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Gaza, Netanyahu tuona: “Abbiamo ucciso il numero quattro di Hamas”. L’attacco a Rafah non è imminente

 

Un attacco a Rafah non avverrà molto presto. A dirlo alla Cnn sono molti politici e militari israeliani, dopo che, nella giornata di ieri, il premier Benjamin Netanyahu, ha affermato che intende procedere con l’attacco alla città al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto.

Stando ai funzionari, “l’esercito israeliano deve ancora costituire le forze necessarie per procedere con l’offensiva e non ha ancora finalizzato i piani per l’evacuazione civile della città”.

“Mentre il necessario rafforzamento delle forze potrebbe essere messo in atto in breve tempo, si prevede che un’importante evacuazione civile richiederà almeno due settimane. E il governo israeliano non ha ancora approvato i piani presentati dalle forze di difesa israeliane per un’evacuazione e un’incursione”, proseguono.

Senza escludere che l’attacco avvenga durante il Ramadan, mese sacro per l’Islam, iniziato ieri sera nel Medio Oriente, funzionari di Israele hanno garantito più volte a quelli statunitensi che l’evacuazione dei civili sarebbe avvenuta prima dell’attacco. Secondo Netanyahu, Rafah è “l’ultimo bastione” di Hamas.

Al momento, riferiscono le associazioni umanitarie, a Rafah sono sfollate oltre un milione di persone.

Nel frattempo, Netanyahu ha annunciato che Israele ha ucciso il “numero quattro” di Hamas. Sembra che si riferisse a Saleh al-Arouri, il vice-leader dei fondamentalisti palestinesi. Inoltre, Netanyahu ha promesso che l’esercito colpirà presto gli altri leader di Hamas. Al-Arouri era stao ucciso a Beirut a gennaio, ma finora Israele non si era assunto la responsabilità.

“Siamo sulla strada verso la vittoria totale. Abbiamo già eliminato il numero quattro di Hamas. Tre, due e uno sono in arrivo”, ha continuato Netanyahu. “Sono tutti morti, li raggiungeremo tutti”.

La dichiarazione è giunta mentre sono in corso indagini sulla sorte del numero tre di Hamas, il vice-capo dell’ala militare Marwan Issa, che sarebbe stato colpito ieri mattina durante un attacco.

Il disaccordo che si percepisce tra Stati Uniti e Israele, in seguito alle critiche di Joe Biden e Kamala Harris, “non aiuta a sconfiggere Hamas”, ha detto Netanyahu, in un’intervista rilasciata a Fox News. “L’essere d’accordo aiuta lo sforzo bellico e i nostri sforzi per ottenere la vittoria e ovviamente il rilascio degli ostaggi” ha continuato, per poi aggiungere che l’imposizione di uno Stato palestinese è inaccettabile per la stragrande maggioranza degli israeliani: “Non sarebbe un problema con me, ma con l’intero popolo di Israele. E’ unito come mai prima d’ora, per distruggere Hamas e garantire che non ci sia un altro stato terrorista palestinese come quello che abbiamo avuto a Gaza e che possa minacciare lo Stato di Israele”.

Nel contempo, Netanyahu e Biden sono d’accordo sulla necessità di far evacuare i civili da Rafah prima di un attacco da parte delle Idf: “Il presidente ed io siamo d’accordo che dobbiamo distruggere Hamas. Non possiamo lasciare un quarto dell’esercito terroristico di Hamas a Rafah. Abbiamo accordi sugli obiettivi fondamentali, ma abbiamo anche disaccordi. Alla fine è Israele che deve decidere e, lasciare intatte le forze di Hamas lì, è quella la linea rossa. Non possiamo lasciare che Hamas sopravviva”.

Intanto, l’esercito di Israele ha riferito che ci sono stati scontri nel quartiere Hamad, a Khan Younis: secondo quanto fanno sapere le Idf su X, il quartiere è stato circondato dai soldati, che hanno ucciso i miliziani e individuato tunnel sotterranei. “Uno di essi conduceva a una stanza dove sono stati trovati cibo e armi”. Un altro tunnel, invece, portava a un deposito di armi e ad una fabbrica di cemento usata per la produzione di componenti utili a costruire altri tunnel. Le due strutture sono state distrutte con attacchi aerei.

