola. Litigano come matti, non si può fermarli. Lasciateli litigare per due o tre minuti, poi sarà più facile fermarli”.Roba che nemmeno nei bar periferici si sente dire dopo qualche spritz in più.

In termini simili si era espresso qualche settimana sul conflitto tra Russia e Ucraina paragonando i due belligeranti a bambini che litigano e che si odiano reciprocamente troppo per raggiungere la pace Anzi, oggi litigano ancor di più con Zelensky che chiede più missili Patriot agli USA che forse gli verranno concessi, ma non è certo.

Nonno Donald, in piena foga autocelebrativa, si è vantato di aver impedito l’escalation tra India e Pakistan, ha annunciato che nel weekend avrebbe  convocato Ruanda e Congo per mettere fine ad una “guerra tremenda combattuta coi machete” e ha rivendicato di aver messo fine alla guerra dei dodici giorni tra Israele e Iran, “annientando” i siti nucleari iraniani (leggi articolo in pagina).

Da notare che il summit ha avuto la durata più breve nella storia della Alleanza. Meno di 24 ore volute per evitare che Trump lo abbandonasse prematuramente come aveva fatto una settimana prima durante il G7 in Canada a causa della crisi mediorientale.

Al futuro Premio Nobel per la pace  ha opposto una fiera resistenza il governo di sinistra spagnolo, nel ribadire che non spenderà per la Difesa più del 2,.1 per cento del Pil.

Trump ha definito “terribile” l’iniziativa della Spagna, che “non vuole pagare” quanto deve. “Non lo permetterò” minacciando ritorsioni sul piano commerciale.

Il premier Pedro Sanchez ha ribadito che l’investimento del 2% del Pil in difesa è in linea con il modello sociale della Spagna, “un investimento che riteniamo sufficiente, realistico e – ciò che è molto importante per la Spagna – compatibile con il nostro modello sociale, con il nostro stato del benessere”.

La dichiarazione finale del summit  ribadisce gli impegni  di ogni singolo Stato alleato a sostenere Kiev che ormai va verso “un percorso irreversibile” per la sua adesione alla NATO, ma di questo non vi è traccia in nessun documento, a conferma che Trump intende lasciare agli europei il fardello ucraino.

Il vertice NATO dell’Aia ha messo in luce tutte le contraddizioni e l’inadeguatezza della Alleanza che nel 2029, quando verificherà gli obiettivi del 5%, vedrà probabilmente al potere in Europa governi diversi e anche Trump sarà a fine mandato. E non è detto che un suo eventuale successore non prenda l’abitudine di caricare i costi della Alleanza in particolare sugli europei

Inoltre entro il 2029 e di certo entro il 2035, vedremo quanto sono credibili le fosche previsioni di una invasione russa dell’Europa, ipotizzate entro i prossimi tre/cinque anni da molti esponenti governativi europei.

Il Comandante Supremo Alleato d’Europa, generale dell’US Army Christopher G. Cavoli, ad esempio, ha affermato che “le ambizioni del presidente russo Vladimir Putin non si fermano all’Ucraina”. Quindi Vlad si accontenterà delle repubbliche baltiche o arriverà fino a Lisbona?

Nel dubbio, per ora, la Nato non riesce nemmeno ad aiutare efficacemente l’Ucraina, mantiene alta la tensione con la Russia e cerca nuovi nemici a Oriente.

Rutte ha così intensificato la retorica ostile nei confronti della Cina, definendo l’espansione militare di Pechino “senza precedenti” e una minaccia diretta per l’Occidente.

Un modo come un altro per far sopravvivere una Alleanza che senza gli americani ha pochi margini per esistere nonostante il peso economico dell’Europa e la somma delle sue spese militari che supera ampiamente quella russa.

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