Politica

La Lega conferma la proposta shock per i giovani: “Flat tax del 5% per i redditi da lavoro ed esonero dei contributi previdenziali”

 

Confermata la proposta shock della Lega rivolta ai giovani con l’adeguamento dei salari all’inflazione, oltre a flat tax al 5 per cento ed esenzione del 100% dei contributi previdenziali sono questi i punti cardine contenuti nella nuova proposta della Lega che approderà a giorni in Parlamento. L’obiettivo del disegno di legge è tutelare il potere d’acquisto degli stipendi italiani, erosi dall’inflazione e in fondo alla classifica dei 34 Paesi Ocse. Sulla proposta ci sono già delle contestazioni riguardo alle coperture. Di questo, naturalmente, se ne dovrà occupare il ministro dell’economia e titolare dei conti, anche lui con la tessere della Lega in tasca. La proposta mira anche al contenimento dell’immensa fuga di cervelli e gioventù dall’Italia.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio.

 

Decontribuzione totale per under 30

Tra le proposte più rilevanti spicca l’introduzione di sgravi contributivi totali per i datori di lavoro che assumono giovani under 30. La misura, che mira a contrastare la disoccupazione giovanile e il fenomeno dei “neet” (giovani che non studiano né lavorano), prevede un’esenzione completa dal versamento dei contributi previdenziali a carico dell’azienda per un periodo definito, verosimilmente fino a 36 mesi.

L’agevolazione sarà riservata ai contratti a tempo indeterminato, con l’obiettivo di incentivare la stabilizzazione e ridurre il precariato, soprattutto nelle aree del Paese dove il tasso di disoccupazione giovanile resta elevato.

Flat tax al 5% per i neoassunti

Accanto alle decontribuzioni, il Ddl introduce anche una flat tax al 5% per i redditi da lavoro dei neoassunti, applicabile per un periodo iniziale, ad esempio per i primi tre anni di contratto. La misura si rivolge principalmente a chi accede al primo impiego, e si pone l’obiettivo di incentivare l’occupazione attraverso una fiscalità agevolata, favorendo un primo inserimento lavorativo meno oneroso anche per il lavoratore.

 

Un intervento sistemico per rilanciare l’occupazione

Secondo le anticipazioni, il pacchetto normativo rientra in una strategia più ampia del governo volta a rilanciare i salari, migliorare la competitività delle imprese e incentivare la permanenza dei giovani nel Paese. Le misure fiscali e previdenziali vengono infatti accompagnate da un confronto con le parti sociali sul salario minimo legale e su una possibile riforma del sistema di contrattazione collettiva.

Non mancano, tuttavia, critiche da parte delle opposizioni e di alcuni sindacati, che segnalano il rischio di creare disparità tra lavoratori e chiedono maggiori investimenti su formazione e innovazione, per rendere strutturali gli effetti di queste misure.

 

 

L’annuncio della Lega, tuttavia, ha sollevato anche in questo caso diversi dubbi e interrogativi. I principali riguardano:

– la sostenibilità finanziaria della riforma: la riduzione delle entrate fiscali e contributive potrebbe mettere sotto pressione i conti pubblici e, soprattutto, il sistema previdenziale. Sarà necessario prevedere coperture adeguate e meccanismi di compensazione;
– l’equità intergenerazionale: alcuni osservatori sottolineano il rischio di creare una disparità di trattamento tra lavoratori giovani e meno giovani, a parità di mansione;
– l’effettiva efficacia sull’occupazione: il beneficio economico potrebbe non bastare a creare nuovi posti di lavoro, se non accompagnato da politiche industriali, investimenti in formazione e sostegno all’innovazione;
– il rischio di abusi: è possibile che alcuni datori di lavoro, una volta scaduto il triennio di esonero, preferiscano sostituire i lavoratori per continuare a godere dell’agevolazione con nuovi assunti.
Sebbene sia un segnale positivo che la politica inizi ad occuparsi seriamente del problema della disoccupazione giovanile e della fuga dei cervelli, è essenziale che siano valutati anche gli effetti a lungo termine di una simile riforma fiscale e, soprattutto, che ciò non si traduca in un danno al sistema pensionistico. Solo così questa misura sarebbe davvero proficua.

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