Le Idf si sono anche introdotte in molte località e hanno eseguito numerosi arresti, oltre a sequestrare armi di precisione, elmetti tattici, barili contenenti esplosivo, granate e materiale di intelligence.

Intanto, il Ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, ha fatto sapere che è arrivato a 31.112 morti il bilancio delle vittime dall’inizio della guerra. I feriti, invece, sono 72.760. Durante le ultime 24 ore sono morte 67 persone, tra cui – secondo quanto fanno sapere fonti locali citate da Al-Jazeera – anche due bambini, morti all’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahia (nel Nord della Striscia), a causa di grave malnutrizione e disidratazione, mentre i feriti sono 106. I bambini morti di fame dall’inizio del conflitto sono 27.

E’ ancora bloccata a Cipro “per difficoltà tecniche” la nave con 200 tonnellate di aiuti umanitari, che sarebbe dovuta salpare ieri per dirigersi verso la Striscia di Gaza. E’ quanto ha fatto sapere il portavoce del governo cipriota, Konstantinos Letymbiotis, ripreso dall’agenzia di stampa cipriota Cna. L’orario esatto della partenza, che non sarà prima di stasera, non sarà reso noto “motivi di sicurezza”, ha spiegato.

Un sito web vicino ad Hamas, Al-Majd, ha avvertito che il gruppo fondamentalista non garantirà la sicurezza dei convogli umanitari, qualora i cittadini palestinesi collaborassero con Israele. Chi lo farà, precisa il sito web riprendendo un funzionario, sarà ritenuto “un collaborazionista” e trattato “con il pugno di ferro”. L’avvertimento è arrivato dopo l’indiscrezione secondo cui Israele starebbe pensando di fornire armi ad alcuni clan palestinesi nella Striscia di Gaza, in modo da rendere la distribuzione di aiuti umanitari più sicura.

“Il tentativo dell’occupazione di comunicare con i leader e i clan di alcune famiglie che operano all’interno della Striscia di Gaza è considerato una collaborazione diretta con l’occupazione ed è un tradimento della nazione che non tollereremo”, ha aggiunto il sito web.

Intanto, si scalda anche il fronte giordano. Secondo quanto ha detto il ministro degli Esteri della Giordania Ayman Safadi, ripreso dai media locali, le restrizioni imposte da Israele ai fedeli musulmani circa la possibilità di accedere alla Moschea Al-Aqsa durante il Ramadan rischiano di far “esplodere” la situazione.

La Giordania dice no a questa decisione di Israele, ha aggiunto il Ministro, perché restrizioni di questo tipo limitano la libertà di culto.

Stamani, durante vari raid condotti in tutta la Cisgiordania, l’Esercito israeliano ha tratto in arresto almeno 25 palestinesi, tra i quali anche ex detenuti e minorenni. Gli attacchi sono avvenuti, principalmente, nei governatorati di Ramallah ed el-Bireh, Qalqilya, Salfit e Betlemme. E’ quanto ha fatto sapere la Società dei Prigionieri Palestinesi e la Commissione per gli Affari dei Detenuti e degli Ex Detenuti, secondo cui dal 7 ottobre scorso sono stati tratti in arresto 7.530 palestinesi.

Intanto, l’agenzia per la sicurezza marittima britannica Ambrey ha fatto sapere di aver avuto notizia di ”un incidente con missili” nel Mar Rosso, a ovest di Hodeidah, città portuale dello Yemen. L’Ukmto (agenzia inglese per le operazioni commerciali marittime), invece, ha fatto sapere di aver ricevuto comunicazione di un ”incidente a 71 miglia nautiche a sud-ovest del porto di Saleef, nello Yemen”.

Dall’inizio dell’operazione militare israeliana lungo la Striscia di Gaza, reazione all’attacco compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso, gli Houthi yemeniti hanno iniziato ad attaccare navi ritenute vicine a Israele in transito nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, affermando di agire ”in solidarietà con il popolo palestinese”.

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