La guerra di Putin

A Bakhmut e Zaporozhye si potrebbero giocare le sorti del conflitto ucraino

di Giuliano Longo

Indipendentemente dai pronunciamenti di Washington che ufficialmente dichiara di non consentire l’uso delle sue armi su territorio russo, a Mosca sono ormai certi che gli attacchi sul suo territorio si intensificheranno. Zelnsky e i suo capo dell’intelligence (SBU) sono stati chiari: anche i russi debbano bere all’amaro calice di bombardamenti e devono capire che Putin sta portando la guerra nelle loro case. Ipotesi velleitaria se si confrontano le devastazioni inflitte all’Ucraina, con quelle dei sui droni “dimostrativi” che probabilmente partano anche dallo stesso territorio russo, dove non mancano i “partigiani” addestrati o in contatto con lo stesso SBU. Quanto alle affermazioni del Pentagono se non sono menzogne poco ci mancaperché droni, missili da crociera statunitensi come Himars, più munizioni a grappolo fornite dagli Stati Uniti, vengono quotidianamente  usati dall’Ucraina, prendendo di mira il territorio russo e non solo la Crimea o i territori delle auto proclamate repubbliche del Donbas . A questo ricco arsenale vanno aggiunti il missile franco-britannico Storm Shadow (SCALP-EG)e quelli di precisione  pesanti britannici e francesi prodotti da MBDA (un consorzio di società francesi, britanniche e italiane) che lavorano soprattutto in direzione della Crimea. Né gli Stati Uniti spiegano   cosa sta facendo un Global Hawk (grosso veicolo senza pilota) che sta spiando il territorio russo, presumibilmente per aiutare l’Ucraina individuare le risorse russe, sia militari che civili. Gli Stati Uniti ammettono apertamente di aver pianificato e fornito all’Ucraina i droni kamikaze semisommergibili utilizzati contro il ponte sullo Stretto di Kerch che collega la Crimea alla Russia, che di fatto è stato un attacco a un territorio che Mosca considera, anche storicamente e strategicamente, proprio. Tali operazioni sono monitorate costantemente dal Cremlino che ormai si considera apertamente in guerra con la NATO guidata dagli Stati Uniti.

Pertanto, indipendentemente da ciò che viene detto dal Pentagono o da Washington l’amministrazione Biden sta sfiorando il limite  di una guerra più ampia in Europa, rendendo una soluzione pacifica non  solo sfuggente, ma sempre più irrilevante se gli obiettivi bellici di Washington sono quelli che sembrano.

Prima o poi, Mosca potrebbe decidere che la guerra in Ucraina è una scelta  infruttuosa e si ritirarsi, a quel punto  Putin cade. Oppure proseguire il conflitto favorendo la  fazione nazionalista della linea dura,  e allora dovrà rivedere la compagine  del suo governo per rappresentare i cambiamenti, o addirittura  decidere di non ri-candidarsi alle elezionipresidenziali del 2024. Se Putin si dimette (come già riportato da ORE12) non mancano certo i candidati per sostituirlo fra i sostenitori anche della  destra nazionalista più dura, con una “sinistra” moderata ai ferri corti. Sullo sfondo l’enorme linea del fronte dove nessuno può dire con certezza quanto sia resiliente l’esercito russo, mentre entrambe le parti sono impegnate in continue battaglie lungo il Donbass e nelle aree meridionali di Zaphorize. A giudicare dalle prove fisiche (filmati e foto)  gli ucraini hanno perso molte attrezzature e manodopera. Il ministro della Difesa russo Shoighu afferma che l’Ucraina a luglio ha perso 20.000 soldati e gli studi di strategia militare dimostrano che chi è all’attacco perde il doppio di chi resiste su unitissime linee difensive. Le perdite russe sono molto più difficili da stimare, ma se la Russia rimane in guerra, sorge la domanda: quanto tempo ci vorrà per logorare gli ucraini che devono affrontare carenza do uomini ?E’ pur vero che hanno cambiato tattica  puntando sulla infiltrazione in piccoli gruppi e i intensi bombardamenti, piuttosto che a successive ondate di uomini sostenuti dai carri anche occidentali, bersaglio favorito da artiglieria e razzi russi. Dal punto di vista del fronte , sembra che l’Ucraina, grazie all’aiuto dell’Occidente, stia puntando su qualche passo avanti per bucare la prima linea difensiva della Russia a sud, sperando anche di controllare i fianchi intorno a Bakhmut per poi procedere a tagliare le difese russe dalla Crimea, isolandola.  Zelensky crede che se si intensificheranno gli aiuti soprattutto statunitensi e britannici e l’addestramento di brigate di alta qualità, potrebbe essere in grado di ribaltare la situazione. Ma già si parla di protrarre la conclamata controffensiva ucraina sino all’inverno, ecco perché  quanto succede a Bakhmut potrebbe significare la fine della guerra, con una vittoria ucraina o russa. Se la Russia vince, l’Ucraina dovrebbe accettare i termini russi per un accordo. Se vince l’Ucraina, la Russia sarà costretta a ritirare parte delle sue forze dall’Ucraina orientale e potrebbe anche affrontare la perdita di aree critiche nel sud, persino in Crimea. La Russia ha anche l’opzione, pericolosa, di espandere la guerra al di fuori del territorio ucraino, ad esempio in Polonia o negli Stati baltici che sono già in allarme soprattutto per la presenza della Wagner in Bielorussia. Poche migliaia di uomini che difficilmente possono competere con i 150mila dell’esercito polacco più i baltici, armati fino ai denti dagliamericani che peraltro stanno stanziando le basi militari richieste da Varsavia. Putin ha chiarito che non è favorevole a nessuna espansione della guerra, ma tocca vedere quale sia il peso del suo potere dopo l’affaire Prigozhin e soprattutto se gli umoridell’opinione pubblica, sino ad oggi quasi plebiscitari, reggono. Nella ricorrenza annuale del Navy Day ospitata a San Pietroburgo, Putin non ha fatto cenno alla guerra in Ucraina, anche se il Navy Day è arrivato il giorno dopo che i droni colpivano Mosca. Ma nella parata navale nessun sottomarino nucleare, ne gli aerei dell’aviazione navale sono apparsi, come è sempre avvenuto in precedenza.  Cautela diplomatica? Timore di svelare segreti tecnologici? Difficile dire, per certo si sa che la tensione per l’influenza sull’Artico fra Russia , Paesi del nord Europa e Stati Uniti, si va acuendo, mentre anche Pechino intende affacciarsi su quell’area di enorme valore strategico e commerciale. Ciò che invece è chiaro è che la guerra non può rimanere indecisa ancora per molto. Gli Stati Uniti e la NATO stanno scommettendo sul cambio di regime in Russia, ma potrebbero ottenere esattamente ciò che non vogliono…. La Russia punta invece sul logoramento delle forze di Kiev e le bombarda anche i porti sulla foce del Danubio per impedirle l’esportazione del grano, imponendo un vero e proprio blocco sul Mar Nero, infierendo con attacchi missilistici su strutture militari e civili dell’Ucraina. Tutti vogliono una vittoria decisiva: Putin per restare in sella, Zelensky pure, dimostrando che gli enormi investimenti occidentali sull’Ucraina stanno dando i loro frutti. Ma se Biden ha dichiarato “whatever it  takes” per Kiev, non ha aggiunto la parolina “until” (fino a quando), una parolina fondamentale per chi si appresta a una campagna elettorale sulla cui vittoria non “v’è certezza”.

aggiornamento la Guerra di Putin ore 14.15

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