La guerra di Putin

Prepararsi allo stallo tra Russia e Ucraina

 

di Giuliano Longo

La settimana scorsa il presidente degli Stati Uniti Joe Bidensulle pagine del Washington Post, ha assicurato gli americani che il permanente sostegno economico e militare all’Ucraina è un investimento nella sicurezza degli Stati Uniti. Quanto possa giovargli questa assicurazione in termini elettorali è tutto da verificare considerando lo storico disinteresse di parte dell’opinione pubblica statunitense nei confronti politica internazionale.

Il 20 ottobre, il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha visitato per l’ennesima volta Kiev per rassicurare la leadership ucraina con la promessa di altri 100 milioni di dollari, in attesa che il Congresso Usa deliberi lo sblocco di altri 60 miliardi all’Ucraina per i prossimi anni.

Il giorno dopo, il suo omologo tedesco,Boris Pistorius, ha annunciato un nuovo pacchetto di sostegno da 1,3 miliardi di euro incentrato su equipaggiamenti difensivi tra cui altri quattro sistemi di difesa aerea IRIS-T SLM e mine anticarro. Soldi che, come riportato da Ore12, portano il contributo tedesco all’Ucraina sino ad oggi a quasi 24 miliardi di dollari.

Ma fuori dalla retorica sulla incrollabile alleanza, emergono evidenti segnali del fatto che l’iniziale entusiasmo dell’Occidente vada attenuandosi, con una opinione pubblica piuttosto stanca come ha dichiarato Giorgia Meloni nella finta intervista dei comici russi.

Non solo, ma ormai i leader americani ed europei sono convinti che l’Ucraina debba prepararsi alla difesa, e che la vittoria sempre annunciata da Zelnskyrientri ormai solo nei suoi sogni.

Opinione che, in vista dell’incombente inverno,  va maturando anche fra i suoi stretti collaboratori come dimostra  l’intervista a The Economistdel comandante in capo dell’Ucraina, Valerii Zaluzhnyi,secondo il quale  “Molto probabilmente non ci sarà alcuna svolta profonda e bella”.

C’è poi il comunicato dellaNATOdopo il vertice di Vilniusche non è riuscito a fornire altro che una a vaga promessa sulla futura adesione dell’Ucraina alla Alleanza . Mentre il  giorno successivo, la dichiarazione congiunta di sostegno all’Ucraina dei leader del G7parlava di “impegni e accordi di sicurezza bilaterali a lungo termineper sostenere l’Ucraina.

Ci sono ulteriori segnali che fanno riflettere su un significativo ripensamento della strategia occidentale nei confronti di Kiev. Un articolo sulla rivista Time ha dipinto un quadro delle discussioni all’interno nell’inter  circle di Zelenskyj su quanto sarà difficile vincere la guerra. Mentre la emittente americana  NBCrivelava la crescente pressione occidentale sull’Ucraina affinché prenda in considerazione un accordo di pace con la Russia che implicherebbe almeno alcune concessioni territoriali.

Le garanzie di sicurezza bilaterali – soprattutto da parte di Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia – contribuirebbero in qualche modo ad assicurare all’Ucraina che l’Occidente continuerà a coprirle le spalle, gettando nel dimenticatoio la spinosa questione dell’adesione alla NATO, e rimarrebbe, almeno retoricamente, impegnato nella formula di pace di Zelenskyj che vuole il completo ritorno ai confini pre 2014.

Un simile approccio ancorerebbe più chiaramente l’Ucraina all’Occidente in modi che, rispetto all’adesione alla NATO, la Russia potrebbe anche accettare, ma è un approccio   si basa su una situazione di stallo militare che Mosca e Kiev dovrebbero accettare. Inoltre che nessuna delle due parti dovrebbe mirare ad una vittoria militare evitando offensive e controffensive.

D’altra parte  è passato un anno da quando si sono verificati movimenti significativi sul campo di battaglia con l’offensiva ucraina dell’autunno scorso e sulla linea di contatto si va consolidando senza una iniziativa di pace da parte di terzi che potrebbero cambiare i calcoli dei belligeranti.

Non è un caso che due giorni fa Putinabbia dichiarato che la guerra in Ucraina è una“tragedia”e occorre pensare a come “mettervi fine”. Lo ha detto nel suo intervenendo in videoconferenza al vertice delG20. Ovviamente la Reazione di tutto l’Occidente compresa quella della nostra iperatlantista  presidente Meloni, è sta quella di affermare sdegnosamente “allora ripristinate in Ucraina i confini precedenti all’Invasione”. Semmai la sottigliezza di questa bellicosa risposta è se entro questi confini debba rientrare o meno la Crimea già occupata da Mosca nel 2014.

Ma a questo punto entrano in ballo altri problemi che riguardano i leader, perchè se Putin non ha gran che da temere dalle elezioni in Russia ,Zelnsky ha molto da temere per la sua leadership nel caso di avvio di un processo negoziale, con o senza elezioni in patria.

Contrariamente all’opinione diffusa la partita sull’Ucraina, soprattutto dopo il conflitto Israele con Hamas, non si gioca solo fraWashington e Mosca,ma anche con la Cina. L’incontro fra Biden e il presidente cinese Xi  a San Franciscoha toccato anche i  punti di tensione internazionale fra cui l’Ucraina.

 

Pechino non ha alcun interesse ad un mondo destabilizzato soprattutto ora che deve affrontare una situazione economica difficile e non è detto che le recenti dichiarazioni di Putin, sdegnosamente respinte dall’Occidente, non siano proprio il frutto della “moral suasion”che Xi forse già esercita su Mosca.

aggiornamento crisi russo-ucraina ore 15.01

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