dal professor Marco Fabio Fabbri riceviamo e volentieri pubblichiamo
di Marco Fabio Fabbri
La Corea del Nord, per opera del suo despota Kim Jong-un, manifesta la volontà di mandare in fibrillazione il complesso assetto di forze presente nella regione e anche oltre. Da tempo, sistematicamente, testa missili balistici che solcano i cieli della Corea del Sud e tracciano gli spazi del Mar del Giappone; e Jong-un dall’inizio della guerra in Ucraina, con chiari atteggiamenti megalomani, ha cercato di essere attore in questa articolata rete di conflitti sia militari che diplomatici. Intanto, le relazioni tra Pyongyang, capitale nordcoreana, e Seul, Corea del Sud, sono ai livelli minimi degli ultimi decenni; così Jong-un con le “stellette” di possessore di armi nucleari – non riconosciuto – sta cercando un ruolo di cobelligerante a fianco della Russia. Da parte sua il presidente russo Vladimir Putin a metà giugno si è recato a Pyongyang, incontrando l’omologo nordcoreano, il quale, anche se raramente compie viaggi all’estero, aveva visitato la Russia nel settembre 2023, da quell’incontro è nato l’invito al presidente russo. Durante il vertice di giugno i due paesi hanno siglato un accordo di “reciproca difesa” ovvero mutuo soccorso. I dettagli di questo “protocollo di cooperazione militare” non sono mai stati resi noti, ciò ha favorito molte speculazioni e ipotesi sulla tipologia della collaborazione, ma in pratica si è esternata con una immediata fornitura di armi da Pyongyang a Mosca. Mercoledì scorso in un discorso al parlamento Volodymyr Zelensky ha dichiarato che la Corea del Nord sta partecipando attivamente alla guerra in Ucraina, schierandosi ovviamente tra le fila dei militari russi disposti al fronte. Che Putin e Jong-un avessero stretto legami militari molto profondi è cosa nota, ciò ha condotto Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone ha esprimere una decisa condanna che per ora ha solo incrementato la necessità di aumentare e monitorare le solite inutili sanzioni sulle armi alla Corea del Nord. Fatto questo sintetico quadro, in che misura la Corea del Nord sta aiutando la Russia e quale è il livello della loro cooperazione militare, ma soprattutto in che misura Mosca ha bisogno dell’aiuto di Pyongyang? Per ora la cosa abbastanza certa – sappiamo che la “verità” soprattutto in guerra, è la prima vittima – è che Kim Yong-hyun, ministro della Difesa nordcoreano, ha comunicato l’8 ottobre, ai politici sudcoreani, che è molto probabile che ufficiali nordcoreani avessero perso la vita in un attacco ucraino nei pressi di Donetsk il 3 ottobre. Inoltre, il servizio di intelligence nazionale della Corea del Sud, venerdì 18 ottobre, ha affermato che navi militari russe hanno trasportato, tra l’8 e il 13 ottobre, almeno millecinquecento soldati nordcoreani nella città portuale russa di Vladivostok, sul Pacifico. Mosca ha un bisogno affannoso di manodopera da fronte, il profilo esatto è carne da cannone, ma nella fattispecie esiste la necessità di sapere utilizzare le armi che Pyongyang ha fornito a Mosca e che ora sono in Ucraina; quadi è plausibile che oltre alla truppa d’assalto, siano necessari tecnici che sappiano adoperare tali armamentari, come esperti militari e personale che controlli e supervisioni l’uso di armi nordcoreane, che sono certamente numerose, ma di qualità non omogenea. Ma immaginare che Yong-un fornisca armi a Mosca solo come supporto militare è senza dubbio limitativo, viste le strategie del presidente nordcoreano circa la ricerca tecnologica militare. Così è da considerare che la fornitura di armamenti da utilizzare in una guerra tecnologicamente di alto livello, potrà essere per l’esercito di Pyongyang un test in tempo reale sull’efficacia delle proprie armi. Quindi un test sul campo di battaglia che potrà portare la Corea del Nord a poter modificare le proprie armi, munizioni, nonché la capacità di combattere dei propri soldati. Comunque Mosca ha negato di avere soldati nordcoreani sul fronte ucraino; Dimitri Peskov portavoce del Cremlino, già ai primi di ottobre aveva dichiarato falsa tale notizia, e più recentemente ha affermato che il patto con la Corea del Nord implica una cooperazione davvero strategica e profonda in tutti i settori, compresa la sicurezza. Tuttavia i servizi di intelligence ucraini e sudcoreani, solo per limitarci ai diretti interessati, sostengono certa la presenza militare nordcoreana in Ucraina. Risulta che già a febbraio 2023 la Corea del Nord aveva inviato alla Russia quasi settemila container carichi di milioni di munizioni e armi in cambio di cibo, denaro e materie prime per la produzione di armi. Al momento, ambiguamente, né la Nato né gli Stati Uniti hanno confermato lo spiegamento di truppe nordcoreane sul fronte ucraino, ma la logica e le informazioni dicono il contrario. Tanto è che, la settimana scorsa, l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap ha riferito che Seoul prevede – se già non lo ha fatto – di inviare una delegazione in Ucraina, comprendente personale dell’intelligence militare, per controllare lo spiegamento delle truppe nordcoreane in Ucraina. Una escalation che trascina la penisola coreana pienamente nel conflitto russo-ucraino. E una relazione quella russo-nordcoreana che nasce da un’esigenza chiaramente transazionale, sia in senso economico che geostrategico.