La guerra di Putin

L’Ucraina potrebbe perdere la guerra, ma la colpa è dell’Occidente

 

Nell’ultimo mese, due sensazioni mediatiche apparse sulle grandi riviste occidentali sono servite da sobrio campanello d’allarme sullo stato della guerra. Lo riporta il quotidiano ucraino Kjiv Independent che cita gli articoli di autorevoli media occidentali.

In primo luogo, il profilo di Simon Shuster sulla rivistaTIME in merito “lotta solitaria”di Zelenskyj a 20 mesi dall’inizio della guerra, successivamente la fredda accoglienza di Zelenskyj a Washington, mentre vacilla il sostegno all’Ucraina con l’apparente isolamento da alcuni dei suoi dirigenti di più alto rango che vedono le prospettive di vittoria sempre più deboli.

Il servizio era molto diverso dal ritratto eroico che Zelenskyj ha dato nel maggio 2022 da Shuster, che ha costantemente avuto rapporto privilegiato rispetto a qualsiasi altro giornalista occidentale.

Poi è arrivata un’intervista su The Economistdel comandante in capo ucraino Valerii Zaluzhnyi,il quale ha quasi ammesso che la guerra è in una sorta di stallo, bloccata in combattimenti di posizione ad alta intensità in cui è stato liberato solo un chilometro di terreno minato che è costato centinaia di vite umane, migliaia di proiettili e attrezzature per milioni di dollari.

Dopo questi  articoli sono arrivate le notizie di tensioni tra Zelenskyj e Zaluzhnyi, alimentate dal licenziamento da parte del presidente del comandante delle forze per le operazioni speciali Viktor Khorenko,presumibilmente senza che Zaluzhnyi ne fosse informato.

Tutti questi eventi, ammette il quotidiano di Kiev, sullo sfondo di un peggioramento della situazione sul campo di battaglia, poiché la controffensiva estiva dell’Ucraina ha raggiunto il culmine senza ottenere alcun importante vantaggio strategico, mentre la Russia ha ripreso l’iniziativa nell’est del paese.

​Dopo questa ammissione l’editorialista espone la sua opinione sull’andamento del conflitto indicando le prospettive per l’anno prossimo se il sostegno occidentale all’Ucraina non cambia di portata o di natura. Il generale  Zaluzhnyi ha ragione, scrive. La linea del fronte in tutta l’Ucraina è diventata statica e conquistare territori sta diventando sempre più difficile per entrambe le parti.

Ma mentre la guerra si trascina ed entrambe le parti mutano il modo in cui combattono, il tradizionale vantaggio del difensore è stato finora amplificato dall’espansione degli eserciti mobilitati di entrambe le parti, dall’evoluzione della guerra con i droni e, soprattutto, dal rafforzamento e dal miglioramento delle linee difensive con fortificazioni e campi minati.

Da Bakhmut, alla controffensiva estiva dell’Ucraina, all’assalto russo ad Avdiivka, le operazioni di entrambe le parti nel 2023 mostrano che l’era della guerra di manovra di vittoriosa,  in Ucraina è probabilmente finita, e lo sarà per molto tempo fino ad alcuni grandi cambiamenti.

Se l’argomentazione di Zaluzhnyi secondo cui una svolta può avvenire attraverso un vantaggio tecnologico è sensata, non esiste una soluzione miracolosa. Missili a lungo raggio, una migliorata guerra elettronica (EW) e capacità di contro-EW, e la vittoria nella guerra dei droni potrebbero aiutare l’Ucraina a prendere il sopravvento, ma tutto ciò deve essere accompagnato da un continuo supporto militare convenzionale su larga scala. Entrambi questi fattori richiedono una cosa: un impegno reale da parte dell’Occidente per il successo dell’Ucraina sul campo di battaglia.

Tuttavia la ragione principale per cui l’Ucraina si trova in questa posizione scomoda è perché non le sono state fornite tutte le armi necessarie per cambiare la situazione prima che la guerra si risolvesse in una bagarre di posizione.

Il commentatore ricorda quando lo scorso autunno, subito dopo la liberazione di Lyman, l’Ucraina era sul punto di avanzare verso Kreminna e Sievierodonetsk, causando potenzialmente un altro collasso delle difese russe. La Russia aveva appena iniziato una parziale mobilitazione dei suoi cittadini e non aveva ancora iniziato costruito le linee difensive fortificate che sarebbero diventate fondamentali per fermare la controffensiva dell’Ucraina.

Allora l’Ucraina avrebbe avuto bisogno di missili a lungo raggio, carri armati occidentali e più artiglieria, compresa quella statunitense, mentre le munizioni a grappolo DPICM che sono state fornite solo quest’estate.

Di qui una accusa all’Occidente che avendo a disposizione così tanto tempo  nel corso dei 21 mesi di guerra su vasta scala, non ha mai avvertito  una grande urgenza. All’Ucraina non è stato dato ciò di cui aveva bisogno per vincere una guerra breve, e ora i paesi della NATO sono costretti a cercare proiettili di artiglieria in tutto il mondo e ad affrettandosi per aumentare la propria produzione per mantenere a galla l’Ucraina in una guerra a lungo termine. .

Sorprendente è invece l’accusa dell’editorialista secondo il quale è ormai quasi impossibile negare che l’Occidente, in particolare Washington, non vuole una vittoria completa dell’Ucraina.E a questo punto cita mesi e mesi di dichiarazioni pubbliche, che sono meglio riassunte dallo stanco impegno a sostenere l’Ucraina “per tutto il tempo necessario”, echeggiato da Washington a Parigi a Berlino. Ma lo stesso segretario alla Difesa Lloyd Austin americano, il 20 novembre in visita in a Kiev ha parlato vagamente di una scelta “ per un lungo periodo”.

Quindi, citiamo testualmente “c’è una ragione per cui i funzionari occidentali non parlano di ripristinare il territorio sovrano ucraino entro i confini del 1991. L’idea che l’Ucraina sconfigga veramente la Russia e minacci di restituire tutti i territori occupati, inclusa la Crimea, è al centro della paura dell’Occidente di un’escalation e di un possibile uso nucleare da parte della Russia”.

Una paura non è del tutto infondata, (bontà sua) ma le invalicabili linee rosse tracciate da Putin “ non sono nulla in confronto alla prospettiva di perdere tutto: la guerra, la Crimea e la sua autorità di zar costruttore di un impero. Solo a quel punto la minaccia nucleare diventerà reale, ma è l’Ucraina che sarebbe in pericolo, e l’Ucraina che è pronta a correre questo rischio”.

GiElle

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